Molti lettori, alla fine di un buon libro, vorrebbero cancellarsi la memoria per poterlo ricominciare con la stessa incoscienza della prima volta.

Mi sa che qualche autore ha interpretato male il concetto.

Quello dell’editore deve essere un lavoraccio.
Immagino che anche loro abbiano una famiglia, dei dipendenti, delle bollette e la manutenzione dell’ascensore del condominio a cui rendere conto.
Lo so che il vostro lavoro è quello di fare marketing. Non ce l’ho con voi, non è colpa vostra.
Siete delle povere anime con un’anatra di 20 kg da condire con un’unica arancia (neanche tanto grande) e stanno per arrivare Bastianich e Cracco per cena.
Che altro potete fare, se non spremere?
Lo so che tutte le notti, prima di dormire, pregate che il giorno dopo vi si presenti una nuova, giovane e talentuosa J.K. Rowling con un manoscritto originale e colmo di potenzialità che già profuma di soldi.
Ma ehi! Come lei ne passa una ogni mille anni. Vallo a dire ai 12 editori che l’hanno rifiutata.
Sul serio, non è colpa vostra. Come in tutte le carriere, anche voi dovete essere fortunati.
E mentre, dopo la fine della saga di Harry Potter, l’aranceto che il maghetto si è lasciato alle spalle è ancora rigoglioso (giuro, se vedo un’altra riedizione con una nuova copertina, potrei sbroccare!!), l’autrice che cosa fa?
Una cosa pazzesca, editore caro: sta scrivendo nuovi libri.
Ha cambiato genere, registro e pubblico. Ha cambiato anche nome (ovviamente, sappiamo tutti che si tratta di lei: sei proprio una ninja, JK!).
Che cosa strana, eh, editore meno fortunato?
Ha abbandonato la saga conclusa che l’ha resa ricca e continua a produrre cose nuove.
Ti dirò, mi sono anche piaciuti i gialli di Cormoran Strike.
Tu, invece, che cos’hai, piccolo Calimero dell’editoria?
Ti era sembrato un sogno vedere tutte quelle ragazzine accapigliarsi per i tuoi vampiri LED e lupi mannari commessi di Abercrombie, vero?
Quattro libri. Cinque film. Un sogno.
Per non parlare, dolce tartina caduta dal vassoio dalla parte sbagliata, del successo di un Harmony insufflato di cui non farò il nome.
Tre libri. Film in produzione. Il paradiso.
Non entro nel merito delle trame dei libri. Non sono il mio genere, ma ognuno legga un po’ quello che gli pare.
Sto semplicemente analizzando la situazione.
Dunque, che cosa succede ora?
Il picco di vendite è stato abbondantemente sorpassato.
L’arancia ormai è alla buccia.
Che si fa?
Ripeto, caro editore: io lo so che anche tu devi mangiare. Ti capisco.
Lo so che non sei stato fortunato.
Ma, per tutto ciò che ancora è sano in questo accidenti di mondo, abbi uno starnuto di dignità!

Non puoi – ribadisco: NON-PUOI – riproporre la stessa, identica storia da un punto di vista differente.
È già difficile riuscire a non rendere la narrazione ridondante quando ciò viene fatto di proposito, all’interno dello stesso volume (vedi Tolkien o Martin. Anzi, lascia stare. Pessimi paragoni), figurati quando vuoi deliberatamente raccontare la stessa, identica storia!
Sai perché non esiste la versione della storia di Harry Potter raccontata dal punto di vista di Silente? PERCHÉ SAREBBE UN’IDEA DEL CAVOLO!
Lo sarebbe anche se non si trattasse di un tentativo commerciale.
Non aggiunge niente alla storia. Sarebbe una sorta di enorme fan fiction – con tutto il rispetto per queste ultime – che manca però dell’aspetto fondamentale: i fan. A cui tu togli egoisticamente il gusto dell’interpretazione personale di ciò che non viene detto ufficialmente, che è tipo il pane del lettore appassionato. Solo per tentare maldestramente di cavalcare l’onda.
E ne vuoi sentire una ancora peggiore?
Scrivere una storia molto simile all’originale (la mia indomita fede nell’umanità mi impedisce di usare la parola UGUALE), con personaggi scambiati di genere (lei vampira, lui umano. Ommioddio, di quali mirabolanti avventure ci stai per fare dono?).
Ormai è praticamente impossibile leggere due libri dello stesso genere – pur scritti da autori diversi – senza incontrare qualche fastidiosa similitudine. Figurarsi se le due storie sono state scritte dalla stessa persona!
Davvero, non è una questione di trama.
Sarebbe un po’ come ascoltare per la ventesima volta un aneddoto della vecchia zia che non ci sta più con la testa. Dovrei anche pagare, adesso??

Hai scritto un best seller? Complimenti.
Lo hai concluso? Sia lodato.
Ora è il momento giusto per guardare oltre!
Pensa ad altro.
Magari non avrai di nuovo la stessa fortuna, ma se hai talento – se lo hai – potrebbe venirne fuori qualcosa di buono.
Non hai più idee?
Te ne do io un paio:
1. Trovati un hobby.
2. Meglio: trovati un lavoro.
3. Lascia spazio. Non intasare il mercato con le tue manie di protagonismo di cui il mondo letterario non ha bisogno.
Perché è un furto.
Non un furto a me, lettrice, che spontaneamente e in possesso delle mie facoltà mentali, vado in libreria e sborso danaro per comprare questa nuova e brillante versione della storia.
È un furto di spazio. Nei confronti di tutti coloro che hanno un’idea originale che non trova posto.
Abbiamo bisogno di aria nuova, non di scaffali colmi di ’what if…’.