Menzione d’onore ai fanheart3 awards 2020, The Metamovie Presents: Alien Rescue è una produzione immersiva che ti permette di entrare fisicamente nella storia e manipolarla a tuo piacere. Una riflessione sul perché questo lavoro potrebbe essere esattamente ciò che i fan stavano cercando.
All’ultimo Festival di Venezia, sono rimasta ammaliata da una produzione che aspettavo di vedere da una vita. Un’opera che sembrava urlare al mondo che sì, possiamo anche essere “solamente” audience, ma come va la storia dipende da noi e abbiamo il potere di decidere della narrazione e dei suoi personaggi.
Un potere che, come fan, siamo consapevoli di avere… ma che gli Autori sono comunque spesso riluttanti a cedere.
Ciò che è qualcosa da evitare per alcuni produttori (coughCWcough) è invece l’obiettivo principale per Jason Moore, regista di The Metamovie Presents: Alien Rescue.
Questa esperienza in virtual reality era, lo scorso settembre, nella lineup del VeniceVR Expanded (77esima Mostra del Cinema di Venezia). Nella storia, l’utente (tu) “interpreta un personaggio che è pagato da un team di attivisti per i diritti degli alieni per aiutarli a salvare una creatura rara e pericolosa. Il tuo scopo è introdurti nella Kelosite Research Facility, evitare di essere catturato, ucciso o mangiato, e cercare di portare a termine la missione” (dal press book di Alien Rescue)
In altre parole, in questo “film” veniamo chiamati ad essere molto più di spettatori.
Prima di indossare il visore, infatti, è possibile scegliere chi vuoi interpretare: l’eroe principale dell’avventura – colui che letteralmente conduce la narrazione – o un osservatore attivo della stessa, optando in questo caso per il ruolo di un robottino (eyebot) che segue gli altri personaggi.
Accanto a te attori reali che danno vita in diretta a questi personaggi e che rispondono ad ogni tuo comando e decisione. E se tutto ciò non è abbastanza per suscitare il tuo interesse come fan, continua a leggere per scoprire perché qui a fanheart3 siamo impazziti per questo lavoro.
La connessione fra Alien Rescue e la fan culture
The Metamovie Presents: Alien Rescue ha ricevuto a Venezia77 una menzione speciale ai fanheart3 awards.
“Per l’edizione 2020, la giuria di fanheart3 ha inoltre assegnato una menzione speciale a The Metamovie Presents: Alien Rescue, diretto da Jason Moore, per la possibilità che l’opera dà allo spettatore non solamente di partecipare alla storia, ma di diventare co-creatore della stessa e del personaggio da lui interpretato, determinando in prima persona le dinamiche di interazione con gli altri personaggi. “
La giuria dei Fanheart3 Awards 2020
Alien Rescue era anche il contendente principale al premio VR Fan Experience. La complessa accessibilità del lavoro ha però fatto optare i giudici per la scelta, come vincitore, di un’altra bella esperienza VR: Baba Yaga diretta da Eric Darnell e Mathias Chelebourg, di cui abbiamo parlato qui.
In questo articolo esamineremo alcune delle motivazioni per cui Alien Rescue potrebbe segnare un punto di svolta nella cultura dei fan e rendere molti di noi – indipendentemente dai fandom di appartenenza – un po’ più curiosi verso l’XR (extended reality) e i tipi di produzioni che possono essere creati con questo strumento.
- Riguardo la storia
- Sul roleplaying
- Sulla costruzione di mondi e personaggi
- Sul futuro della narrazione
- Approfondisci Alien Rescue in questo video di Jason Moore
All’inizio di ogni cosa: i fan e la storia
“Quando avevo nove anni i miei genitori mi portarono a vedere Star Wars, l’originale del 1977. C’era una scena in cui Luke Skywalker era nella cabina di pilotaggio del Millennium Falcon e sparava ai caccia stellari e Han Solo si girava verso di lui e gli diceva: “Bel colpo, ragazzo”. E lì, in quel momento, ho capito che tutto quello che volevo era essere in quell’astronave accanto a Luke Skywalker e far parte di quella scena”.
Dall’intervista per XRMust a Jason Moore
Prima di tutto: so che sapete di cosa stiamo parlando.
Vi ricordate ogni dettaglio di quella scena – il set, le espressioni dei personaggi, il tono di voce – allo stesso modo in cui io mi ricordo ogni dettaglio di quella scena, perchè sia voi che io, da sempre, abbiamo dentro lo stesso desiderio espresso da Jason Moore.
Trovarci lì con Luke o, a seconda dei vostri gusti, seguire Han Solo nelle sue avventure. In altre parole, essere parte dell’universo di Star Wars esattamente come quei personaggi. Avete adorato Guerre Stellari proprio per avervi fatto sentire così.
