Lucca is coming.

Se, leggendo questa frase, pensate ai monumenti lucchesi, alle dolci colline toscane e ai cantuccini col vin santo, beh forse è meglio che non proseguiate con la lettura perché non ci siamo proprio. O magari fareste bene a leggere questo articolo perché scoprireste che Lucca non è (solo) una meravigliosa città toscana, ma soprattutto la patria di tutti i cosplayers italiani (ed europei) visto che ogni anno, a cavallo tra ottobre e novembre, la fiera Lucca Comics and Games ospita centinaia di migliaia di visitatori, amanti di fumetti, giochi, ma soprattutto patiti di cosplay. Ovvero: prendi i travestimenti che la gente fa di solito a Carnevale o Halloween, moltiplica l’impegno per 1000, aggiungi una passione esponenziale per il personaggio che si interpreta, sommaci tanta voglia di divertirsi e stare insieme e un pizzico di follia, moltiplicalo per quasi tutti i weekend dell’anno e hai il ritratto del cosplayer.

E visto che manca poco all’edizione 2014 della più grande rassegna italiana del genere* (quest’anno ancora più ricca grazie ad una vera e propria “Revolution” anche negli spazi fieristici), dedichiamo questo spazio ad un approfondimento su questo strano mondo.

Entrambi vicentini, entrambi amanti del cosplay: uno però sta davanti all’obiettivo e uno dietro.
Doppia intervista con il cosplayer Paolo Costa e il fotografo Marco Mambrelli.

 

INTERVISTA A PAOLO COSTA (Kaigan Cosplay, co-amministratore dei Cosplayers Vicentini)

Da quando hai iniziato a fare cosplay e come mai?

Ho iniziato nel 2008 al Lucca Comics&Games di quell’anno. Come mai? Eh, bella domanda! Un mio amico ha avuto l’idea di andare a questa fiera che, sinceramente, non conoscevo. Mi ha detto: “Dai, andiamoci, c’è anche tanta gente che si traveste!”. Io non sapevo nemmeno che cosa fosse il cosplay. Ho risposto: “Vabbè dai, proviamo…”. Poi, alla fine, ho tirato fuori un personaggio che mi piaceva in quel momento – Zell di Final Fantasy VIII – e siamo partiti. E da lì è stato amore a prima vista.

Negli ultimi anni il fenomeno cosplay è cresciuto notevolmente: Lucca Comics and Games registra ogni anno nuovi record di presenze, con un picco nell’edizione 2013 di 380.000 visitatori* e ormai non si contano più le fiere fumetto diffuse in ogni città. Pensi che questo vertiginoso aumento vada a discapito della qualità, sia dell’offerta delle fiere che del livello di cosplay presenti, oppure gli standard rimangano comunque buoni?

Beh un po’ ne risente, perché ci sono tante fiere che saltano fuori ormai praticamente come funghi e quindi si perde qualcosa nella qualità: sono troppe. Penso che al momento il cosplay sia diventato come una moda e allora le persone, siccome c’è un sacco di gente che lo fa, lo fanno anche loro. Comunque tra un po’ di tempo si ritornerà al livello di prima: si perderà in parte questa notorietà ma sarà meglio perché rimarranno quelli che alla fine ci credono di più e quindi la qualità ritornerà come prima. La gente al momento magari non fa cosplay perché sa che cos’è ma perché lo fanno anche gli altri, e pensa: “Ah, basta che mi metto una parrucca così, due stivali così e sono un cosplayer”. Cioè, no. Ci sono tante altre cose che contano.

Creare un cosplay, per quanto facile, richiede una certa abilità e non tutti possono o vogliono improvvisarsi falegnami o sarti o modellatori di materie plastiche: quanto conta per un cosplayer realizzare il proprio costume – o parti di esso – a mano, secondo te?

Ci sono varie scuole di pensiero a riguardo. Ad esempio, c’è chi lo compra perché non ha possibilità o non ha voglia di farlo: comunque, se uno un vestito lo compra ma interpreta bene il personaggio, va benissimo lo stesso. Ci sono poi quelli che si fanno loro i costumi in qualche modo e secondo me c’è molta più soddisfazione a farseli da soli. Magari parti che non sai fare alcune cose. Ci provi. Provi di nuovo. Dopo ti vengono fuori ed è una bella soddisfazione alla fine vedere il risultato e in più ti incentiva a fare meglio la prossima volta. Quindi secondo me farseli da soli dà appunto più soddisfazione, ma comunque dipende da come uno la pensa e dalle possibilità che si hanno.

