Nella società odierna, quando si pronuncia la parola manga, la gente tende ad assumere la classica espressione a metà strada tra il diffidente e il condiscendente, propria di uno stato d’animo avvalorato ed accompagnato dall’altrettanto classica frase di rito “alla tua età leggi ancora giornaletti da bambini?”. Per non parlare delle smorfie allibite quando si parla invece di anime, di cui la maggior parte della gente ancora non sa il significato. (n.d.r. Quando ci riferiremo ad anime e manga, intenderemo quella branchia di fumetti e cartoni animati esclusivamente nipponici, anche se in realtà i termini sono usati dai giapponesi per indicare indipendentemente fumetti e cartoni orientali ed occidentali).

Candy e Terence, “Candy Candy”

Eh già, perché al giorno d’oggi ancora non ci siamo liberati dallo stereotipo popolare del cartone animato visto, dalla maggior parte degli adulti di tutte le età, come un intrattenimento sporadico del pomeriggio per i più piccoli, o peggio ancora, come un “contentino” per aver finito i compiti prima di cena (anche se probabilmente quest’ultimo espediente lo utilizzava solo mia madre con me, quand’ero piccola) senza ricordarsi di quando loro stessi, da giovani, dimenticavano la pasta sul fuoco pur di tifare per il tormentato amore di Candy e Terence (Kyandi Kyandi, Candy Candy in Italia, trasmesso a partire dal 1980), o le bistecche sulla griglia mentre combattevano i Meganoidi assieme ad Haran Benjo (Muteki kōjin Daitān 3, Daitarn 3 in Italia, trasmesso a partire dal 1980). Questa idea limitata e bigotta è diventata sempre più forte negli anni, soprattutto dalla fine degli anni ’80 in poi, quando si è scatenata la moda delle varie maghette come Creamy Mami (Mahō no tenshi Creamy Mami , L’Incantevole Creamy in Italia, trasmesso dal 1985), Magical Emi (Mahō no sutā majikaru Emi, Magica Magica Emi in Italia, trasmesso dal 1986) o Yumi Hanazono (Maho no Idol Pastel Yumi, Sandy dai mille colori in Italia, trasmesso dal 1987) per citarne solo alcune, dimenticandosi completamente di tenere in considerazione importanti anime dai toni decisamente più adulti e dai contenuti maturi quali La Regina dei Mille Anni (Shin taketori monogatari: sennen joō, trasmesso per la prima volta in Italia dal 1982), capolavoro fantascientifico targato Leiji Matsumoto o ancora Robotech, che vede messe assieme tre distinti Anime in un’unica grande serie (Chōjikū Yōsai Macross, Fortezza Superdimensionale Macross in Italia, 1982 – Chōjikū kidan Sazan Kurosu, 1984 – Kiko soseiki Mospeada, 1983), Ken il Guerriero (Hokuto no Ken, trasmesso in Italia dal 1984), senza contare Lupin (Rupan Sansei – Part III, in Italia ribattezzato Lupin, l’incorreggibile Lupin, trasmesso dal 1987 in italiano). Si potrebbe andare avanti fino a domani nell’elenco. Ma davvero bisogna ridursi a suddividere questi benedetti cartoni animati in categorie? In limitati sottoinsiemi di un non meglio identificato grande universo di giochi per bambini? Le maghette e i robottoni, quelli con l’armatura e le scolarette.

Arsenio Lupin III e Koichi Zenigata, “Lupin III”

Volete davvero dirmi che i nonni di adesso (e non solo) non si siederebbero sul divano a riguardarsi le avventure di Lamù (Urusei Yatsura, trasmesso in Italia dal 1983)? O a seguire Capitan Harlock a bordo dell’Arcadia (Uchū kaizoku kyaputen Hārokku, trasmesso in Italia a partire dal 1979)? O, perché no, a combattere assieme a Madamigella Oscar e Simone Lorène per la lotta contro l’ingiustizia ai tempi della Rivoluzione Francese (Berusaiyu no bara, Lady Oscar in italiano trasmesso a partire dal 1982 – Ra Senu no Hoshi, Il Tulipano Nero in Italia, trasmesso nel nostro Paese a partire dal 1984)? E ripeto, ne cito solo alcuni perché davvero potrei stare qua giorni interi a scrivere liste su liste.

Capitan Harlock

Suvvia, non vergognamoci ad ammettere di aver avuto una cotta spaventosa per Kyosuke o Madoka di Orange Road (Kimagure Orenji Rōdo, È quasi magia Johnny in Italia, trasmesso dal 1989) o per Nadia di Il Mistero della Pietra Azzurra (Fushigi no umi no Nadia, trasmesso in Italia dal 1991). Se ci guardiamo attorno, il mondo moderno è pieno di riferimenti a soggetti e personaggi di anime e manga, e noi per primi citiamo sketch e battute appartenute ai nostri eroi preferiti. Quanti di voi hanno fatto passare con la mano il famoso corvo di City Hunter, nei momenti imbarazzanti coi vostri amici? Il fatto di catalogare questo grande mercato, sempre più in crescita, è denigratorio e limita le sue enormi potenzialità, ma per fortuna questa grossa nube nera va via via dissipandosi. Lo si può vedere dalla grandissima affluenza alle fiere del fumetto degli ultimi anni, o dall’aumento di Fumetterie nel nostro Paese ed il grande boom del cosplay (neologismo formato dall’unione dalle parole inglesi costume e play ad indicare l’usanza, nata in Giappone a cavallo degli anni ’70 ed ’80, di indossare dei costumi che rappresentano dei personaggi di anime, manga ma anche di cantanti, protagonisti di movies e tv shows) ha senz’altro aiutato la ripresa e la rivalorizzazione di questo fenomeno artistico.

Ryo Saeba, “City Hunter”

In questa breve introduzione al grande mondo di anime e manga, ho citato, di proposito, quasi esclusivamente serie animate e cartacee degli anni antecedenti l’ultima decade del 1900, non perché ritenga che le opere più recenti siano peggiori, ma perché credo che anch’esse derivino da quelle piccole grandi perle che sono state sviluppate in quegli anni lontani e, soprattutto, per cercare di far capire come tutto questo fenomeno non sia da vedere come una cosa “da bambini”, né una moda moderna, perché bene o male, ci siamo finiti tutti dentro in un modo o nell’altro, in un momento della nostra vita passato o presente, coi nostri genitori o con i nostri figli… o, se siamo davvero fortunati, con entrambi.

*tutte le date di trasmissione degli anime sono da intendersi come prima tv in Italia