Dopo una lunga gestazione finalmente esce in anteprima alla 76° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia Ad Astra, film di fantascienza diretto da James Gray con protagonista Brad Pitt.


Ha già fatto parlare di sé a causa dei molteplici rimandi della data d’uscita: prima a gennaio del 2019, poi a febbraio dello stesso anno, per poi arrivare nei cinema a fine settembre. Il motivo: il cambio della società di distribuzione e, ciliegina sulla torta, l’acquisizione della 20th Century Fox da parte della Disney.

Insomma, Ad Astra non sembra partire sotto una buona stella (pun very much intended). Così come, a vedere il trailer, il film non sembra una gran rivelazione.

Ad Astra racconta la storia di Roy McBride (Brad Pitt) ingegnere aerospaziale della NASA affetto da una lieve forma di autismo. Ha perso il padre 20 anni prima, anch’egli astronauta, in una missione dalla quale non è più tornato chiamata “Progetto Lima”, atto alla ricerca di vita extraterrestre intelligente. Tranne che la ricerca di vita extraterrestre era una copertura e Clifford McBride (Tommy Lee Jones) conduceva in realtà pericolosi esperimenti con del materiale classificato che avrebbe potuto mettere in pericolo l’intero sistema solare. Roy viene contattato perché, secondo nuove informazioni, il padre potrebbe essere ancora vivo e il Governo vorrebbe mandarlo sulle sue tracce per fare luce sulla questione. La sua missione è, inoltre, smantellare l’esperimento del padre per evitare che “il picco”, un’onda d’urto non meglio identificata che sta gettando la Terra nel caos, distrugga il pianeta. Durante il suo viaggio Roy scoprirà segreti che metteranno in discussione l’esistenza stessa della vita sulla Terra.

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Roy McBride (Brad Pitt), Ad Astra.

Quando ho letto la sinossi del film, sono sincera, la prima cosa che mi è balzata alla mente è stato un film del 1997 intitolato Event Horizon (in Italia: Punto di non Ritorno). Forse per via del pianeta coinvolto – in entrambe le pellicole l’azione si svolge in orbita attorno a Nettuno – o forse per la piega “spirituale” che Ad Astra promette di prendere a un certo punto, e in cui Event Horizon tragicamente (s)cade.

Lo stesso James Gray ha dichiarato che la sua intenzione è di dimostrare quanto lo spazio sia davvero ostile verso gli esseri umani, ispirandosi al romanzo Cuore di Tenebra di Joseph Conrad – un tema a lui caro se consideriamo il film da lui precedentemente diretto, The Lost City of Z (in Italia: Civiltà Perduta). Viene da chiedersi se i “segreti” che Roy scoprirà riguardino l’effettivo incontro una civiltà aliena, considerando il tema portante di Cuore di Tenebra. In ogni caso, emana quella sensazione di “già visto, già sentito” che fa aggrottare la fronte e arricciare il naso.

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Roy McBride (Brad Pitt), Ad Astra.

È ormai risaputo che la fantascienza pura, quella che ha fatto sognare le vecchie generazioni con Star Trek e ha tenuto le nuove incollate allo schermo con Interstellar, non è cosa da tutti. Così come il genere fonde il fantasy con la scienza, il fruitore di questo tipo di contenuti deve avere delle conoscenze di base per poter capire le sfumature che dividono il possibile dal probabile. Sfumature che uno spettatore medio è difficile che colga, facendo sì che un’opera ben strutturata risulti troppo complicata e quindi noiosa ai più (l’esempio lampante, purtroppo, è la serie anime Steins;Gate). Trovare il giusto equilibrio tra le tecnicalità, la spettacolarità e i personaggi è un’impresa a sé stante che pochi sono in grado di conquistare.

Se non altro le parole del regista fanno ben sperare: “la fantascienza è un genere più difficile di quello che sembra, perché ci sono solitamente eventi fantastici. Quello che vorrei fare è mostrare la più realistica rappresentazione possibile del viaggio spaziale che sia mai stata vista al cinema.

È quello che ci auguriamo anche noi.


Yoko Hogawa

Articolista. "You knew you could not live with the empty space, so you replaced your heart with metaphors, and set out to create a world where the metaphor was unbreakable. Now look what you have done, you can't breathe so you write." [Mindy Nettifee; "The First Time"]