L’ultimo, grandissimo successo: Paolo come Kuzco in “Le follie dell’imperatore”. Photo by Marco Mambrelli.

Chi compra un cosplay già fatto in tutto per tutto si può definire cosplayer a pieno titolo? Ed è giusto, per te, che partecipi alle gare?

Sì. Se un cosplayer alla fine ci mette la passione, ci mette l’anima nell’interpretare il personaggio, nel migliorarsi, alla fine è comunque un cosplayer, può benissimo partecipare al contest perché comunque ci deve mettere oltre al costume, la parte play, di interpretazione.

Quanto conta l’interpretazione del personaggio che si porta?

Conta per il 50%. Perché ci può essere qualcuno che, appunto, non sa farsi i costumi e li compra ma ha una buona interpretazione. Ci vogliono entrambe le cose, alla fine. Puoi avere un ottimo costume però magari non sai interpretarlo perché non è un personaggio che senti tuo e allora rendi molto meno. Uno invece può avere un buon risultato comprandosi il costume ma facendo una buona interpretazione.

Senza pensarci troppo, qual è il cosplay che hai visto e che ti è rimasto particolarmente impresso per originalità o bravura?

Così, di botto… uhm… Come originalità mi viene in mente uno che ha fatto il cubo di Rubik a Lucca. Sono rimato stupito perché non ci avrei mai pensato: è semplice da fare ma è geniale.

Quali sono gli errori più comuni che compiono i fotografi, secondo te?

Uno degli errori più fastidiosi è quello di fotografare i cosplayer mentre stanno mangiando o riposandosi in un angolino appartato. In realtà questo lo fanno più spesso i fotografi improvvisati (per esempio un visitatore delle fiere che con la sua fotocamera vuole immortalare qualsiasi cosa gli capiti a tiro) e raramente (almeno dalla mia esperienza) i fotografi più seri.
E’ vero che come cosplayer giro per gli eventi e le fiere anche per mostrare il mio lavoro e farmi fotografare, ma è comunque faticoso e dopo un po di tempo ho bisogno di una pausa per mangiare o sedermi un attimo in santa pace. Inoltre in quei momenti di riposo spesso ci togliamo le parti di costume più ingombranti e fastidiose e se in quei momenti qualcuno inizia a farti foto, che cosa ha immortalato? Un cosplay montato a metà e una persona stanca ed accaldata che mangia un panino? I Fotografi più professionali che ho conosciuto, in questi casi, si avvicinano, si presentano e chiedono se possono tornare tra qualche minuto o quando il cosplayer ha finito di riposarsi. Spesso basta semplicemente chiedere con gentilezza.
Altro errore è quello di non lasciare un contatto al cosplayer. un bigliettino da visita o un semplice contatto e-mail sono degli ottimi strumenti per presentarsi e rassicurare il cosplayer facendogli sapere dove finiranno le foto. Poi è utile per tenere i contatti tra le due parti e creare un legame, anche per progetti futuri.

Infine, parlaci un po’ della vostra associazione Cosplayers Vicentini: com’è nata e quali sono i progetti per il futuro?

E’ nata nel 2011. Abbiamo parlato di questa idea una delle prime volte che ci siamo trovati io, Eleonora e gli altri ragazzi che ormai adesso non fanno più parte del gruppo e ci siamo detti: “Beh, perché non facciamo un gruppo per organizzare raduni e fiere qui, nel vicentino?”, perché spesso le facevano o nel veronese o nel padovano e a Vicenza non c’era mai niente.

I Cosplayers Vicentini come Banda Lupin: da sinistra, Daniele come Ispettore Zenigata (attualmente non più nel comitato direttivo), Paolo come Goemon, Michele come Jigen ed Eleonora come Fujiko. Photo by Don Oscarez

Abbiamo provato, abbiamo inventato il nome, con la pagina facebook siamo riusciti ad organizzarci e così è nato il gruppo. Poi, nei vari raduni che abbiamo fatto la gente ha cominciato pian piano a seguirci.
Progetti per il futuro? Beh, c’è Schio Comics dell’anno prossimo, a giugno, e ci stiamo già muovendo ma per quest’anno basta perché è un po’ difficile organizzarsi tra tutti e tre [Eleonora e Michele, gli altri admin del gruppo, vivono a Trento, N.d.R.] e tutti i nostri impegni.

fanheart3 non mancherà a Schio Comics, allora!

