In anteprima, oggi alla 76° Mostra del Cinema di Venezia, la proiezione di Babyteeth un film che ha già fatto discutere. Scopriamo insieme perché.

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Una scena dal film (fonte)

Questa edizione della Mostra sta proponendoci più di una sorpresa e continua a creare reazioni a catena tra social e testate giornalistiche; il titolo che oggi riecheggia tra un tweet e una story è indubbiamente Babyteeth.

Primo lungometraggio di Shannon Murphy, tratto dall’opera teatrale di Rita Kalnejais, il film racconta una storia che molti critici hanno subito definito “già sentita”, eppure ciò non ha diminuito la trepidante attesa della proiezione, soprattutto dopo l’uscita del trailer che ha già abbattuto qualche pregiudizio.

Cosa ha creato questo mix di dubbi e curiosità? Andiamo a leggere la trama.

Quando Milla Finlay, adolescente gravemente malata, si innamora del piccolo spacciatore Moses, si avvera il peggior incubo dei suoi genitori. Ma poiché il primo incontro di Milla con l’amore fa nascere in lei una nuova gioia di vivere, le cose si fanno confuse e la morale tradizionale va a farsi friggere. Milla mostra a tutti coloro che gravitano nella sua orbita – i suoi genitori, Moses, un sensibile insegnante di musica, un piccolo violinista in erba e una vicina incinta dotata di un’onestà disarmante – come vivere quando non si ha niente da perdere. Quello che avrebbe potuto essere un disastro per la famiglia Finlay, la spinge invece a lasciarsi andare e a trovare la grazia nel meraviglioso caos della vita.

(fonte qui)

L’amore che va oltre la malattia, una giovane che sfida la vita, guardandola in faccia e affrontandola con un sorriso che dovrebbe essersi già spento tra le dolorose e ingiuste trame del cancro.
Sembrerebbe un tema già affrontato.

Basta pensare a A un metro da te o al più celebre Colpa delle Stelle, ecco questo potrebbe instillare qualche perplessità. Ma la storia del cinema e la letteratura ci hanno insegnato che non tutto ciò che ha assonanza si somiglia, che ogni storia è diversa dall’altra, soprattutto se la voce che la racconta sa toccarci l’anima.

Un film in cui i protagonisti sono giovani e quindi destinato esclusivamente a un pubblico giovane.
Errato.

La regista Shannon Murphy ha così commentato:

“Spero che gli spettatori abbiano un’esperienza viscerale, profonda, nel guardare Babyteeth, che li spinga a desiderare e celebrare le loro relazioni.”

(fonte qui)

La storia di Milla non è solo la sua storia, ma di tutto l’universo che le gravita attorno: Moses, il giovane spacciatore di cui è innamorata; i suoi genitori che vivono l’atroce dramma della malattia della figlia, ma anche la paura di vederle commettere il grosso errore di scegliere il ragazzo sbagliato.

Il cosiddetto teen movie, o young adult (anche conosciuto come YA) non si rivolge esclusivamente a un pubblico di giovani, benché vanti tra essi una enorme fetta di spettatori, ma cerca di parlare al cuore di tutti.

I ragazzi vivono, nella maggior parte dei casi, come se non avessero nulla da perdere, sbagliano, piangono per ciò che, una volta diventati adulti, riterranno futile. Ma sono ragazzi e lo siamo stati tutti. Riportare sullo schermo quel tipo di emozione, in questo caso filtrato da una tragedia come una grave malattia, può aprire a chiunque una finestra sul mondo, anche se la soglia della gioventù è stata varcata da tempo.

Non è quindi poi così sorprendente vedere arrivare a Venezia 76 un titolo come Babyteeth, soprattutto se diamo un’occhiata alle classifiche di letteratura odierne, in cui un libro su tre appartiene proprio al genere YA.

Ho avuto la fortuna di poter porre una domanda a bruciapelo a un’autrice, che con la sua trilogia young adult ha conquistato i cuori di molti lettori: Sarah Iles.

Le ho semplicemente chiesto: perché young adult

La sua risposta è stata: perché è un genere trasversale, più degli altri; perché è ciò che avremmo voluto provare o che vorremmo essere. Tutti ci siamo lasciati alle spalle un amore sublime, qualcuno che abbiamo perso o che ci ha fatto palpitare il cuore, un dolore che è diventato una cicatrice, un errore. Nella migliore delle ipotesi siamo in piena adolescenza e ci immedesimiamo nei protagonisti, nella lotta a ostacoli o nel romanticismo viscerale di quella età. Punta dritto allo stomaco, uno YA non ti inganna, è ossessivo, passionale, doloroso, divertente.

Credo che le dichiarazioni di chi, come Shannon Murphy ha realizzato un film che è approdato a Venezia o come Sarah Iles ha saputo parlare a migliaia di lettori, lascino poco spazio ai pregiudizi a cui abbiamo accennato prima.

Si spengono le luci, comincia Babyteeth, proviamo ad aprire quell’angolo di cuore che continua a battere a un ritmo totalmente diverso, nonostante siamo diventati adulti.


Verdiana

Articolista. "It matters not how strait the gate, How charged with punishments the scroll, I am the master of my fate, I am the captain of my soul." (Invictus- W.E.Enley)