Parliamo un po’ di cattivi, eh?
Banchettiamo insieme al volto oscuro della nostra anima.
Ve li ricordate i cattivi?
Com’erano belli, loro.
Quelli della Disney? Che classe!
La malvagità allo stato puro, senza un’inutile spiegazione a proposito del loro travagliato passato strappalacrime. I villain! Che non rimangiavano le maledizioni solo perché la mocciosetta di turno nella culla ha le guanciotte rosee (ogni riferimento a persMALEne o coFICENTse è puramente casuale).
Ricordate i bei tempi in cui tutto era più semplice ed il cattivo di turno voleva sedersi e guardare il mondo bruciare, conquistare i sette mari, eliminare una razza, solo perché gli andava?
Erano cattivi e basta e ci hanno fatto crescere con la consapevolezza che le persone cattive e basta esistono, senza piagnistei e supporti psicologici!
Potevano essere molto intelligenti, molto stupidi, delle macchiette ridicole o delle figure oscure di tutto rispetto: denominatori comuni erano certamente il piano egoisticamente malvagio e la propensione a fare una brutta fine in un modo o nell’altro.
Alcuni erano un po’ permalosi (soprattutto nel sesso femminile): mai dimenticarsi di invitarle ad una festa, mai dire «non sei proprio la PIÙ bella, ma diciamo che sei un tipo», oppure «stai invecchiando, tesoro, stacce», o ancora «la pelliccia di dalmata semmai te la compri finta dai cinesi, ora levati».
Non che i maschi fossero più amichevoli: prova a togliere l’eredità ad un maggiordomo francese per darla a dei gatti (che io continuo a sostenere che avesse ragione lui)! O prova a dire che per quanto il vento ululi forte, una montagna non può inchinarsi ad esso: Shan Yu è ancora lì che si gratta la testa.
Non ho niente contro le nuove proposte Disney. Anzi, spesso le ho apprezzate molto, nonostante la mia ormai veneranda età (non la chiamerò maturità, non me la sento). O forse proprio grazie a questa.
Solo, ho come la sensazione che – a parte rare eccezioni, come madre Gothel, buonZeus – non sia più la stessa cosa.
Lo so, ho detto una cosa molto anziana.
Probabilmente sono io che non mi faccio più traumatizzare da un cartone animato o forse questi nuovi cartoni pretendono troppo di giustificare qualsiasi azione malvagia, in modo a volte talmente approfondito che ti ritrovi ad empatizzare più con il villain che con il principe di turno.
Dunque, mi permetto di condurvi in questo nostalgico tuffo nel passato.
Nel mio passato, in effetti.
Ognuno ha i suoi cattivi preferiti: quelli che ancora oggi mettono in soggezione, a disagio, che fanno venire voglia di chiamare la mamma anche a quarant’anni suonati.
Io, che sono cresciuta a pane e Disney (ed una delle due cose doveva essere parecchio calorica e ce l’ho ancora tutta sui fianchi), ho i miei ed ora ve li presento:

TOP 5: DISNEY’S VILLAINS
(Attenzione: classifica ed opinioni che seguono, sono puramente personali).

5. IZMA

Consigliera dell’Imperatore Cuzko/ Imperatrice lei stessa/ nonna brutta di Dracula ne “Le follie dell’Imperatore” (The Emperor’s New Groove), lungometraggio Disney del 2000 (mio dio, sono passati già 16 anni).
Inutile cominciare a parlare di che cosa sia quel film! Il colpo di genio che forse nemmeno la Disney stessa si aspettava di avere in canna, dopo averci devastati a suon di principesse gnocche e principi dalla dubbia sessualità.
Tutto in questo film è perfetto ed il cattivo di turno non è da meno.
Izma si adatta perfettamente al contesto di un film chiaramente ridicolo, le cui citazioni strappano una risata in ogni contesto.
La sua figura di cattivo poco si discosta da quella puramente comica – che è invece del tutto affidata al suo fedele aiutante Kronk, che tanto cattivo poi non è – con il suo laboratorio segreto a due leve, le pozioni magiche ed i piani folli e malvagi:

Ciononostante, riesce comunque a portare dignitosamente la bandiera di villain, persino quando viene trasformata in un gattino fuffoso dalla vocina stridula (spoiler?).

E a proposito di vocina. Cos’è un personaggio animato – ed un villain, in particolare – senza il suo doppiatore?
Dietro una grande Izma, non poteva che esserci un’immensa Anna Marchesini, che presta voce e talento nel doppiaggio italiano (in originale, Eartha Kitt), che farebbe girare la testa a molti cultori della lingua originale.
Anche grazie a lei, Izma si becca il quinto posto… e guarda che ha ucciso per molto meno!!

