Benvenuti al secondo appuntamento con la nostra rubrica Horror movies do it better! 

Per rompere il ghiaccio, la “puntata” di oggi è dedicata alla rappresentazione dei fan e del fandom nel cinema horror. 

L’horror, come avevamo già anticipato nel precedente articolo, è il genere che attraverso i suoi cliché narrativi si presta più facilmente alle sperimentazioni e a un’analisi cruda dei mutamenti sociali. Era inevitabile quindi che fosse anche quello che per primo e con meno difficoltà, avrebbe cercato di raccontare i fan e la realtà dei fandom cinematografici e televisivi.

Autori e registi nel creare nuove opere rielaborano e raccontano la loro esperienza da fan ricorrendo a espedienti diversi, dalla semplice riproposizione di un tropo narrativo a vere e proprie citazioni di scene o parti di dialogo (in tal senso Quentin Trantino docet).

In alcuni casi, l’autore può decidere di “bypassare” l’espediente della citazione (che resta una parentesi all’interno di una più ampia narrazione) e inserire direttamente scene o, nei casi più estremi, intere storyline che vedono protagonisti fan.

Vi proponiamo tre esempi di scene che in modo diverso raccontano il fandom sia in senso lato che attraverso vere e proprie operazioni metafandom.

Con il termine metafandom, indichiamo tutte quelle scene o situazioni all’interno dei film e delle serie tv che coinvolgono direttamente il fandom dello stesso.

Ma andiamo con ordine…


Benvenuti a zombieland (Zombieland, 2009)

Gli Stati Uniti sono in ginocchio a causa di un’apocalisse zombie e il giovane Columbus (Jesse Eisenberg), sopravvissuto grazie ad una serie di regole strampalate (ma efficaci), è deciso a raggiungere la sua cittadina natale in Ohio per scoprire se i suoi genitori sono ancora vivi. Lungo il cammino incontrerà e farà amicizia con il redneck Tallahassee (Woody Harrelson) e due irrequiete sorelle, Wichita (Emma Stone) e Little Rock.

Non è propriamente un horror direte, ma in questa zombie comedy c’è una delle scene dedicate ai fan più divertenti di sempre.

Uno dei modi più semplici e immediati di raccontare i fan è quello di mostrarli… insieme ai loro idoli. Ma a volte questo non basta.

Zombieland va oltre, ponendo i suoi protagonisti oltre che nella condizione di far interagire un fan con il suo attore preferito (in una condizione che dire “estrema” non basta a rendere l’idea), anche in quella di poter ricreare alcune scene e situazioni dal film feticcio di turno, rendendo più sottile (ma senza romperla) la barriera che separa realtà e finzione.

Giunti a Hollywood, Tallahassee convince il gruppo a far tappa a casa di Bill Murray, di cui è grandissimo fan. Trovandola apparentemente vuota i ragazzi si ambientano subito e Columbus propone a Little Rock (che non ha idea di chi sia Murray) di vedere insieme a lui Ghotbusters nella sala cinema della villa.

Mentre i due si godono il film, Tallahassee e Wichita incontrano, gironzolando per la casa, il vero Bill Murray.

L’attore è ancora vivo e si mimetizza (molto astutamente!) tra gli zombie con un trucco improvvisato a base di ribes e succo d’uva, <<me l’ha consigliato il mio truccatore prima di essere mangiato>>.

Dopo una scenata degna di ogni vero fan da parte di Tallahassee <<lo so te l’avranno detto tutti, ma tu sei il mio attore preferito ho visto tutti i tuoi film! Sei eccezionale anche nei ruoli drammatici.. >>, Murray si lancia con i due ospiti, aspirapolvere alla mano, in una “rimessa” in scena di Ghostbusters. 

(notate che Bill ha prestato la tuta al suo “fan numero uno”)

Oltre ad essere un momento esilarante (soprattutto per i fan degli acchiappafantasmi!) è bellissimo il contrasto tra questa scena e la successiva, in cui Murray (truccato da zombie) tenterà di spaventare dentro il cinema Columbus e Little Rock. Il ragazzo, credendolo davvero un non-morto, gli sparerà, uccidendolo.


  Scream 4 (2009)

Mi sento di poter dichiarare in tutta tranquillità che Wes Craven è il Re indiscusso del metafandom (e non per nulla le sue opere occupano ben due posizioni… e solo perchè non volevo esagerare).

Craven è l’uomo che progettava gif per tumblr trollando i fan prima che tumblr esistesse,

Scream 2

Scream 4 è un tripudio metafandom con una delle sequenze introduttive più belle degli ultimi anni, dedicata non solo alla (tanto cara a Craven) tematica del rapporto tra opera originale e sequel ma anche a quello, a volte esagerato ma sempre molto… passionale, dei fan con il loro feticcio.