INTERVISTA A MARCO MAMBRELLI (fotografo – link al suo album Flickr)

Com’è nata la tua passione per la fotografia e quando hai iniziato ad associarla al cosplay?

La mia passione è nata per caso. Mio padre aveva una Reflex Pentax e già a quei tempi era qualcosa di notevole. Per darti un’idea, per acquistarla aveva speso l’intera tredicesima. Io ho iniziato ad appassionarmi alla fotografia a Jesolo, perché mi piaceva la mia vicina di ombrellone ma non sapevo come approcciarla – ero timido – e allora le chiesi se potevo farle una foto, almeno per ricordo, lei accettò!
A settembre (1989) finché aspettavo il mio turno dal dentista, m’imbattei nella rivista “Fotografare” – era l’unica rivista rimasta sul tavolino della sala d’attesa – e per ingannare l’ansia ho iniziato a leggerla e c’era proprio un articolo interessante sulle basi della fotografia: come inquadrare, la luce, ecc. Così, pian piano ho studiato, messo in pratica e risparmiato i soldi per comprare macchina fotografica, obiettivi e quant’altro.
Tra l’altro, dal 2007 collaboro proprio alla rivista “Fotografare”: scrivo articoli, sono amministratore nel loro forum e giudice nella gara di fotografia.

Per quanto riguarda il cosplay beh, andai a Lucca la prima volta nel 2001: a quel tempo la fiera era molto più piccola e non era pieno di cosplayers come adesso, non era nemmeno in città! Al massimo vedevi gente con la t-shirt del fumetto o serie TV in voga all’epoca. Poi sono mancato alle fiere cosplay per diversi anni fino al 2009, quando sono andato con Francesco [Dalprà, un altro fotografo, N. d. R.] a vedere una mostra dedicata al Giappone, nell’ambito della manifestazione Primavera Giapponese a Vicenza: su un piccolo palco stavano sfilando dei ragazzi in cosplay e ne approfittammo per fotografarli. Poi avvicinammo Eleonora e Cristiana per mostrare loro le foto, conoscerle e farne delle altre e dopo poco si unirono altri due loro amici: Paolo e Mariasole. Passato il momento photoset abbiamo iniziato a parlare e Paolo ci disse che a Montorso ci sarebbe stata un’altra gara cosplay con tanto di gara fotografica in villa, così ci accordammo per trovarci là. La fiera non ebbe che quattro partecipanti, la gara… lasciamo perdere, però noi diventammo amici anche al di fuori dell’ambito foto/cosplay.

Non sarà piaciuta la foto? Marco Mambrelli tenuto in ostaggio da una fortissima guerriera di Skyrim, Valeria (Kanan Cosplay).

Qual è lo scatto del quale sei più orgoglioso?

E’ difficile dirlo. Potrei dirti più facilmente gli scatti del quale non sono orgoglioso! Sono un po’ un perfezionista quindi per me è difficile dire “Oh, questa foto è davvero perfetta!”, capita più spesso che dica: “Oh, qui avrei dovuto fare questo! Come ho fatto a non vedere quello!”

Tu sei presente ormai in quasi tutte le fiere fumetto del triveneto e hai immortalato centinaia di personaggi. Quali sono gli errori più comuni che compiono i cosplayers, secondo te?

Si potrebbero anche dividere tra errori maschili e femminili. Per esempio, per le cosplayers donne un errore è non fare una ceretta. Quando fai una foto, specialmente se sono primi piani, se hai qualche peletto sul viso, a cui normalmente non fai caso perché magari è biondo o chiaro, in foto diventa una trave. Se poi è un ritratto in controluce sembra la barba di Babbo Natale. Quindi, mi dispiace, ma dovete fare la ceretta.
Dopodiché dovete imparare a truccarvi. Già questo per una donna non è facile, ma per una cosplayer è fondamentale. Il trucco non dev’essere troppo e non dev’essere troppo poco. Piuttosto è meglio poco che poi si può ritoccare invece di troppo.
Altri errori comuni sono per esempio il modo in cui si siedono, perché la prima regola, specie per chi ha le gonne, è di portare qualcosa tipo… i mutandoni della nonna sotto, altrimenti si finisce per mostrare le grazie. Per questo ci sono i “fotografi” maniaci in giro, perché le ragazze non hanno capito che se non mettono i pantaloncini alla Bridget Jones è ovvio che vengano assediate.

