<<What makes a story work? Is it the plot, the characters, the text? The subtext? And who gives a story meaning? Is the writer… or you?>>

<<Cosa fa funzionare una storia? La trama, i personaggi, l’argomento trattato? Il sottotesto? E chi da significato alla storia? È l’autore… o sei tu?>> (Supernatural,  ep. 18 st. 9, Metafiction)

 

Il 14 settembre 2005 va in onda negli Stati Uniti Pilot, il primo episodio della serie tv Supernatural nata da un’idea dello showrunner Eric Kripke.

Sam e Dean Winchester sono due giovani fratelli la cui infanzia è segnata dalla prematura e terribile morte della madre Mary misteriosamente assassinata da un demone. Allevati dal padre John come cacciatori di mostri, si spostano nomadi di città in città a bordo di una Impala, seguendo i casi di omicidi che sembrano legati al sovrannaturale. Un giorno però John scompare nel nulla…

In molti all’epoca non si resero conto che era l’inizio di un lungo cammino che nove anni e molti mort… cambiamenti dopo ci trova ancora qui, in attesa di scoprire cosa riserva il futuro ai fratelli Winchester e ai loro compagni di avventure. Alla base del successo di questa serie c’è una ricetta di cui tutti, come per la Nutella, vorrebbero conoscere l’ingrediente segreto.

Parte della forza di Supernatural è il suo essere al contempo un fenomeno popolare e di nicchia. Negli anni è riuscito a raccogliere attorno a sè un vasto numero di fan fedelissimi che aspettano trepidanti di settimana in settimana l’uscita del nuovo episodio, comprano i dvd e il merchandise e seguono gli attori su twitter e alle conventions.

Il panorama televisivo odierno made in USA vede spadroneggiare le megaproduzioni della HBO con stelle hollywoodiane e i “blockbuster” per la tv prodotti dalla FOX, dove la percentuale di fans attivi all’interno del fandom e di spettatori passivi è spesso equivalente. In questo quadro i fratelli Winchester sono, per dirla alla Matrix, un’anomalia del sistema.

Una serie tv dal sapore prepotentemente anni Novanta che grazie ad una chimica speciale è giunta fino a noi, superando le barbare cancellazioni che nella metà della scorsa decade hanno interessato telefilm altrettanto particolari quali (due nomi su tutti) Firefly e Jericho.

Supernatural è riuscita a ritagliarsi uno spazio speciale nel cuore di un fandom diventato sempre più grande e influente, al punto da essere in grado di “tutelare” i suoi protetti anche quando a cavallo tra la sesta e la settima stagione la cancellazione sembrava dietro l’angolo.

Ma quale sarà questo ingrediente segreto?

Una parte del merito va indubbiamente alla scrittura. Anche se negli anni la qualità è stata altalenante (alcuni dicono che sia diminuita, altri che si sia evoluta) è indubbio che la capacità degli autori di saper creare sempre il giusto equilibrio tra registro drammatico e comico, caratteristica che contraddistingue il telefilm fin dalla prima stagione, è indice di indiscutibile professionalità e intelligenza.

   

A questo si unisce la passione per la mescolanza tra i generi che spaziano dall’horror, al fantasy, al western, al noir, con un livello di citazionismo a volte talmente elevato che nemmeno i fan più attenti e colti sono in grado di  cogliere tutti i riferimenti.

Un altro elemento che rende Supernatural una serie di culto è il carisma dei personaggi, protagonisti e non. Jensen Ackles (One Tree Hill, Smallville) e Jared Padaleki (Una mamma per amica), interpreti rispettivamente di Dean e Sam, sono attori prettamente televisivi e poco noti al di fuori della cerchia dei fan del programma. Protagonisti assoluti del telefilm almeno fino alla terza stagione, hanno dato vita a due personaggi iconici della fan culture contemporanea, paragonabili a quello che negli anni Settanta erano Kirk e Spock.

Ma come per l’Enterprise anche “l’equipaggio” di Supernatural nel tempo si è allargato. Se le prime tre stagioni sono strutturate perlopiù da episodi autoconclusivi legati ai casi che i Winchester si trovano man mano a risolvere, a partire dalla quarta stagione avviene la svolta con l’inserimento della componente mistica e la storyline legata agli angeli. In altre parole: arriva Castiel.

Nonostante le difficoltà iniziali di inserimento è Castiel (interpretato dall’attore Misha Collins) il primo in grado di ritagliarsi uno spazio tutto suo accanto ai Winchester (che comunque non perdono il loro status di protagonisti)  e a fare da apripista a un’infornata di nuovi volti che, chi più chi meno, sono sicuramente parte fondamentale della meccanica che ha consentito allo show di rigenerarsi e di sopravvivere nel tempo.

Angeli e Demoni, supportati da una manciata tutt’altro che irrilevante di personaggi umani, diventano i coprotagonisti di Supernatural e valvola di sfogo di un fandom che prende a martellate la quarta parete iniziando a produrre… di tutto.

