Ringraziamo Francesca per questo prezioso contributo. Un articolo che ripercorre in parallelo le vite di due dei più famosi e ambiti attori del momento.

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Hanno molte cose in comune e sono differenti su quasi tutto. Si contendono lo stesso tipo di ruoli a un lato dell’Atlantico e anche all’altro ma sono anche profondamente amici. Benedict (Timothy Caltron) Cumberbatch, classe 1976, e Thomas William “Tom” Hiddleston, 1981, soprattutto, sono inglesi. British. Fino all’ultima cellula. E anche se una certa fetta della popolazione mondiale stenta a riconoscerli e a chiamarli con i loro nomi altisonanti, riuscendo a indicarli quando va bene come “Loki” e “Il tizio con quella faccia strana che fa Sherlock Holmes”, sono due degli attori più promettenti al momento sulla scena internazionale e due talenti che, dopo tanta gavetta, le grandi case di produzione al momento si contendono.

Strano caso, nonostante i cinque anni di differenza, sono esplosi alla fama globale nello stesso periodo pur per ragioni diversissime, e per puro caso subito dopo aver girato quello che per ora è l’unico film che li vede coinvolti entrambi: War Horse di Steven Spielberg – in cui condividono sì e no quindici minuti sullo schermo, assieme. Da quel momento simbolico, sperimentano due vere e proprie vite parallele professionali.

Un neonato Benedict con i genitori.

Benedict, figlio “quasi unico” di due attori – la madre, Wanda Wentham, nota per aver recitato da giovane nella serie di fantascienza UFO, ha avuto una figlia da una precedente relazione molti anni prima di conoscere Cumberbatch senior – non ha però avuto esattamente la vita spianata a livello professionale: i genitori infatti desideravano che il figlio intraprendesse una carriera più”solida” come quella di medico o avvocato. Benedict frequenta scuole e college prestigiosi ma sviluppa presto una vocazione e un talento per la recitazione che diventa la sua personale scommessa con la famiglia.

Tom ai tempi della scuola.

Tom è figlio di un self-made-man nel campo della farmaceutica e di una manager teatrale, da cui molto probabilmente origina l’avvicinamento dei figli alla recitazione. Ha una sorella maggiore e una sorella minore anche lei attrice, con cui ha dovuto affrontare la precoce separazione dei genitori. Anche nel suo caso, la recitazione è stata una scelta facilitata dall’ambiente ma anche una sfida personale. Evidentemente, nessun genitore fa i salti di gioia quando il figlio comunica di voler diventare attore…

Entrambi i giovani intraprendono studi di tipo umanistico e parallelamente serie accademie di recitazione. Cominciano a lavorare a teatro, al cinema e in televisione. Benedict mette su una nutrita filmografia, Tom a posteriori parlerà di tante porte sbattute in faccia (con che cuore? Mah). Nell’estate del 2011, sono ancora nomi in parte sconosciuti al grande pubblico, al punto che Benedict circolerà indisturbato per il Lido di Venezia durante il Festival del Cinema senza che la buona parte delle sue future fan italiane se ne avvedano particolarmente. (Nota tecnica della redattrice Susanna: FRA, SEI UN MOSTRO!!!).

In modi diversi, è la televisione a permettere a entrambi il grande salto di qualità e, altro tratto che si può riscontrare in comune, è la letteratura a metterci pesantemente lo zampino. Nel caso di Benedict è sul piccolo schermo che trova nel 2010 il ruolo larger than life: stiamo parlando ovviamente del personaggio inventato da sir Arthur Conan Doyle, l’investigatore Sherlock Holmes, nel primo adattamento ad ambientazione contemporanea firmato BBC, Sherlock. Ricci neri, cappottone e sciarpa azzurra, Benedict crea un personaggio altro da sé e iconico che, a suo modo, incarna molto bene il canone di Doyle di un soggetto geniale, problematico, ma fondamentalmente un “supereroe dell’intelletto” che con l’intelletto tutto può.

Benedict Cumberbatch e Martin Freeman in un’immagine promozionale di “Sherlock”.

Nemmeno gli autori Steven Moffat e Mark Gatiss potevano immaginare il successo straordinario di questa serie, tanto che venne strutturata a tre episodi per stagione contro i sei auspicati inizialmente. Sherlock su ogni altro aspetto ha il merito di essere la perfetta mediazione tra una serie intelligente e raffinata con elementi moderni e molto pop (in a british way), riuscendo a tenersi fedele ai romanzi e racconti Doyle proprio nell’atto di tradirli – noto il caso dell’episodio pilota in cui cambia il colore caratterizzante la storia e il significato di Rache viene del tutto invertito.