Come lo so? Perchè a distanza di 40 anni e 11 film (senza contare il film d’animazione, le serie tv, i libri, gli sport, le religioni, ecc ecc) ogni giorno vengono ancora pubblicate 400 fanfiction su questa saga – e questo considerando solo uno fra i tanti archivi di fanfiction online. Nuovi cosplay e meme fanno costantemente la loro apparizione sui social. Star Wars è fra le 20 tag più usate in ambito fandom, nel 2020, secondo le statistiche di fandometrics. E non affrontiamo neanche il discorso The Mandalorian e Baby Yoda.
Ovviamente questo desiderio di trovarsi nella storia non appartiene esclusivamente al mondo di Star Wars. L’avete provato per ogni singolo fandom a cui vi siate appassionati, piccolo o grande che fosse. La maggior parte delle volte è stato esattamente il motivo per cui vi siete appassionati ad esso.
Certo, questo non vuol dire che il vostro sogno sia quello di trovarvi nel mondo raccontato da quel fandom (santi numi, amo The Terror come poche cose, ma continuo volentieri ad evitare Tuunbaq e lo scorbuto, grazie tante). Ma – e questo succede sempre – desiderate essere coloro che dirigono le vicende di quel mondo, la Divinità che gestisce quell’universo e che fa andare le cose nella direzione che secondo voi meritano.
Tutto ciò accade perchè nel momento in cui amate qualcosa al punto da aprire la vostra creatività e fantasia a quel mondo, esso smette di essere proprietà esclusiva del suo Autore e passa in “affidamento congiunto” al suo pubblico.
In The Metamovie Presents: Alien Rescue ritrovate tutto questo… e qualcosa di più. Essere parte della storia, qui, vuol dire davvero decidere dove andrà… ma al tempo stesso vuol dire decidere dove andrà da dentro la storia stessa.
E’ un po’ il passo finale verso la co-autorialità che normalmente non ci è concesso di fare, ma che è esattamente ciò su cui si basa questa produzione VR.
In Alien Rescue c’è una narrazione, ci sono scene che il regista vuole far accadere e, ovviamente, c’è una missione che stiamo cercando di compiere. Al tempo stesso, però, ci sono molteplici finali e personaggi che improvvisano le loro azioni e reazioni sulla base di ciò che tu dici e su come vuoi interpretare il tuo ruolo.
Notate qualcosa di familiare in questo approccio? Se sì, probabilmente vi siete già imbattuti, nel corso della vostra vita, in D&D e nel role playing.
La virtual reality incontra Dungeons and Dragons: roleplaying in Alien Rescue
Ho iniziato a giocare a D&D un paio di anni fa e più o meno nello stesso periodo mi sono imbattuta nella VR per la prima volta. Una cosa che da subito mi ha colpito è stato quanto i due ambiti avessero in comune e come il ruolo di “regista” di un’esperienza in VR fosse simile a quello del Master in una campagna di D&D.
Se non avete mai provato la VR (anzi, ora mi correggo finalmente e la chiamo XR – extended reality – che è il termine che raggruppa un po’ tutte le esperienze immersive di cui a volte ci troviamo a parlare in questo sito), vi state probabilmente immaginando un videogame dove gli zombie vi sono fisicamente un po’ troppo vicini. Io la immaginavo semplicemente così, e solo dopo ho scoperto che è molto, molto di più.
Le esperienze che davvero amo sono quelle che ti trascinano dentro un mondo che è sì costruito, ma che il tuo cervello interpreta come talmente vero che la tua parte istintiva, in qualche modo, ci crede seriamente.
I personaggi, anche quando non interagisci con loro, sono tangibili e prendono corpo accanto a te.
E se sei così fortunato da provare un’esperienza di teatro immersivo virtuale, puoi diventare tu uno di questi personaggi e dare loro vita alla stessa maniera in cui dai vita al tuo personaggio di D&D o a quello che interpreti se fai LARPing.
Ci sono innumerevoli tipi di giochi di ruolo là fuori, così come ci sono tantissimi generi di esperienze XR. C’è però sempre una domanda che hanno in comune, ovvero: “quanto l’autore deve e può governare la storia e quanta libertà di movimento e decisionale può lasciare agli utenti/giocatori?“
Questa è una domanda fondamentale nei lavori di Jason Moore. Ne ha parlato anche nell’intervista che abbiamo citato prima, spiegando che per sviluppare Alien Rescue si è rivolto ad un Dungeon Master con 30 anni di esperienza.