4. ADE

È proprio il caso di dirlo: OH MIO DIO!!
Da dove comincio?
Il fratellino meno apprezzato del grande trio (Zeus, Poseidone ed Ade, nel caso foste cresciuti in un cratere), Re dell’oltretomba e delle anime (era spietato, era crudele, ineeeesoraaaaabileeeeee…… scusate).
Villain indiscusso di “Hercules” 1997, liberamente (aiutatemi a dire liberamente) tratto dal mito di Ercole (o Eracle, che non so se si incazzano più i greci o i latini).
Va bene, un professore di greco appassionato di mitologia potrebbe avere una crisi epilettica vedendo come gli americani hanno trattato i suoi poveri miti (eh, prova a leggere Percy Jackson) ma comunque, qui non si tratta del film: si tratta di LUI!
Sfido chiunque a non adorarlo e riuscire a rimanere fuori da una clinica psichiatrica per più di cinque minuti.
Per la cronaca: Ade si accendeva i pollici anni prima di BB8:

Anche in questo caso, siamo in bilico verso il personaggio comico, sebbene la stupidità sia del tutto affidata alle spalle comiche: Pena e Panico, due… ehm… diavoletti?… ok, non ho idea di cosa siano, ma sono abbastanza stupidi e funzionano.
Ade è sicuramente uno scalino più in alto rispetto ad Izma, basti il fatto che si tratta di una vera e propria divinità, con annessi poteri e potenzialità… a cui tuttavia si possono spegnere i capelli.

È diabolico, irosoAlzate quei deretani da titani ed arrostite qualche olimpica chiappa!»), sarcasticoEhm, ragazzi: l’Olimpo, è da quella parte») e, come ogni brava divinità, gli piace giocare con le vite dei mortali. A lui più di tutti, è il capo dell’oltretomba!
È del tutto differente dalla figura tetra che la cultura greca si porta dietro – per non parlare della totale assenza dell’amata Persefone -, ma devo dire che sa difendere il proprio ruolo anche nella sua leggerezza, persino nei momenti di più bassa dignità («Prendete lui! Non me, lui! Seguite il dito! LUI! L’idiota col cavallo!»).
Il doppiaggio italiano, è affidato all’inconfondibile voce di Massimo Venturiello (avete mai visto il film di Luciana Littizzetto «Ravanello Pallido»? Eh. Lui) che, almeno per la mia modesta ed inesperta opinione, si è dimostrato pienamente all’altezza. Ammetto però di non averlo mai visto in lingua originale, dunque non potrei dare un giudizio sulla performance di James Woods.
Ade per il quarto posto… «è stato… un incontro… acceso».

3. JAFAR

Il Gran Visir/ Stregone malvagio/ Sultano per cinque minuti/ Genio per due (senza considerare il seguito) di “Aladdin”, classe 1992. E che classe.
Jafar è il primo della lista a fare un passo verso i cosiddetti “cattivi seri“, pur mantenendo dignitosamente un piede verso quelli più leggeri descritti finora.
Devo ammettere, tuttavia, che la scena della sua trasformazione in serpente mi perseguita ancora nei miei incubi peggiori:

Anche lui si accompagna all’immancabile spalla (in questo caso, quasi letteralmente): il pappagallo Iago che, in modo molto differente da Kronk, Pena e Panico, assorbe la comicità in una versione molto meno sciocca, più polemica e sarcastica. In questo modo, lascia a Jafar il suo posto di oscuro stregone… da cui rarissimamente si discosta con un gelido: «Estasiato».

Ciò che ho sempre apprezzato – anche inconsciamente – nella figura di Jafar è il fatto che lui voglia semplicemente il potere.
Non la bella principessa  (sebbene ad un certo punto un pensierino ce lo facciaPerché, comunque, tira più…), neanche la vendetta vera e propria, né il riscatto: vuole il potere e fa di tutto per ottenerlo. Lo vuole addirittura troppo e ne vuole sempre di più e questa sarà ovviamente la sua rovina (spoiler?), ma indubbiamente è ciò che vuole ed è questo che un vero cattivo deve perseguire!
Una fresca ventata di oscurità che fa bene all’anima, dico io.
Doppiatore originale: Massimo Corvo, dignitoso anche lui a mio parere. In originale, Jonathan Freeman.
Jafar, medaglia di bronzo per te… chi va a Roma perde poltrona, Abubù!

2. SCAR

Mentre il podio si riscalda, lui non poteva certamente mancare.
Il grande felino nero sfregiato de “Il Re leone” (The Lion King), 1994.

