Buongiorno fanheartiani! Come tutti ben sanno oggi, 8 marzo, si festeggiano le fangirl donne.

Donne, croce e delizia dei fanboy uomini di tutto il mondo, quelle che ti fanno dannare ma senza le quali non potresti vivere (chiedetelo ai produttori Marvel che dal primo Iron Man ogni giorno accendono un cero a Tumblr pregando che il culo di Chris Evas non li abbandoni mai).

Ci siamo interrogate a lungo su quale fosse il modo migliore per rendere tributo alla gloriosa quota rosa che brulica e si nutre di speranza in questo universo (e anche in tutti quelli paralleli) e della quale facciamo orgogliosamente parte.

La prima, ovvia, conclusione è stata fare una classifica dei “5 personaggi femminili più badass”. Poi però ci siamo guardate, con i nostri capelli arruffati e gli occhialini e ci siamo dette che insomma, la Vedova Nera è favolosa e tutto (ho dubitato spesso della mia eterosessualità in sua presenza) però forse era meglio concentrarsi di più.

Negli ultimi tempi (dove con “ultimi tempi” intendo ultimo secolo) si è molto parlato di parità di diritti tra i sessi, di quote rosa, rosse gialle a pois. Insomma, del fatto che a volte vorremmo non tanto che si parlasse di femminismo o maschilismo quanto di “umanismo” (c’è un termine vero per indicarlo? l’ignoranza galoppa…).

In un mondo (In a world…) in cui a tutti sembra che il monopolio delle cose sia in mano al maschio caucasico eterosessuale medio (se poi sia davvero così, quello è tutto un altro paio di maniche!) alla boa di un piovoso martedì pomeriggio arriviamo noi a dirvi che NON TUTTO è PERDUTO. Che esistono mondi fantastici (?) in cui uomini bianchi, neri, gialli, arcobaleno, dividono la scena con donne bianche, nere, gialle e financo zombie!

Seguiteci diletti, in un viaggio alla scoperta dei 5 show più “gender equality” che ci sono venuti in mente della storia.


5) How I met your mother

Direte, vi piace vincere facile. How I met your mother oltre ad essere probabilmente uno degli show più famosi e apprezzati in tutto il mondo, è anche uno dei pochi nel suo genere in cui si evince una quasi assoluta parità di importanza tra protagonisti maschili e femminili.

Ted, Robin, Barney, Lily e Marshall, sono cinque personaggi complessi, dalle personalità perfettamente definite, che mutano e si sviluppano nel corso delle nove stagioni soprattutto in rapporto alle dinamiche relazionali che vengono affrontate all’interno del gruppo.

Dinamiche quindi si nei rapporti tra sessi, ma anche e soprattutto tra esseri umani canadesi e americani, amici, amanti, colleghi… persone, insomma.

Una cosa bella, una cosa che vorremmo vedere più spesso.


4) LOST

Serie che ormai possiamo definire storica, sia per datazione che per l’importanza che ha ricoperto nel panorama televisivo internazionale, Lost tra i suoi tanti pregi vanta uno dei cast corali più attenti al “gender equality” di sempre.

Tanto sul volo Oceanic quanto in giro per l’Isola, il destino si era premurato di spargere un’interessante e variegata rappresentanza umana, non solo in termini di razza e sesso, ma anche sul piano dell’appartenenza sociale e generazionale. Un “purgatorio” che non fa differenze per nessuno e dove i diversi caratteri dei personaggi emergono nel corso della storia con totale imparzialità, rivelando una volta per tutte come alla fine, calati anche nei contesti più estremi, “gli uomini e le donne sono uguali” (citazione colta di Cremonini).


3) Downton Abbey

Calmi, calmi, calmi.
Vi ho visti inarcare aristocraticamente il sopracciglio davanti a questo titolo.
Che ci azzecca Downton Abbey – serie TV inglese ambientata a cavallo del primo dopoguerra – con la parità dei sessi, di cui si comincerà anche solo a parlare parecchi anni dopo?
Bravi. Se lo stanno chiedendo tutti in sala.