Per gli uomini un errore tipico e aver paura di usare il trucco o usarlo male! Spesso poi scelgono il personaggio perché fa più figo e ha le armi più belle. Le donne magari lo scelgono perché ha il vestito più bello.
Un errore comune a tutti e due è non studiarsi qualche posa del personaggio. Sei un cosplayer: hai il costume, fai il play, il gioco. Devi fare anche un po’ d’interpretazione. Se ti chiedo “fammi una posa del personaggio”, fammela. Se io ti chiedo “dimmi com’è un po’ il personaggio”, devi sapermelo dire, almeno un pochino, così mi faccio un’idea di cos’ho davanti, perché ovviamente non li conosco tutti. E sì che quando si parla di anime e manga sono molto ferrato, anche finché si tratta di film e telefilm mi reputo abbastanza robusto, ma quando si tratta di videogiochi, mi dispiace, quello è il mio tallone d’Achille, videogiochi nada.

Il cosplay rende ancora meglio se fotografato nell’ambiente giusto e con dei cosplayer attenti a ogni dettaglio: Van Helsing (Marco) e Anna Valerious (Cristiana). Photo by Marco Mambrelli

Qual è la tua opinione di Photoshop? Ne fai uso? Sei contrario?

Ne faccio uso, sarebbe sciocco non utilizzarlo, è uno strumento potentissimo. Bisogna vedere però l’utilizzo che ne fai: io sono dell’opinione che se guardi una persona nella foto e poi la vedi nella realtà, devi riuscire a riconoscerla e chi è immortalato deve poter dire “Sì, sono io”, non restare stupito da come la sua pancia sia sparita.
Per cui uso con molta, molta parsimonia quegli strumenti che permettono di cambiare i lineamenti della persona. E’ rarissimo che li alteri, a meno che non mi renda conto che disgraziatamente ho messo il cosplayer in una posa che lo fa sembrare un trippone quando in realtà, poverino, è magro. Mi diverto molto a fotografare e mi annoia passare il tempo a elaborare le foto a pc, come invece fanno altri. Mi rendo conto che si tratta di scelte e certamente la mia non è tra le più popolari, diciamo che la mia regola è: se perdo più di quattro minuti in photoshop per una foto significa che qualcosa è andato storto prima.

Alcuni fotografi danno le proprie foto solo dietro pagamento. Cosa ne pensi? Potresti esigere un compenso anche tu, in futuro? O rimarrà sempre un hobby?

Fortunatamente, finché ho un lavoro che mi permette di pagare bollette e passioni posso anche farlo gratis, per divertimento. Ammetto che se me la passassi male potrei anche prendere in considerazione la cosa. Se iniziassi a farlo come lavoro però, forse perderei una parte di quel gioco che c’è nel farlo.

C’è un personaggio che ti piace particolarmente o un cosplayer che ammiri e che vorresti poter immortalare?

Devo dire che i personaggi che mi piacciono, bene o male, li ho visti tutti. Ecco, mi piacerebbe vedere tanto quelli di Ritorno al Futuro, non li ho mai visti fatti bene. Quindi sapete che cosplay fare se volete suscitare il mio interesse.

Un esempio di un perfetto connubio tra bellissimo costume e grande interpretazione: Calypso Cosplay come Xena. Photo by Marco Mambrelli.

Infine, tu hai già fatto varie mostre personali alla biblioteca di Sarcedo e di Dueville e al castello degli Ezzelini in occasione della fiera cosplay di Bassano del Grappa: hai progetti di allestire altre mostre in futuro?

La mostra è gratificante a livello personale, però è snervante a livello organizzativo e anche per quanto riguarda il portafoglio: allestire una mostra ha un costo, perché è vero che ti lasciano lo spazio per fare la mostra gratuitamente però la stampa delle foto e il resto è a tuo carico.
Per l’ultima mostra ho stampato qualcosa come un centinaio di foto 20x30cm. Se adesso ne dovessi rifare un’altra non proporrei le stesse foto, le stamperei in un formato più grande… insomma è un impegno e una spesa che al momento non ho intenzione di sostenere.
All’epoca mi ero posto due obiettivi: vedere se le mie foto piacevano anche fuori dall’ambiente cosplay e far conoscere il cosplay nel vicentino. Inoltre, tre anni fa, quando l’ho fatta io, non c’erano mostre di cosplay in giro, ora vedo invece che sta diventando una cosa abbastanza diffusa…

 

Articolo di: Elena

* fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Lucca_Comics_%26_Games

Categorie: Interviste

Elena

Collaboratrice, webmaster, addetta marketing, organizzazione eventi. "Do not go gentle into that good night, Old age should burn and rave at close of day; Rage, rage against the dying of the light." - Dylan Thomas