È qui che arriva il colpo di genio: picconi e martelli vengono offerti per gentile concessione della produzione. A partire da The Monster at the End of This Book (episodio 18 della quarta stagione) la metafiction diventa parte integrante dello show e i fratelli scoprono di essere i protagonisti di una serie di libri che raccontano le loro gesta e sui quali i fan scrivono fanfictions e organizzano conventions (la prima delle quali sarà al centro di The Real Ghostbuster, episodio 9 della quinta stagione).

 

 

L’apice viene raggiunto nell’episodio The French Mistake (15, stagione 6) in cui Dean e Sam vengono catapultati in un mondo parallelo dove Supernatural è… una serie tv! In una scena vediamo Jensen e Jared interpretare Dean e Sam che interpretano Jensen e Jared che interpretano Dean e Sam. Serve dire altro?

Tweet di Misha Collins direttamente dalla sceneggiatura di “The French Mistake”.

Misha, Dean e Sam in “The French Mistake”.

Supernatural abbatte (quasi) tutte le barriere e aggiunge un cucchiaio del suo “ingrediente segreto” creando il primo caso storico di “fandom nel fandom”,  autocelebrandosi e celebrando i fan ai quali vengono dedicati interi episodi.

Anche se non tutti hanno apprezzato l’immagine a tratti stereotipata (ma lo stereotipo non è forse solo una versione accentuata dalla realtà?) con cui gli autori dipingono i fan nello show,  è indubbio che si tratta della prima rappresentazione di un fandom all’interno di una serie tv.

Il ruolo e la figura del fan raggiungono così la consacrazione definitiva, ma non solo. Al fandom viene riconosciuto lo status di partecipante attivo alla realizzazione di Supernatural e non più solo di spettatore passivo del prodotto finito.

<<Quello che spesso non viene compreso>> spiega Mark Sheppard (interprete nello show del demone Crowley) in occasione della seconda edizione della Jus In Bello, la convention europea più popolare dedicata alla serie e organizzata in Italia dall’associazione omonima << ma che è importante che i fan capiscano è che anche noi siamo fan, non esiste un noi e un voi, siamo noi (intesi come totalità) ed è questa la differenza tra la televisione oggi e quello che era vent’anni fa. Oggi la televisione è fatta da noi, persone della nostra generazione con le nostre idee, che hanno letto gli stessi libri e gli stessi fumetti, che hanno visto gli stessi programmi televisivi (…) e il risultato è qualcosa che amiamo perché è costituito da ciò che ci piace, dalle storie a cui siamo interessati>>.

  

Il rapporto tra il fandom e la produzione che ritroviamo in Supernatural (e recentemente anche in altre serie soprattutto inglesi) nasce e si sviluppa naturalmente dal momento in cui gli autori, che sono a loro volta fan, consentono ai fan di diventare autori.

È così che la contaminazione tra il canon e il fanon[1] si fa sempre più forte e ritroviamo i nostri protagonisti a parlare e fare riferimento a cose (<<what’s a slash fan?>> / << cos’è uno slash fan?>>) e situazioni che fino a poco tempo fa magari si trovavano solo sullo schermo del nostro computer o che avevamo letto da qualche parte nella ferma convinzione che nessuno “di quelli che contano” se ne sarebbe mai interessato.

Grazie alle conventions, agli attori sempre attivi on line e attraverso i social network e agli autori disposti a mettersi in gioco, coinvolgendo e facendosi coinvolgere, Supernatural ha garantito la sua sopravvivenza ora e negli anni a venire, diventando un fenomeno culturale al centro delle ricerche degli studiosi di fan culture in tutto il mondo.

Jared e Jensen leggono Fangasm.

Fra le pubblicazioni più interessanti ricordiamo Fangasm: Supernatural fangirls , Fan Phenomena: Supernatural (per il quale hanno contribuito scrivendo alcuni capitoli anche attori e cast tecnico) e l’interessantissimo Fandom at the Crossroads: Celebraion, Shame and Fan/Producer Ralationship di taglio più scientifico, opera delle ricercatrici e docenti universitarie (e fangirls) Lynn Zubernis e Katherine Larsen, profonde conoscitrici della serie e del fandom.

 

La “supernatural family” con alti e bassi, collabora strettamente e combatte affinché lo show possa sempre rinnovarsi all’interno di un sistema che nell’era dei grandi serial ad alto budget, si fa sempre più spietato e chiuso.

È indubbio che negli anni il valore di una simile operazione verrà riconosciuto e imitato, ma per ora a parte qualche eccezione, Supernatural rimane quel gadget raro che molti cercano senza trovare e che altri possiedono senza rendersene conto.

di Susanna

(Cliccate sulle immagini per accedere alla fonte originale!)

[1] Fandom + Canon : idee ed elementi propri della produzione del fandom e che all’interno di esso vengono riconosciute come effettive anche se non lo sono a livello canonico. Un esempio: nel fanon di Supernatural gli angeli hanno ali di colori diversi, Castiel solitamente o nere o blu scuro, Gabrieldorate, Michael bianche ecc… questo anche se l’argomentoa livello canon non è mai stato trattato e fino ad ora delle ali si è vista (letteralmente) solo l’ombra.

Susanna

Autore "In the end, it doesn’t matter what design we choose because it’s what’s inside the machine that’s brilliant" Joe, Halt and Catch Fire

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