Vostro Onore, l’accusa è chiara.
I fan, i cosplayers, quella gente strana che parla per acronimi e hashtag (OTP, #feels, ecc.), sono delle persone infantili, che si rifiutano di crescere e sono per giunta un pericoloso esempio per le generazioni più giovani, che possono pensare che questo sia non solo un modello da imitare, ma anche un traguardo. Che quindi questo effimero comportamento adolescenziale debba perdurare per tutta l’età adulta e un adolescente, con il proprio modo di vivere puerile e irresponsabile, sia già da considerarsi “arrivato”.
Mi permettano i membri della giuria, di intervenire sulla prima accusa: i fan non sono adulti, cresciuti e responsabili.
Signori giurati, “crescere” è imperativo a tutte le età: non dipende da cosa si fa, ma da come si è. Una persona che si rifiuta di crescere, di assumersi le proprie responsabilità e di diventare adulto non lo fa perché è un fanatico delle serie tv, dei videogiochi o del cosplay. Lo fa perché è successo qualcosa a monte (cattiva educazione, problemi in famiglia, a scuola, mancanza di amicizie, ecc.) che l’ha resa un eterno Peter Pan.
Può capitare che questo Peter Pan trovi appassionante il mondo del fandom, piuttosto di altri passatempi: ne risulta che trascorre molto tempo a postare su tumblr, a guardare serie tv o a scrivere fanfictions. Il mondo dei fan, essendo un ambito giovanile (inteso in senso di mente più che di età), è sicuramente attraente e stimolante per una persona simile.
Ma il contrario non ha senso. Non è pensabile che a causa della passione per le serie tv e per tumblr, uno si rifiuti di diventare adulto. Posso chiamare a testimonianza qualsiasi psicologo. Stiamo scambiando una delle possibili conseguenze per la causa.
Sicuramente esistono tra i fan persone che esagerano, come in tutti gli sport, in tutte le passioni. Gli estremi sono sempre poco saggi. Possiamo incontrare fan uomini o donne (sicuramente non la maggioranza) con scarso senso di ciò che reale e ciò che è fittizio, con scarsa interazione sociale al di fuori di internet, con sbalzi umorali molto gravi. Ma credo che troveremo per ognuno di questi una causa per questo comportamento precedente e slegata dal mondo del fandom.
I fan non sono dunque adulti?
Definiamo cosa significhi essere adulto.
Possiamo dire che una persona adulta, secondo la società odierna, dovrebbe essere… per esempio una cassiera di un supermercato che si spacca la schiena ogni giorno per portare il pane in casa, che è maritata, in procinto di avere il primo figlio e con una bella casetta in periferia, con tre piccoli animaletti domestici. Giusto?
Bene, mi è nota giustappunto una persona simile. I suoi passatempi preferiti comprendono il passare ore su tumblr e facebook a commentare le innumerevoli serie tv e film che guarda, quando non sta scrivendo fan-fiction slash. Ma di quelle hardcore. Questo se non deve stirare le t-shirt del marito, il quale è un informatico con una promettente carriera a Milano e possiede solo magliette di TeeFury, è un fanatico di fumetti, serie TV, libri, ecc. Si sono conosciuti a una fiera cosplay.
Vi sembra, membri della giuria, che si possano definire non adulti? Eppure pagano l’affitto, le bollette, portano i furetti dal veterinario, stanno attenti al budget familiare.
Ma facciamo un altro esempio. Parliamo di una laureata in psicologia con 110 e lode, impiegata amministrativa da una decina di anni, impegnata in numerose ricerche di psicologia e sociologia in ambito universitario e non, molto attiva nella sua parrocchia?
O di un’impiegata amministrativa che a 25 anni vive per conto suo, sa cucinare egregiamente ed è un’eccellente padrona di casa?
O di ottime ragazze e ragazzi con la testa sulle spalle che ogni giorno, con la laurea in tasca, si mettono meticolosamente a sfogliare gli annunci per trovare lavoro?
Potrei fare mille altri esempi, ma mi fermo qui. Queste persone vi sembrano “non cresciute”? A me no. Eppure, sono molto, molto più fan di me.