Benedict non ha nemmeno dovuto sostenere un regolare provino per la parte poiché i due autori lo hanno ritenuto perfetto fin da subito, dopo averlo amato nel film Espiazione (il ruolo in assoluto più amabile di Ben: nel film infatti interpreta un pedofilo e stupratore che per giunta non esita a far marcire in galera un innocente al suo posto. Questo dà il polso della mente singolare di Moffat e Gatiss…). Ironico, oggi, pensare che la BBC fosse contraria alla scelta degli autori, non ritenendo Benedict abbastanza attraente per catturare pubblico.

Più lungimiranza di così ce l’hanno avuta solo le case editrici che rifiutarono Harry Potter.

La serie e i personaggi diventano di culto e in particolare Benedict e Martin Freeman, che interpreta Watson, assurgono al rango di star – e li ritroviamo nel giro di pochi anni entrambi nella trilogia de Lo Hobbit come new entries principali del cast. Di recente, Benedict ha vinto un Emmy per il suo ruolo in Sherlock mostrando quanto persino negli USA, che sfornano ogni giorno ottimi telefilm, la serie sia apprezzata e famosa al punto da accaparrarsi premi squisitamente di solito destinati alle loro produzioni nazionali.

Anche la fortuna di Tom Hiddleston nasce da una serie tv, ma più indirettamente. Nel 2008 viene scritturato per il telefilm Wallander, un adattamento inglese dei romanzi crime svedesi di Henning Mankell dedicati alle indagini di un commissario di polizia. Nello sceneggiato inglese, il ruolo di Wallander è ricoperto da nientemeno che Kenneth Branagh, e Tom ottiene la parte secondaria di Magnus Martinsonn, il giovane aiutante del commissario. Fino a questo punto, Tom ha collezionato una serie di ruoli da “bravo ragazzo” – o almeno da uno che presenteresti volentieri alla mamma – ruoli in cui in genere sfoggia un look contraddistintivo del primo periodo della sua carriera: una capigliatura ribelle, bionda e riccia. Wallander non fa eccezione.

Tom Hiddleston e Kenneth Branagh in un’immagine tratta da “Wallander”.

Perché questo ruolo è decisivo? Perché il destino si mette in mezzo e succede qualcosa di imprevedibile: Kenneth Branagh, il più improbabile dei registi, viene scritturato a Hollywood nel 2010 per girare il film Thor della saga Marvel. Tom, che ha deciso in quel periodo di regalarsi un biglietto aereo per Los Angeles e provare a sostenere un po’ di provini in America, si scontra con molte difficoltà: le produzioni hollywoodiane grandi o piccole che siano non lo conoscono ancora e non vogliono scommettere su di lui. Così ripone tutte le sue speranze e impegno (mette su parecchia massa muscolare apposta) sul provino per Thor forte di due vantaggi: la Marvel è interessata a volti giovani e abbastanza nuovi e, soprattutto, Kenneth Branagh conosce già il lavoro di Tom. Condividono entrambi l’enorme passione per l’opera shakespeariana e Kenneth sembra credere già molto in lui e più propenso di altri a dargli una chance. Tom fa il provino per la parte del protagonista ma il regista decide da subito che il ruoloazzeccato per Tom è quello più complesso del fratello-nemico Loki: mingherlino, capelli neri e lisci, machiavellico, rancoroso, invidioso del fratello, in bilico tra il bisogno d’amore e approvazione e la sete di potere.

Loki (Tom Hiddleston).

Il resto è storia e la fortuna comincia a girare a favore di Tom: il presidente della Marvel Kevin Feige prende la decisione che a Tom cambierà definitivamentela vita, ovvero quella di impiegare Loki anche come villain del film di punta della casa Avengers, oggi terzo maggiore incasso mondiale dopo Avatar e Titanic di James Cameron, visibilità impensabile per un attore che fino a poco prima faticava anche solo a farsi prendere in considerazione. L’intuizione geniale del regista di Avengers Joss Whedon, già avvezzo allo stile meta-filmico, è quella di trasformare il tormentato personaggio di stampo shakespeariano delineato da Kenneth per Loki, in un cattivo potente ma vulnerabile, un po’ sfasato nell’ambientazione terrestre e a tratti whoobie (avete presente Will Coyote? Ecco), quindi un villain involontariamente autoironico. Accade l’imprevedibile e Loki attira le simpatie del grande pubblico praticamente al pari del gruppo di supereroi che è votato a combattere. Il personaggio diventa cult e totalmente altro da Tom, come se vivesse di vita propria.