Mi sono sempre stupita di quanto contrastanti fossero le opinioni del pubblico a proposito di questo cartone animato. Sarà che io l’ho adorato dal primo momento – tanto che potrei recitarlo a memoria ancora oggi – e non riesco proprio a comprendere come faccia a non piacere! Solo i disegni, le musiche… va bene, sto divagando.
Dunque, Scar non ha una vena comica nemmeno a calci.
Almeno, non in quanto tale. È crudelmente sarcastico ma mai – MAI! – buffo. Quel ruolo, se mai, è affidato totalmente alle tre iene. Sarà che Scar deve portare sulle spalle l’enorme fardello dell’Amleto, ma non può proprio permettersi di far ridere.
E se vi scappa un sorriso al «Sono circondato da un branco di idioti», ve lo dimenticate immediatamente dopo, di fronte all’autentica crudeltà di cui è intrisa la brevissima ma quanto mai efficace frase: «Lunga vita al re», un momento prima di lasciar cadere il fratello giù dal dirupo (spoiler?).

È chiaro, il substrato psicologico c’è (e deve esserci, non sto dicendo di no), del fratellino messo in ombra dall’erede al trono (molto simili agli attuali Thor e Loki Marvel), ma non sotto forma di lagnoso piagnisteo, quanto di fredda e spietata indole calcolatrice.
Non potrai mai empatizzare con Scar (soprattutto quando scopri che, in una scena tagliata, ha cercato anche di sedurre Nala… eww), a meno che tu non sia un pazzo Caino megalomane assassino.
Nella sorpresa generale, si scopre che il doppiatore italiano di questo cattivo per antonomasia è Tullio Solenghi (ironicamente, collega di Anna Marchesini nell’indimenticabile trio), che tuttavia lascia sul comodino tutto il suo lato comico con eccezionali risultati.
Nella versione originale, è doppiato soltanto da Jeremy Irons… che tuttavia fu costretto a farsi sostituire per problemi di voce, per l’interpretazione di «Be prepared» (Sarò re). Solenghi, invece, è riuscito perfettamente a fare entrambe le cose… AH! AH!!
Insomma, per un triste tiro del destino, Scar finisce al secondo posto anche in questa classifica. Ma lui non si dispera perché… sarà reeeee!

1. FROLLO

Mi spiace per Ursula, Mangiafuoco, Grimilde, Capitan Uncino e tutto il resto del teatrino ma, per quanto mi riguarda, sul podio del vincitore non poteva esserci che lui.
Claude Frollo: Giudice intransigente/ Gran comando-tutto-io del Palazzo di Giustizia di Parigi ne “Il Gobbo di Notre Dame” (The Hunchback of Notre Dame), 1996.
Anche questo, LIBERAMENTE ispirato al romanzo di Victor Hugo «Notre Dame de Paris»… e meno male! Non voglio nemmeno immaginare la generazione di depressi e tendenti al suicidio che ne sarebbe scaturita altrimenti. Per carità, scritto mille volte meglio di come potrei fare io anche se impiegassi cento anni però… su con la vita!
A volerci fare caso, l’unica pacca sulle spalle dell’autore è stata chiamare i due gargoyles Victor e Hugo. Fine della collaborazione.
Ma parliamo di lui.
Perché l’ho messo a sorpresa al primo posto? Ve lo spiego subito, e con gran gaudio.
Lui, l’ho già detto più volte, è il mio trauma infantile per eccellenza.
Se Scar poteva ancora avere un barlume, non dico comico, ma almeno da sorriso, Frollo ha preso a frustate il proprio quando era piccolo.
Non ha nulla a che vedere con la controparte del romanzo, che a differenza sua conserva ancora molti lati umani, pur rimanendo un antagonista. Nel romanzo, Frollo era l’arcidiacono della cattedrale, ma difficilmente la Disney si sarebbe mai permessa di utilizzare una figura del genere come cattivo in un film per bambini, soprattutto la sua… ehm… propensione verso… le belle fanciulle?

A dire la verità, la Disney è riuscita a fare anche di peggio.
Frollo non è un cattivo come gli altri. Intanto, non ha accanto alcun tipo di spalla od aiutante. Sta in piedi perfettamente da solo e, nel caso di un cattivo, questo lascia molto pensare alla vena di malvagità intrinseca in un’unica persona.
Non è per la conquista del mondo, del regno, dei sette mari.
Non è un ladro, non è un emarginato, né il classico figlio cadetto.
Frollo è un Giudice.
È un’istituzione di Parigi. Ha il suo scranno personale alla festa dei folli (per motivi che tuttora mi sfuggono). Non fa parte dei cattivi telefonati, con la cicatrice in faccia. È chiaramente di nobili origini, elegante e ti schifa parecchio, a priori. Plebeo che non sei altro.