Ma non fatevi ingannare dalle apparenze: da qualche parte si deve pur partire.
Eventi come la Grande Guerra, non possono che trascinarsi dietro le conseguenze.
Soprattutto sui sopravvissuti.
Soprattutto sui giovani sopravvissuti.
Come se la miccia di tale catastrofico evento, avesse improvvisamente illuminato la coscienza degli appartenenti alla famiglia Crawley.
Con calma eh. In modo lento ma costante nel corso degli eventi ed in modo differente tra i vari personaggi, in particolare le tre giovani sorelle.
Ciò che accade è che si accorgono di essere perfettamente in grado di sollevare autonomamente un cucchiaio e di portarselo alla bocca, senza dover ricorrere all’ausilio di quindici domestici e, partendo da questa sensazionale scoperta, cominciano a farsi delle domande sul proprio ruolo, sulle proprie capacità e potenzialità. L’assenza degli uomini per la guerra, dà loro modo, in un certo senso, di saggiare le proprie forze, di modo che, alla fine del contrasto, non torneranno sicuramente al ruolo che avevano lasciato.
Per non parlare del contrasto – che si risolve nel celebre rapporto odio-amore – tra la conservatrice Violet (Maggie Smith) e la più volitiva ed attiva Isobel (Penelope Wilton).
Ma sono forse le figure maschili a sorprenderci di più.
Non so quanto storicamente fedele si debba considerare tutto questo calderone, ma forse non è questo il punto: gli uomini coinvolti nella storia, per quanto recalcitranti, dubbiosi e stupiti possano sembrare all’inizio di fronte ai nuovi atteggiamenti delle donne, si trovano sempre pronti perlomeno ad imparare ad accettare questo cambiamento e a guardarne gli ovvi risultati positivi.
In poche parole, a cambiare idea. Che è una cosa bellissima e spesso molto sottovalutata.
Il messaggio importante che secondo me si deve trarre da ciò è che, nelle proprie lotte quotidiani grandi o piccole, è sbagliato considerare a priori l’altro come un nemico. Spesso è la cultura, l’ostacolo contro cui bisogna lottare, molto più che le persone e le persone possono essere guidate, oltre che combattute.
D’altra parte, la tendenza della cultura e della società è sempre stata e sarà sempre il cambiamento, che piaccia o meno.
Chi prova a rallentarlo, pagherà il prezzo della storia.

2) Criminal Minds

Parlando di parità di genere, non si può ignorare uno dei crime show che fa implicitamente della parità di genere la sua bandiera. Oltre ed essere una delle serie tv più longeve, con le sue undici stagioni all’attivo (e la conferma di una dodicesima), la sua squadra è composta da una varietà di personaggi maschili e femminili parimenti interessanti e amati dai fan.

A onor del vero, bisogna ammetterlo, la categoria dei crime è forse quella che negli anni si è dimostrata in questo senso la più attenta (basti pensare ad NCIS e Senza Traccia), al punto che spesso è stato fatto presente agli autori che nella realtà federale, in cui questi show sono ambientati, invece la preponderanza maschile è netta.

Rispetto a serie analoghe, Criminal Minds tuttavia ha sempre avuto quella marcia in più, che gli ha consentito negli anni di sopravvivere senza perdere credibilità, con una fanbase molto attiva e agguerrita. Questo dipende probabilmente dalla cura e definizione con cui vengono scritti e sviluppati i personaggi, la cui vita privata nel tempo viene esplorata ma senza che prenda mai il sopravvento sulle indagini che rimangono il cuore pulsante delle vicende.


1)The Walking Dead

Una delle serie di maggior successo degli ultimi anni, nonostante i suoi alti e bassi, arrivata alla sesta stagione ci presenta un gruppo composto da uomini e donne estremamente variegato.

Come nel caso di Lost, il particolare contesto in cui è ambientata sicuramente favorisce la mescolanza non solo di sesso e razziale, ma anche sociale, che in altre situazioni sarebbe sicuramente molto più difficile da ricreare in modo così credibile ed efficace.

Scostandoci un attimo da uno stretto discorso di genere, The Walking Dead rappresenta un po’ la rivalsa dell’emarginato, che in una società dove ogni comodità e divisione di classe viene a mancare, trova il suo spazio per emergere e crescere. Non a caso alcuni dei più amati tra i protagonisti dello show (basti pensare a Daryl, ex ladruncolo e “redneck” e Carol, donna segnata da una vita di abusi e sottomissione al marito), si presentano inizialmente come degli emarginati che nel corso della storia, riescono a modificare radicalmente la propria vita in meglio, integrandosi quasi perfettamente nella nuova società creata, nonostante l’orrore della realtà quotidiana che li circonda.

Una dinamica interessante, che sarebbe bello esplorare anche in un articolo interamente dedicato.


di Susanna (con la collaborazione di Paola nella parte dedicata a Dowton Abbey)

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Susanna

Autore "In the end, it doesn’t matter what design we choose because it’s what’s inside the machine that’s brilliant" Joe, Halt and Catch Fire