A cavallo – letteralmente – di questo confine invisibile tra l’anonimato e la fama, sia Benedict sia Tom vengono scritturati da Steven Spielberg per il film War Horse. Pochi minuti in scena per entrambi, quasi in contemporanea, buona parte dei quali in divisa e in sella. Apprendiamo dalle interviste che i due attori si conoscono e stimano da tempo e che sono addirittura vicini di casa, ma questo film indubbiamente consolida la loro amicizia.

Benedict e Tom in “War Horse”.

Pochi mesi dopo, sono due star: Sherlock e Loki sono tra i personaggi in assoluto più amati dai fandom e i loro due interpreti forse anche di più. Hanno degli indubbi tratti in comune: sia Benedict che Tom sono alti (183 Ben, 187 Tom), raffinati, eleganti, colti, charmant, ma anche genuini, simpatici ed educati, pronti a prendersi in giro. Belle mani, belle voci – quella di Benedict è famosa, profonda e baritonale, al punto da essere fortemente richiesta per doppiaggi e per spot, quella di Tom, che ha inciso vari audio-libri, è carezzevole e pacata, il tipo di voce che vorresti ti leggesse le favole della buonanotte o anche le istruzioni di evacuazione dall’aereo -, tutti e due ginger di natura, occhi azzurri dal taglio quasi alieno Benedict, occhi grandi e di un indefinibile colore più o meno indicabile come ‘verdazzurro’ Tom. Fisionomia unica e particolare quella di Ben, più bella in senso ‘classico’ ma comunque peculiare quella di Tom. Entrambi hanno l’enorme fascino dato dall’insieme delle loro qualità e questo li caratterizza allo stesso modo. Ma, in realtà, non esiste un vero e proprio Team Ben e Team Tom nei fandom: anche se i fan hanno ciascuno la loro preferenza (indovinate la mia), in genere apprezzano molto anche l’altro attore, forse per la stretta amicizia e il rispetto reciproco che lega loro per primi.

A tutt’oggi anche se hanno lavorato insieme solo una volta, si contano molti paralleli nel loro lavoro: nella serie televisiva tratta dai drammi di Shakespeare The Hollow Crown, Tom ha interpretato Enrico V, mentre Benedict ricoprirà nella prossima stagione il ruolo di Riccardo III. Il regista messicano Guillermo del Toro aveva scritturato Benedict come protagonista del suo prossimo horror gotico, Crimson Peak, ma Ben è stato costretto a rinunciare per impegni professionali e allora il ruolo è stato offerto a Tom che, dopo aver chiesto la benedizione di Benedict (non vedevo l’ora di scriverlo), lo ha accettato al suo posto. Inoltre, anche Benedict diventa presto un villain hollywoodiano (si sa che in America hanno un debole per i cattivi interpretati da attori inglesi, il recente spot della Jaguar docet): è sia Khan nel secondo lungometraggio reboot di Star Trek, Into Darkness, e in voce e motion capture il drago Smaug della trilogia Lo Hobbit.

Si vocifera che pure lui sia opzionato dalla Marvel per il ruolo di Doctor Strange, ma chissà se…

Tutti e due in tempi diversi sono testimonial delle automobili Jaguar, sono ospiti di punta del Comic Con – dove Tom nel 2013 dà vita a una performance live di Loki rimasta memorabile -, finiscono ai primi posti delle classifiche sui sexiest men alive e, recentemente, hanno pure regalato al mondo due delle Ice Bucket Challenge più significative in cui si tirano in ballo a vicenda – quella di Benedict è particolarmente ingegnosa.

Nel periodo recente si segna il loro ritorno sul palcoscenico. Tra il 2013 e il 2014, Tom aiuta un piccolo teatro londinese, la Donmar Warehouse, recitando da protagonista in un’opera meno conosciuta di Shakespeare, il Coriolanus.

Il bellissimo teatro – ed ex deposito per le banane – è minuscolo, 200 posti, e i biglietti per l’intero periodo vanno esauriti nel primo minuto di vendita. Nello spettacolo nel ruolo di Menenius è presente anche Mark Gatiss, autore del telefilm Sherlock e  interprete nella finzione del telefilm del fratello maggiore di Benedict – Mycroft Holmes.

Benedict tornerà invece in scena nel 2015 nel ruolo di Amleto nientepopodimeno che al Barbican, uno dei teatri più prestigiosi di Londra.

I posti in questo caso sono molti di più ma altrettanto contesi, al punto che molti fan per assicurarsi qualche possibilità in più hanno fatto incetta delle tessere speciali messe a disposizione dal teatro che garantiscono vari diritti di prelazione. Al momento in cui si scrive l’Amleto di Ben risulta essere uno degli spettacoli più venduti di sempre.

