Noi nerd siamo persone colme di amore.
Gli anerd non ci capiscono (Alpha privativo. Perché sono andata al liceo e lo devo dimostrare. Pappappero), perché il nostro amore è rivolto verso cose e persone non convenzionalmente accettate. Con non convenzionalmente accettate intendo: inesistenti nella realtà.
Ma l’amore nerd è potente.
Da esso generano fan club, convention, Lucca Comics, ordini di restrizione (ma solo per i più fortunati che abitano nella stessa città di Benedict Cumberbacht o David Tennant).
Il nostro amore inonda facebook, tumblr, twitter, blog, forum e ormai quasi tutte le maggiori province d’Italia almeno una volta l’anno.
Soprattutto, il nostro amore costa.
Accipicchia se costa.
L’amore non ha prezzo, vallo a cantare a Sanremo. Se sei nerd, sappi che le tue passioni ti prosciugheranno più lo stipendio che l’anima (anche quella, soprattutto se lo scrittore è Steven Moffat).
Un nerd felice ha il conto in banca di Paris Hilton e di sua sorella messe insieme, tutti gli altri rosicano sul web davanti ai gadget che vorrebbero possedere ma che non avranno mai, a meno di smettere di mangiare, lavarsi ed avere una casa almeno per otto anni.
Chi non ha mai sognato il tostapane di Darth Vader?? Ti tosta il pane con la faccia di Darth Vader di sopra!! E poi tu ci piazzi la marmellata di sopra! SPLAT!

Non capite? Lo anelo.

In realtà, non è solo una questione di gadget.
La nerdità è una religione e come tale necessita di santuari.
E se abiti in una provincia sperduta e abbandonata dagli dei nel Molise, non puoi certo sperare che questi santuari siano dietro il tuo borgo.
Sherlock? Londra.
Harry Potter? Londra e dintorni.
Doctor Who? Cardiff. (Dov’è? Non lo sanno neanche i Cardiffesi. Pare in Galles, ma chi se l’è mai calcolato il Galles??).
Signore degli Anelli? NUOVA ZELANDA.
Star Wars? Posti sperduti negli USA.
Vogliamo parlare del Comicon? A SANDIEGO? No, non ne parliamo. Mi riprendo or ora dallo stress psicologico.

A meno che tu non possegga già di tuo un jet privato, le spese del viaggio le devi sicuramente contare.
E una volta arrivato lì, pensi che ti faranno entrare gratis?
AH! Stolti.
Ti aspettano all’ingresso con un gran sorriso e la siringa pronta per tirarti via una litrata di sangue.
Se ti è andata proprio male, ti fanno l’anestesia e ti tolgono anche un rene. Però tranquillo, con un solo rene puoi ancora sopravvivere, il problema si pone quando vuoi provare ad acquistare qualcosa all’interno … Vabé, c’è pur sempre la dialisi.

Gli anerd questa cosa non la concepiscono. Mentre sono lì che televotano l’Isola dei Famosi indossando la maglia originale ancora sudata del loro calciatore preferito, ci guardano strabiliati. Solo per cinque minuti, perché anche loro hanno dato via tutto il sangue questo mese per comprare tutti i libri di Benedetta Parodi, però lo fanno (ovviamente sto scherzando, siamo tutti amici. Ciao Benedetta).
Mi chiedo cosa direbbero se sapessero che c’è qualcuno che ha intenzione di costruire Minas Tirith in Inghilterra.
No, giuro.

http://www.telegraph.co.uk/film/lord-of-the-rings/minas-tirit-crowdfund/

Non parlo di sogni, ma di solide realtà.
E non sono un gruppo di quindicenni sessualmente repressi che giocano a D&D nel garage della mamma (immagine che i tre quarti degli anerd ha di noi): sono architetti e ingegneri adulti e vaccinati che, probabilmente a causa della crisi nell’edilizia, hanno ben pensato che sarebbe una buona idea raccogliere in crowdfunding (cioè: io chiedo un’offerta libera alle genti e con quella mi finanzio il progetto. In cambio do loro dei regali o dei piccoli privilegi nel progetto stesso. Esattamente come fanno i parcheggiatori abusivi) 2 miliardi di sterline per costruire una replica della famosa Minas Tirith di J.R.R. Tolkien.
Attenzione: non dollari, non euro, STERLINE.
2 MILIARDI. DI STERLINE.
Mi sento un po’ in imbarazzo perché io, l’altra settimana, per scucirne 10 di sterline e comprarmi il Funko (credo si chiami così) del Dodicesimo Dottore, c’ho ponderato almeno una mezzoretta, con mia sorella che mi sbuffava alle calcagna.
Questi ne vogliono 2 miliardi. Divisi per le spese del terreno, dell’attrezzatura e di chissà che altro.
Son tanti, eh. Non dico di no.
L’italiano medio, davanti a questa cifra, viene immediatamente colto dal demone del populismo e comincia a ciarlare delle povere famiglie in difficoltà, Samantha Cristoforetti, i politici, gli immigrati nell’hotel e le ruspe.
Noi, invece, cerchiamo di ragionare.
Lo dicono anche gli stessi organizzatori che è un progetto ambizioso. E vorrei ben vedere.
Ma qual è lo scandalo? Che abbiano chiesto dei soldi alla gente?
Se consideriamo il numero di fan della saga e dividiamo la cifra pro capite, probabilmente il biglietto per il cinema per andare a vedere il film è costato più. Per non parlare degli irriducibili che, giustamente, posseggono anche una o più copie dei libri. In effetti, tutti i film insieme (compreso lo Hobbit) hanno guadagnato cifre simili.
Inoltre, pensiamo forse che le altre attrazioni turistiche (nerd tourism, che bella invenzione) siano costate molto meno?
L’espresso di Hogwarts, Diagon Alley, Doctor Who Experience sono costati molto meno?
Disneyland è costato molto meno?
Ne dubito, ma nessuno ci aveva mai chiesto dei soldi. Non direttamente, almeno.
Ma mettiamo un attimo da parte il trauma cerebrale che coglie normalmente soltanto udendo una cifra del genere.
Parlo a voi, fan del Signore degli Anelli (di cui faccio parte).
Ma parlo anche a voi che l’avete visto almeno una volta senza addormentarvi a metà.
Ripensate per un momento alla scena in cui Aragorn, appena incoronato re di Gondor, si volge ai quattro piccoli hobbit, praticamente invisibili in mezzo alla folla di valorosi soldati, principesse e nobili e dice loro:

«Non inchinatevi a nessuno».

Pensate al brivido – che se siete esseri umani degni di chiamarsi tali avete provato – davanti al Re degli uomini, degli elfi e di chissà che altro, che insieme alla folla si inchinano davanti agli esseri più piccoli e, fino ad allora, insignificanti di tutta la Terra di Mezzo.
Pensate alla rocca di Minas Tirith vista dall’alto.
Pensate di buttarvi come fece Denethor in fiamme…

No, va bene, magari quello non lo pensate.
Sì, lo so, vi sembra comunque un progetto folle e lo penso anche io. Probabilmente non andrà neanche in porto, considerando che nel limite massimo di 60 giorni hanno raccolto ben poco. Ma non provate anche voi il desiderio selvaggio di affacciarvi davanti alla piazza e dire:

«Ora arrivano i giorni del Re. Possano essere benedetti» ?

Tutto ciò, alla modica cifra di 2 miliardi di sterline.
L’amore costa e noi pensiamo in grande.