Una scelta assolutamente coerente con questo specifico lavoro, considerando che Alien Rescue non è un roleplay dal vivo in cui non c’è una trama prefissata – come accade per molti roleplay che si possono trovare in piattaforme di social VR come VRChat e che non richiedono grande expertise.
Stiamo invece parlando di una storia che ha un inizio, una parte centrale e una fine (anzi, più finali): al suo centro c’è dunque la necessità di trovare un modo per spingere gli eroi verso una certa direzione, pur lasciando loro la possibilità di scegliere in che modo arrivarci.
E’ un modo di operare che trova una solida base scientifica e numerosi esempi proprio nel roleplaying alla D&D, ma che è relativamente nuovo nell’ambito delle produzioni immersive e dei metamovie.
In Alien Rescue l’elemento principale che permette di gestire la cosa sono gli attori che prendono parte all’esperienza con te.
“Si tratta di gestire e guidare [l’utente/eroe]. Invece di avere un dungeon master e un sacco di giocatori all’interno dello stesso metamovie, i miei attori sono tutti dei Dungeon Master; cinque attori che lavorano insieme per dare forma alla storia che vivranno il nostro unico eroe e i nostri eyebot”.
Jason Moore su XRMust
Questi attori modellano il loro comportamento sul tuo e se sei una persona timida trovano pure modi per farti sentire a tuo agio e calarti, senza pressioni, dentro l’esperienza.
Se è vero che dei sei possibili finali di Alien Rescue gli utenti di solito optano per quello più vaniglia, la scelta di agire diversamente, di muoversi diversamente è sempre lì. E ti apre a possibilità incredibili.
Esplorazione del mondo ed esplorazione dei personaggi in Alien Rescue: le due facce della medaglia nella fan culture
“Per alcuni, il fascino della serie sta nella sua costruzione dettagliata di una cultura aliena coerente e credibile […]. Per altri, l’interesse era la vivida esplorazione che il telefilm offriva dell’amicizia fra uomini, un tema centrale in molte serie poliziesche e di indagine”
Henry Jenkins (1992) riguardo al telefilm Alien Nation
Questi due approcci al consumo di prodotti culturali (film, serie, ecc.), presentati dall’accademico Henry Jenkins, sono sicuramente fluidi per molti fan – puoi amare la tecnologia di Star Trek e al tempo stesso desiderare che Kirk e Spock si bacino appassionatamente – e sono entrambi aspetti fondamentali di una storia.
Di mio, mi sento certamente rappresentata più dal secondo gruppo perchè i personaggi e le relazioni che formano fra loro sono la cosa principale su cui concentro la mia attenzione quando leggo un libro o guardo un film.
Nella ricerca che abbiamo sviluppato con Susanna Norbiato per la conferenza Innovations and Tensions. Italian Cinema and Media in a Global World (2017, x), uno degli elementi chiave alla base della nascita di un fandom ispirato ad una specifica storia erano proprio personaggi ben scritti che sviluppassero credibili e stimolanti (per l’utente) dinamiche con altri personaggi del prodotto.
Ma non si può negare che la fantascienza, il fantasy, persino le produzioni western – insomma, tutti quei lavori ambientati in un universo diverso dal nostro, con le proprie regole e caratteristiche – catturino l’attenzione di potenziali fan molto di più di quanto facciano prodotti ambientati nel mondo in cui viviamo. Ne avevamo parlato anche qui.
The Metamovie Presents: Alien Rescue prende in considerazione entrambi gli aspetti di cui sopra e li fonde per creare qualcosa che sembra davvero creato per le comunità dei fan.
Da un lato, come ero dell’esperienza ti ritrovi in una situazione che è decisamente fantascientifica. Sei in una grande navicella spaziale (beh, in realtà un’immensa navicella spaziale), chiamata Blackhawk. I personaggi attorno a te hanno chiaramente sembianze aliene. Tu stesso vieni da un altro pianeta – un pianeta sul quale ti è chiesto di inventare qualcosa all’inizio dell’esperienza. E tutti siete lì, belli armati, pronti per andare a sconfiggere i cattivoni.
Dall’altro lato, gli attori attorno a te ti danno l’opportunità di giocare con loro e creare con loro qualunque genere di rapporto/interazione tu voglia.
Non tutti gli utenti si prendono così tanta libertà: stai recitando davanti a una dozzina di robottini e tu sai che ognuno di questi robottini è uno spettatore come te, un po’ meno attivo ma che sta osservando ogni tua mossa. Timidezza e una sana dose di nervosismo ti bloccano un po’. E, come Jason Moore evidenzia, non siamo comunque ancora abituati ad esperienze del genere:
“C’è molta più “agency” [in Alien Rescue] di quanto il pubblico riesca a comprendere, e quindi non ne approfitta abbastanza. Gli utenti non hanno ancora partecipato a sufficienti metamovie per capire come funzionano davvero, quindi non sanno ancora bene cosa possono fare e cosa no“
Ma, vi prego, immaginate semplicemente le possibilità.