Essendo un Giudice, a lui è affidato – appunto – il compito di decidere tra giusto e sbagliato.
Giudicare e, dunque, punire. Probabilmente è questo l’aspetto più inquietante.
Non è come Scar, Ade o qualunque altro cattivo che venga facilmente in mente, ben consapevoli che le proprie azioni avranno nefaste conseguenze sugli altri, ma a cui non importa una cippalippa pur di raggiungere uno scopo
Anche Frollo ha la stessa indole spietata, con la differenza che lui è fermamente convinto di essere nel giusto. Semplicemente perché lui non può sbagliare.
Timoroso del giudizio di nessuno fuorché quello divino, in maniera oserei dire patologica, dire che è bigotto sarebbe un eufemismo talmente sproporzionato da fare provincia indipendente.
Come dimenticare le sue stesse parole:
«Beata Maria, lo sai che son più puro io di tutta questa plebe intorno a me». («Beata Maria, you know I’m so much purer than the common, vulgar, weak, licentious crowd» in originale).
Vi ricordo, inoltre, che muore citando a memoria un passo della Bibbia (spoiler?).

Insomma, qualcosa a metà tra la bestemmia ed il fondamentalismo.

Frollo ce l’ha con gli zingari.
Nel senso che secondo lui, sono loro il male del mondo.
Vi ricorda qualcuno? No, nessuno. Perché Frollo ci credeva veramente, mentre altri lo dicono solo per acchiappare qualche voto.
Insomma, se Scar è stato definito di ispirazione nazista solo per un’innocua marcia delle iene, lui che cosa dovrebbe essere?
E giusto perché così non era già abbastanza inquietante, questa immagine di purezza per decisione divina, viene vagamente sporcata dalla LEGGERA ipocrisia dei suoi atteggiamenti, che solo Frollo stesso pare non cogliere.
Perché si sa, la carne è debole, Esmeralda non è niente male ed un pensierino – evidentemente non essendo ancora in andropausa – Frollo ce lo fa eccome.
Anche più di un pensierino, visto che comincia ad abbracciare gli sbuffi del fumo dal camino.

Frollo è molto combattuto da questa sua… ehm… pulsione?
Esmeralda è pur sempre una zingara, tutto ciò che egli odia e disprezza, ma è tuttavia attratto in maniera decisamente esplicita:

Esmeralda: «Che cosa state facendo?».
Frollo: «Stavo immaginando una corda attorno a questo bellissimo collo».
Esmeralda: «So che cosa immaginavate!».

E lo sappiamo anche noi, brighella!

(Tra l’altro: vi prego di non andare su Deviantart a vedere le fanart. Lo dico per voi).

 

 

 

 

Insomma, continua a considerarlo un pensiero profondamente impuro, una stregoneria, tanto da arrivare a pregare la Vergine di distruggerla… oppure…

Lo stesso motivo per cui, all’inizio del film, decide di risparmiare la vita del neonato Quasimodo, non è la pietà (che è invece ciò che muove il Frollo del romanzo), quanto il timore del giudizio divino che lo guarda attraverso gli occhi della cattedrale; insieme alla convinzione che per lui, la Provvidenza, troverà un’utilità anche per quell’empio demone… che non era nient’altro che un bambino.
Insomma, in questo film, la Disney ci mostra un cattivo molto più complesso, ed in un certo senso, molto più reale: di folli spinti da giuste motivazioni, è pieno il mondo. Il problema si presenta quando cominciano a raccogliere seguaci disposti a dar loro ragione.
Tutto di Claude Frollo è perfetto per il ruolo: i tratti spigolosi e dettagliati della sua figura (ispirata all’aspetto di Cedric Hardwicke, che interpretò un inquietante Frollo nel Notre Dame del 1939), fino alla sua voce.
Tony Jay per il doppiaggio originale ed Eros Pagni per quello italiano, sia per i dialoghi che per il canto.
Mio dio, che cosa non è quella voce.
È così incollata all’immagine di Frollo nel mio subconscio che, nonostante adesso sia il doppiatore del maestro Shifu in Kung Fu Panda, mi fa sentire ancora a disagio.
Questa perfezione è stata costruita appositamente per fare paura e ci riesce perfettamente, se non fisicamente, di certo psicologicamente. Perché è terrificante anche solo pensare che esistano davvero persone come Frollo e che possano occupare posti di potere, esattamente come lui.

Caro Claude, complimenti: hai vinto tutto!

che tutti gli altri marciscano nella loro tomba d’acqua!

«Ma ecco un quesito,
scoprite chi è
il vero mostro a Notre Dame:
chi è brutto dentro
o chi è brutto a veder?».

 

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