Io infatti, signori giurati, sono una fan “sui generis”: mi annoiano le lunghe discussioni sui particolari di quel dato film o di quell’episodio, non mi interessa ammirare le foto degli attori né seguirli come una stalker sui social media (con dovute eccezioni), mi inquietano i gruppi scatenati di fan che si trovano alle conventions, non parlatemi neanche di slash.
Mi dispiace: sono fan, ma non troppo.
Ma allora perché proprio io sono qui ora davanti a voi a difendere i fan?
Innanzitutto perché l’avvocato non può essere complice degli imputati, e in secondo luogo, perché i fan sanno essere persone meravigliose, creative, geniali, amorevoli, se solo ci si dà la possibilità di guardare oltre.
Ma passiamo alla seconda accusa: i fan sono infantili.
Io direi più adolescenziali. Sicuramente hanno molti comportamenti in comune con i teenagers: emozionarsi spropositatamente per una nuova uscita di una serie che seguono, esprimersi con un linguaggio proprio del gruppo, idolatrare gli attori, scrivere racconti basati su quello che si è visto/letto/giocato, o, ancora, travestirsi come il personaggio preferito, spendere soldi su accessori per nulla utili o funzionali, ecc.
Se ci pensiamo, lo stesso social media prediletto – tumblr – sembra l’evoluzione virtuale del diario in cui un tempo a scuola si attaccavano le copertine adesive del Cioé con l’attore preferito, circondandolo di cuoricini, per poi passare il diario – così abbellito – alle amiche attendendo i loro commenti.
Il fatto è che tutti questi comportamenti non prescindono dall’essere adulto. Perché, come abbiamo visto sopra, persone con mutuo trentennale, bollette, impegnate in attività religiose, con famiglia e figli, che lavorano onestamente… possono esprimersi esattamente così nel tempo libero.
Abbiamo dunque scoperto che esiste una nuova categoria: gli adulti adolescenti.
Ma passiamo, vi prego, alla terza accusa.
Non è bene che gli adulti si comportino come adolescenti, perché offrono un modello sbagliato e fanno intendere ai teenager che non vi è un altro comportamento a cui aspirare: quello che fanno loro va già bene e non deve essere cambiato in futuro, crescendo.
Signori membri della giuria, in primo luogo dubito che cesserà mai il modello di adulto come persona che si assume le proprie responsabilità e si costruisce (o comincia a farlo) le basi per una vita indipendente, visto che i teenager vivono solitamente in famiglie dove i genitori si assumono eccome le loro responsabilità e mandando avanti – come si dice – la baracca. Il modello base rimane assolutamente.
E’ pericoloso che i genitori si comportino come adulti adolescenti? Fintanto che questo non lede al loro preciso dovere di educare bene i figli, non vedo come, signori giurati.
Anzi, mi permetto di sottoineare un fattore importantissimo: gli adulti adolescenti (se così li vogliamo chiamare), sono un ultilissimo, valido modello che comunica un messaggio molto importante: crescere non vuol dire invecchiare.
Crescere è meraviglioso, crescere è necessario, ma non triste, essere adulto non ti trasforma negli Uomini Grigi di Momo, non ti fa sbiadire in un ingrigimento di sfondo, non ti stritola nell’ingranaggio della società.
Essere adulto non vuol dire che invece di andare ai concerti rock si va alla filarmonica, che invece di guardare serie TV si vede Ballarò e che invece di fare cosplay si va a ricamare a punto croce.
Si possono perseguire comunque le passioni che più si amano, anche – se si vuole – in modo infantile ed esagerato.
Quando si smette di emozionarsi per le cose, di fare follie, errori, giochi, assurdità non si diventa adulti. Si diventa vecchi.
Vecchi nell’anima, che è molto peggio di esserlo nel corpo.
Quindi, membri della giuria, il messaggio, il modello che questi imputati stanno trasmettendo alle generazioni più giovani è incredibilmente importante, molto più della mera considerazione comportamentale di cui sono accusati, perché stanno dando una lezione di vita.
Signori giurati, ho terminato, spero di essere stata all’altezza del mio compito di avvocato difensore e di aver parlato al “fanciullino” che – spero – persiste in tutti voi.
-Elena