Un membro del team può aiutarci a diventare il cattivo della storia. Altri personaggi secondari che compariranno nella seconda parte del racconto aprono nuove svolte narrative che non potevamo prevedere. E non ditemi che la possibilità di creare una ship e renderla canon non vi è passata per la mente. Di sicuro è la prima cosa che ho pensato e qualcosa che farei i salti mortali per realizzare.
(Se siete qui perchè interessati all’XR e non avete idea di cosa sia una ship… no, non stiamo parlando di spaceship. La ship a cui ci riferiamo è quella che si ritrova nella parola inglese relationSHIP, e sta ad indicare, nel linguaggio fandom, una coppia di personaggi uniti da una relazione platonica o romantica. Certo, anche solo sessuale alle volte, ma The Metamovie Presents: Alien Rescue non è certo QUEL genere di esperienza).
Possibilità future per The Metamovie Presents: Alien Rescue
La versione di The Metamovie Presents: Alien Rescue presentata al Festival di Venezia è solo la prima parte di una storia più lunga a cui Jason Moore e il suo team stanno lavorando. E quello che sta per arrivare è forse ancora più eccitante di quanto abbiamo sperimentato finora.
In questo secondo episodio, le possibilità di coinvolgere l’audience e di ampliare questo storytelling di tipo partecipativo saranno ancora più ampie.
“Ci sono modi in cui possiamo permettere ai nostri eroi di affrontare un gioco che vanno ancora oltre […] e che parlano davvero alla cultura dei fan. Non c’è più un Autore che crea la storia e ti ci lascia giocare un po’. E se noi, come creatori, semplicemente dessimo vita ad uno scenario e lasciassimo a voi la possibilità di guidare la storia verso il vostro finale, uno che è nella vostra testa e che noi non abbiamo neanche mai immaginato? Sarà una sfida, e qualcosa che tecnicamente non vedo accadere prima di un paio di anni, ma è ciò che più mi entusiasma sognare. Gli eroi creeranno nuovi percorsi narrativi all’interno del mondo che abbiamo creato”.
Qualcosa che anche i fan non possono che aspettare con altrettanto entusiasmo.
Se avete ancora bisogno di motivi per fangirlare su questo lavoro, ecco il video di presentazione di Alien Rescue che Jason Moore ha condiviso in occasione di Venezia77:
In chiusura di questo lungo articolo, c’è un’ultima cosa che vorrei evidenziare, per quello che ha significato per me e in generale, a mio parere, per i fan.
Fanheart3 nasce ormai diversi anni fa (ricordate questo articolo?) in risposta al bisogno che avevamo, come gruppo di amiche, di dare importanza e mostrare rispetto per questa cultura, la cultura dei fan, di cui anche noi eravamo parte.
Una cultura disapprovata ancora da molti, nonostante abbia cambiato il cinema, la televisione e, ovviamente, le vite di molti di noi.
Dopo un’ora di intervista a Jason su The Metamovie Presents: Alien Rescue iniziavo a sentirmi terribilmente colpevole per avergli portato via così tanto tempo e gli ho proposto di chiudere la telefonata se era stanco. E invece lui mi ha subito risposto, “Se non ti dispiace continuerei a parlare ancora un po’, perché vorrei chiederti di più su questa fan culture di cui mi stai parlando”.
Abbiamo trascorso un’altra ora su Zoom discutendo di fan, fanfiction, e cultura partecipativa – un concetto che gli era estraneo, ma che pure è rappresentato nel suo lavoro in maniera sorprendente. E d’altronde, se abbiamo amato così tanto questa sua opera, è proprio per come è riuscita ad intuire e a darci quello che come membri di un’audience appassionata da sempre desideriamo.
E’ una sensazione bellissima trovare delle persone che non solamente mostrano curiosità e vogliono conoscere più da vicino tutta una serie di argomenti, ma anche lo fanno con argomenti che per te sono così rilevanti da essere il focus dell’associazione culturale che hai creato per parlarne.
Perciò, Jason, il nostro ringraziamento a te e al tuo team, per questo interesse e per tutto l’entusiasmo dimostrato. Ed ovviamente per quanto in progetto con Alien Rescue.
Torneremo ad aggiornarvi su questo lavoro e su modalità e date utili per provarlo. Nel frattempo potete conoscere più da vicino The Metamovie Presents: Alien Rescue visitando il sito ufficiale e recuperando l’intera intervista a Jason Moore pubblicata su XRMust.
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