Di questo però, parlerò in un’altra occasione.

La nostra attenzione si focalizza sulla scena della maratona di Stab, organizzata tradizionalmente da un gruppo di fan per “commemorare” l’anniversario della strage.

Chi non è pratico di Scream deve sapere che all’interno della saga la storia della protagonista Sidney Prescott (Neve Campbell) perseguitata dal killer mascherato Ghostface, è soggetto di una serie cinematografica dal titolo Stab. Stab sostanzialmente è Scream. 

Se il secondo capitolo della saga con la Campbell è ambientato durante le riprese di Stab, in Scream 4 apprendiamo che la serie completa è composta da sette film (coincidenza, esattamente come per Nightmare sempre di Craven).

Nel nuovo Scream il Ghostface di turno agisce replicando gli omicidi del primo Stab (e implicitamente quindi di Scream). La cosa viene esplicitamente dichiarata nel film in occasione del ritrovo del gruppo di cineforum.

Una delle caratteristiche principali della saga di Scream e in particolare del quarto capitolo è l’analisi continua che viene fatta dai personaggi di quello che accade in rapporto all’evoluzione del cinema horror e dei sui chilcé.

Nella suddetta scena del cineforum, quando Sideny chiede ai ragazzi chi pensano che sia il killer, i due fan esordiscono dicendo <<un fan della Stab, ovviamente>>, per poi lanciarsi in un’analisi dettagliata della situazione, rapportando i nuovi omicidi a dei “remake” degli originali. Come i remake di film horror seguono nuove regole per distanziarsi rispetto all’originale, anche il killer deve imparare ad evolversi,

<<Ora non ci sono altro che remake, remake di film horror, ci sono ancora delle regole ma sono diverse, l’inaspettato è il nuovo cliché. Devi avere una sequenza iniziale efficace, una regia da video musicale e gli omicidi devono essere molto più estremi. Il pubblico conosce le regole degli originali e l’opposto deve diventare il nuovo standard. Come fai a sopravvivere in un film horror moderno? Il solo modo è essere gay>>

Si tratta di metacinema, questo è ovvio, ma anche di metafandom.

Il fan viene posto tanto in una posizione di critica e analisi personale, quel “pubblico che conosce le regole” (e che implicitamente contribuisce a costruirle) altri non è che il fandom, quanto attiva dal momento che contribuisce alla creazione della storia. Apparentemente, l’unico vero modo per riuscire a decifrare quello che sta succedendo e come le cose andranno a finire, è essere un grande fan del genere.

Ma com’è vero che “il sonno della ragione genera mostri”, il fanatismo più estremo è destinato a portare drammatiche e straordinariamente (volutamente in questo caso) prevedibili conseguenze.

La scena si conclude preannunciando che “l’atto finale”, sarebbe avvenuto probabilmente la sera stessa in occasione della proiezione.

Il cinema (o meglio il fienile adibito a cinema) è gremito di fan vestiti a tema che urlano “stab”, la maratona (alcolica!) inizia e sullo schermo appare la scritta <<un film di Robert Rodriguez>> (ebbene si…). Gli spettatori sono completamente “dentro” al film, commentando entusiasti ogni scena e ripetendo ad alta voce le battute.

La giornalista Gail sistema in giro per la sala alcune telecamere nella speranza di catturare (osservando comoda dalla sua auto) una storia succosa per il suo prossimo libro, accortasi che qualcosa non va però, rientra per controllare che tutto funzioni correttamente.

Quello che segue è una sequenza incredibilmente ben orchestrata in cui noi spettatori, dall’auto, osserviamo attraverso lo schermo Ghostface che attacca Gail, esattamente quando nel film che viene proiettato sta avvenendo la stessa cosa.

https://www.youtube-nocookie.com/watch?v=i6iQa12mLaQ

Parlando di rappresentazione del fandom e dei fan, Scream 4 meriterebbe un articolo interamente dedicato (cosa che probabilmente farò) essendo fra l’altro uno dei primi del genere a dare più ampio spazio alle “quote rosa” della categoria.


Nightmare nuovo incubo (Wes Craven’s New Nightmare , 1994)

E va bene, oggettivamente la scena della maratona in Scream 4 non è inferiore a quanto sto per presentarvi. Però qui c’è Freddy.

Per tutti voi che non conoscete Nightmare,

cercherò di riassumere in brevissimo la storia.

Freddy Krueger è un killer pedofilo che viene bruciato vivo dai genitori di alcune delle sue giovani vittime a Elm Street. Torna “in vita” come mostro degli incubi e inizia a perseguitare i ragazzi assassinandoli brutalmente nei loro sogni (e per estensione nella vita vera), più loro lo temono più lui si rafforza. Questo per sette film.