Tom e Benedict stanno affrontando in maniera parallela l’enorme impresa di essere star assolute nell’era dei social network, laddove ogni parola, ogni movimento, ogni gesto è amplificato e analizzato al microscopio, dove i loro spostamenti sono monitorati attraverso i selfie scattati per il mondo in una sorta di mappa concettuale – e parecchio stalkerosa. In questo momento sembrano avere una vita privata blindatissima, se non inesistente; ciò che fanno per la maggior parte del tempo è essere in giro per lavoro e si spera abbiano il tempo ogni tanto anche per divertirsi.

Dimenticavo: sono ovviamente tra gli scapoli più ambiti in circolazione e chi si aggiudicherà presto o tardi i loro favori è eterna fonte di illazione e dibattito. Ma, nella situazione professionale in cui sono e a cui stanno lavorando sodo, avrebbero tempo e modo di coltivare una storia sentimentale, una famiglia? Con chi ci toccherà dividerli, presto o tardi?

Accantonato il becero gossip e tornando al loro incredibile talento, al carisma di Benedict e alla presenza scenica di Tom, possiamo solo sperare che trovino ruoli che li mettano nel giusto risalto in modo che uno dei due possa un giorno lontano essere all’altezza di interpretare l’albero di susini nello spettacolo della Dea Scarlatta (i pochi che capiranno questo riferimento da veri otaku meritano un mega-biscottino Oreo).  Al di là del resto, quello che tutti noi fan desideriamo veramente e non osiamo chiedere ad alta voce è vedere questi due attori e amici misurarsi di nuovo in scena, stavolta da protagonisti.

Anche se sicuramente sarebbe il giorno del collasso di Internet e di Tumblr in particolare.

Ma noi attendiamo e speriamo, fiduciosi.

Dove potremo ammir… vedere Ben e Tom prossimamente al lavoro:

Benedict in “The Imitation Game”.

Troveremo molto presto Benedict al cinema con The Imitation Game, il film sulla vita di Alan Turing; non aggiungo altro per scaramanzia, ma Benedict in questi ultimi anni si trova sempre più prepotentemente ad aleggiare sulla città di Los Angeles in stagioni di nomination e premi.

Solo come voce, tornerà nel ruolo di Smaug in Lo Hobbit – La battaglia delle cinque armate e lo sentiremo anche in I pinguini di Madagascar non come pinguino ma come lupo (con molto ottimismo e ilarità dico così, visto che in realtà in Italia NON lo sentiremo, non sui canali *coff* ufficiali almeno: finché i film stanno al cinema li ascolteremo rigorosamente doppiati).

Nel frattempo Ben sta girando il Riccardo III per la serie tv The Hollow Crown e, naturalmente, molti fortunati che hanno partecipato agli Hunger Gam che si sono procurati un lungimirante biglietto questa estate, a partire da un annetto e un mese da oggi lo godranno dal vivo come Amleto al Barbican Theatre di Londra. Ancora non si sa esattamente chi andrà a ricoprire i molti altri ruoli del dramma, ma restiamo in attesa di scoprirlo.

Tom in un’immagine dal set di “Crimson Peak”.

Tom si sta dedicando intensamente al cinema. I suoi tre maggiori progetti del momento sono il film Crimson Peak, un horror gotico di Guillermo del Toro in post-produzione, molto intensiva visto che anche se le riprese sono terminate da un po’ lo vedremo al cinema solo nell’autunno 2015. Finite le riprese dell’horror, Tom è volato in Irlanda per girare High-Rise, tratto dal romanzo fantascientifico-antropologico-distopico di J.G. Ballard edito in Italia come Il condominio in cui viene descritto il declino umano e morale degli abitanti di un grattacielo.

Le riprese sono terminate qualche giorno fa, a fine agosto; neanche il tempo di tirare un sospiro che già Tom è di nuovo a bordo di un aereo alla volta degli USA: il suo ingaggio successivo è infatti il più singolare di tutti (e credetemi, sono parecchio singolari tutti e tre). Tom infatti interpreterà un cantante country americano, Hank Williams, nel biopic I saw the light; dove suonerà, canterà con la sua voce e soprattutto dovrà convincerci per due ore di film di non essere un inglese DOP che vive d’amore e di tè, ma un vero americano del sud.

Gira voce che la MGM lo voglia fortemente per il remake di Ben-Hur, ma finora Tom non si è espresso in merito. Se sarà veramente sì, speriamo solo lo girino in Italia!

di Francesca (Fan dei film Marvel, di Doctor Who, di Supernatural, di Harry Potter, di Sherlock, dei fumetti giapponesi e di un migliaio circa di altre cose).

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