“Marco”, diretto da Aitor Arregi e Jon Garaño, presentato nella sezione Orizzonti di Venezia81, racconta una storia intrigante e controversa basata su eventi reali: la vita di un uomo che per anni in Spagna ha affermato di essere un sopravvissuto di un campo di concentramento nazista, rivelandosi poi un impostore. Il film esplora con profondità il confine tra verità e finzione, nonché il fragile equilibrio tra l’ego smisurato del protagonista e la sua vulnerabilità.

L’aspetto più affascinante di Marco è il modo in cui manipola la narrazione, utilizzando espedienti che ricordano allo spettatore che si tratta di una ricostruzione cinematografica. L’uso del clapperboard all’inizio del film e l’inserimento dei video originali della presentazione del libro L’impostore di Javier Cercas creano un gioco tra realtà e finzione che rinforza il tema centrale della pellicola.

Tuttavia, nonostante questi accorgimenti interessanti, il film non riesce a sfruttare appieno il suo potenziale narrativo: l’intreccio rimane a tratti didascalico, privo di quella spinta che avrebbe potuto accentuare ulteriormente la complessità del rapporto tra realtà e menzogna.

MARCO - Actor Eduard Fernández (2)
MARCO – Actor Eduard Fernández

Uno dei punti di forza di Marco è senza dubbio lo sviluppo dei personaggi. Il protagonista è un uomo sempre più consumato dal timore di essere smascherato, mentre la sua famiglia e i membri dell’Associazione spagnola delle vittime dell’Olocausto iniziano lentamente a dubitare della sua verità. Eduard Fernández offre una performance straordinaria, incarnando con abilità un uomo ossessionato dal protagonismo, ingrassando 15 kg per il ruolo e rappresentando in modo credibile la sua parabola discendente verso la disillusione.

Nonostante la ricchezza tematica e la profondità dei personaggi, il ritmo del film è uno dei suoi difetti principali. La narrazione è costante, senza particolari variazioni, e l’ultima mezz’ora risente di un calo di tensione, con un finale che tarda ad arrivare, lasciando lo spettatore con una sensazione di disorientamento. Tuttavia l’atmosfera di mistero che circonda il disvelamento della vera identità di Marco è ben costruita, arricchita da un sottile tono comico che stempera la tensione nelle scene più incentrate sulla personalità egocentrica del protagonista.

I dialoghi, ben scritti e a tratti brillanti, riescono a dare profondità ai personaggi e a mantenere viva l’attenzione. La colonna sonora si integra bene con la narrazione, soprattutto nelle scene che riguardano la graduale scoperta del segreto di Marco. Il montaggio è curato, e in alcuni momenti trova soluzioni creative che rafforzano il passaggio tra le dimensioni di realtà e finzione senza mai risultare invasive.

Marco è un film che, pur con qualche incertezza, offre una riflessione complessa e intrigante sul potere della menzogna. Nonostante la narrazione avrebbe potuto osare di più, la pellicola riesce a coinvolgere lo spettatore e a far emergere un’interessante riflessione sul peso delle bugie e sulla complessità dell’identità.

Recensione di Stefano Cazzaro