Ah, ha una particolare predilezione per una certa Nancy.

Nightmare è un cult del genere e Freddy Krueger, interpretato da Robert Englund, al culmine della sua fama era come una rockstar (per alcuni di noi lo è anche ora).

Dalla serie Freddy’s Nightmare

Nightmare 4 – Il non risveglio (1988)

Dei sette film, solo due (il primo e l’ultimo) sono diretti da Wes Craven che è comunque rimasto legato sempre alla saga in qualità di produttore. Alla boa del sesto, era ovvio che ormai la questione era stata sviscerata (letteralmente) fin troppo a fondo e che era giunto il momento di dargli una meritata e degna conclusione.

Craven riprende le redini della sua creatura e fa quello che gli riesce meglio… parla di cinema e (perchè a noi questo interessa) di fan.

Freddy ormai aveva perso ogni sfumatura inquietante e i fan si approcciavano a lui e ai film della serie al pari di una commedia one man showEra necessario uscire dallo schema collaudato e riportare il protagonista alla condizione di… fare paura.

A Nightmare on Elm Street (1984)

Il nuovo Nightmare è ambientato durante le riprese del film stesso e i protagonisti sono il cast tecnico e artistico, che per tanti anni ha lavorato alla serie.

Heather (interprete nella serie di Nancy) riceve delle strane telefonate da un molestatore che ha tutta l’aria di essere… Freddy. Nel frattempo Robert Shayne (produttore della serie) la contatta per proporle un ruolo nel nuovo sequel <<Ma la serie non era chiusa?>>, <<Lo so! Ma Wes è entusiasta, fa di nuovo gli incubi!>>.

La popolarità di Nightmare non cala e i fan richiedono a gran voce il ritorno di Freddy sul grande schermo.

In una delle scene più emblematiche del film, Robert Englund e Heather Langenkamp sono invitati ad un talk show per parlare della saga davanti ad un pubblico a dir poco entusiasta, composto da grandissimi fan vestiti come i personaggi del film (è pieno di piccoli Freddy!) ansiosi di porre le loro domande.

Mentre Heather risponde alle domande dal retro del palco spunta lacerando una tenda… Freddy Krueger! Ovviamente si tratta di Englund truccato, ma l’effetto è comunque straniante.

Englund/Freddy resta benissimo nel personaggio, “salutando” la sua vittima preferita per poi rivolgersi al suo pubblico, ormai in delirio.

Craven ci offre questa (ormai famosa) inquadratura, dalla prospettiva di Heather, che riassume perfettamente il pathos della scena.

Ci troviamo di fronte a qualcosa di inedito dal punto di vista cinematografico. 

Freddy fa un bagno di folla, firma autografi e batte il cinque ai bambini presenti. La struttura metacinematografica del film offre la possibilità di far incontrare ai fan il loro idolo, rendendo una volta per tutte chiara e tangibile la reciproca influenza. 

Come avevamo anticipato, nella saga il personaggio di Freddy subisce una trasformazione che finisce per renderlo quasi una macchietta. Questo avviene allo scopo di compiacere un pubblico che nel corso degli anni ha contribuito a mantenerlo in vita, marchiandolo e adattandolo alle sue esigenze, al punto da privarlo in (grossa) parte della sua carica negativa e “spaventosa”.

Si tratta per l’epoca di un caso limite, ma la lungimiranza di Craven colpisce ancora nel segno e dieci anni dopo il primo film ci mette nella condizione di vedere fino a che punto il fandom, nel bene e nel male, sia riuscito a influenzare l’agire della produzione. 

In una scena di Wes Craven’s New Nightmare, Robert: “credo che [i fan] vorrebbero vederci ancora insieme” , Heather: “In cosa? Una commedia romantica?”

Il rapporto tra fandom e produzione è uno dei campi di studio e ricerca principali della Fan Culture, oggi particolarmente attivo nell’analisi delle dinamiche tra fan e serie tv. Sarebbe interessante tuttavia dedicare maggior spazio allo studio delle grandi saghe horror (di cui Nightmare è uno dei capisaldi), che fin dai loro esordi hanno condiviso con i fan un rapporto molto stretto, al limite dell’osmotico.

Amato e sostenuto da un pubblico di nicchia, <<il mio pubblico è composto da emarginati>> ha dichiarato a più riprese lo stesso Craven, il cinema horror ha imparato prima degli altri a instaurare un dialogo aperto e proficuo con i fan che hanno ricambiato con fedeltà e costanza.


di Susanna Norbiato

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Susanna

Autore "In the end, it doesn’t matter what design we choose because it’s what’s inside the machine that’s brilliant" Joe, Halt and Catch Fire