Infestate, stregate, incantate o semplicemente con una presenza, le case hanno sempre avuto un fascino sulle persone, soprattutto nel panorama horror e soprannaturale – e io, da persona ossessionata dalle case, sono ovviamente qui per parlarvene.
Una casa solitaria su una collina, il vento soffia via le foglie secche dal terreno e d’un tratto le finestre sembrano osservarvi: questa è la fotografia esatta di come molti libri, film o anche videogiochi iniziano e c’è quel delizioso brivido lungo la schiena che sancisce l’inizio della scoperta di un mistero.

I primi due esempi che mi vengono in mente sono Hill House e Allerdale Hall (Crimson Peak), case antiche con una lunga storia che poggia su spalle fatte di mattoni e legno, le cui pareti sono state testimoni silenziosi di molti segreti e spesso di qualche omicidio.
Case grandi e ingombranti, spesso da salvare, così presenti nella trama e nella vita dei protagonisti che emergono dallo sfondo, diventando esse stesse personaggi principali della storia.
Andando un po’ più indietro nel tempo, possiamo anche citare Rose Red, opera spesso dimenticata, ma a mio parere un caposaldo del genere, targata Stephen King (nella mini serie vi sfido a trovare il cameo dello scrittore).
In questo caso la casa non solo è la protagonista, ma diventa “viva”, affamata di sangue ed energia psichica che usa per allargarsi e diventare sempre più grande, “come una metastasi”: da presenza che dovrebbe rassicurare e accogliere, la casa diventa sinistra e ostile.

Ma se invece tornasse ad essere uno bellissimo sfondo, un personaggio silente che ci accoglie e ci conforta? Ecco che quindi abbiamo casa Owens da Practical Magic (Amori e Incantesimi in Italia), popolarissima nella cultura pop, riesce ad avvolgerci in un’atmosfera mistica e stregonesca, fatta di margarita a mezzanotte, pancake a forma di cactus e una splendida serra in cui far crescere piante aromatiche che curano tutto, anche i cuori spezzati.
E, che ci crediate o no, prossimamente avremo anche un sequel di questo magnifico film!
Una casa non è solo orrore o magia, è anche mistero, e Signori, il delitto è servito ce lo mostra benissimo: con i suoi passaggi segreti, una serra inquietante e una soffitta buia e misteriosa, Hill House (si, un’altra Hill House) fa da perfetto sfondo alla storia intricata e misteriosa del film, ovviamente durante una notte con un tremendo temporale.
Non solo i film, ma anche i videogiochi sfruttano benissimo questo trope, dandoci infiniti titoli con cui divertirci – due più recenti però per me spiccano, The 7th guest VR e Blue Prince, tanto diversi quanto accattivanti nel loro genere.

Pur essendo entrambi giochi che utilizzano intricati puzzle da risolvere per fare andare avanti la trama, differiscono notevolmente nelle meccaniche di gioco: The 7th Guest VR (remake del famoso The 7th guest, targato 1994) è il classico gioco dove devi esplorare una casa infestata e scoprire cosa è davvero successo alle ultime persone alloggiate nell’antica magione, mentre Blue Prince ha invece una struttura molto diversa ma ugualmente intrigante.
Il protagonista ha ricevuto in eredità una strana villa e, assieme al testamento, vi è una lista di regole da rispettare per poterla avere: ogni giorno la si può esplorare, trovando nuove stanze (e segreti contenuti in esse), ma arrivati a sera la piantina da noi “creata” si resetterà, obbligandoci quindi ad esplorarla più e più volte per capirne bene la natura.
Si, alla casa piace cambiare.
Se le case potessero parlare, ci saprebbero raccontare cose straordinarie, sorprendenti e spesso raccapriccianti, ecco perché forse ci affascinano così tanto.
E voi, avete una casa infestata che vi intriga?

