Babygirl, diretto da Halina Reijn, è un film che cerca di esplorare temi complessi come il potere e la pulsione sessuale, ma purtroppo fallisce nel farlo in modo convincente.
La trama si concentra su una potente amministratrice delegata, interpretata da Nicole Kidman (a/n vincitrice della Coppa Volpi a Venezia81 proprio per questa interpretazione), che mette a rischio la sua carriera e la sua famiglia intraprendendo una relazione con un giovane stagista (Harris Dickinson).
Nonostante un cast interessante che include anche Antonio Banderas, nessuno degli attori riesce veramente a brillare. Il vero problema di “Babygirl” è la sua storia, o meglio la mancanza di essa. Il film offre uno spunto narrativo estremamente debole e un intreccio che rasenta la banalità.
Non ci sono evoluzioni significative dei personaggi, che appaiono privi di spessore e complessità. La protagonista interpretata da Nicole Kidman è un esempio lampante di come un personaggio possa essere sfruttato male: la sensualità dell’attrice, esaltata in passato da un genio come Stanley Kubrick, viene qui appiattita da una regia che sembra annoiata e incapace di valorizzare il suo talento. Harris Dickinson, noto per la sua performance in “Triangle of Sadness” di Rubén Östlund, non riesce a esprimere alcuna mimica facciale convincente, rendendo il suo personaggio ancora più insipido.
Dal punto di vista tecnico, il film è carente sotto molti aspetti. Il ritmo è inesistente, privo di quei guizzi narrativi che potrebbero dare mordente alla storia. L’atmosfera cerca di richiamare quella dei film della casa di produzione A24, con un tono molto contemporaneo, ma la qualità tecnica e narrativa non riesce minimamente a reggere il confronto. I dialoghi, spesso imbarazzanti quando non cringe, sembrano quasi una parodia di sé stessi, risultando forzati e poco credibili.
Unica nota positiva è la colonna sonora, che riesce a emergere in alcune scene, come quella in cui Nicole Kidman si trova in discoteca sulle note di “Crush” di Natte Visstick e Yellow Claw.
Tuttavia anche il montaggio lascia a desiderare: ci sono momenti in cui le transizioni tra le scene risultano forzate e poco naturali, come nel caso della sequenza in cui Kidman porta del ghiaccio a Dickinson e Banderas dopo una rissa. Quella che avrebbe potuto essere una scena comica, finisce per risultare maldestra e inefficace.
In definitiva “Babygirl” è un film che delude sotto molti punti di vista. Nonostante le premesse intriganti e un cast di alto livello, la regia e la sceneggiatura non riescono a dare spessore né alla storia né ai personaggi, trasformando quella che poteva essere un’interessante esplorazione di potere e desiderio in un’esperienza cinematografica da dimenticare.
Recensione di Stefano Cazzaro