La nostra inviata Elisabetta ha visitato la mostra di Harry Potter a Milano e ce ne fa un resoconto, tra aspetti positivi e negativi.

Informazioni pratiche e consigli

A maggio 2018 è sbarcata anche in Italia un’occasione d’oro per vivere una Potter Experience. Fino al 9 settembre è possibile, infatti, visitare alla Fabbrica del Vapore di Milano la mostra itinerante Harry Potter: The Exhibition.

La visita dura in media 1 oretta circa (valore puramente relativo, naturalmente, a seconda del fan potteriano che è in voi) e il costo del biglietto varia dai 17 ai 19 euro in base alla scelta, al momento della prenotazione, della fascia oraria disponibile e del giorno. Si entra a fasce orarie e il biglietto va obbligatoriamente prenotato in anticipo.

Io e mio marito siamo giunti comodamente alla Fabbrica in tram (14) da piazza Duomo (dove ci trovavamo) . Sempre poetico spostarsi a Milano in tram e quasi doveroso farlo per l’occasione, dato che quello che è ora, in parte, un laboratorio pubblico creativo e ricreativo, era, un tempo, azienda produttrice e riparatrice di ferrovie, tramvie e affini. Un ottimo esempio di riconversione d’uso.

Ingannata l’attesa di una quindicina di minuti, tra scambi di battute tra fan in fila e immancabili considerazioni sul caldo e la mancanza d’ombra (portatevi acqua , cappello e protezione solare perché una delle due file, se arrivate, a ragione, un po’ prima, è sotto il sole) si viene accolti dalle maestose porte del castello.

Benvenuti a Hogwarts!

Il tempo di compattarsi tutti per bene davanti al vero ingresso, qualche ultima dritta da parte del personale di servizio (una raccomandazione poco discreta rompe un po’ l’atmosfera del luogo che stai appena iniziando ad assaporare: “se dovete andare in bagno andate ora perché poi non ci saranno altre toilettes lungo il percorso”… sic, non mi sembrava che ad Hogwarts ti accogliessero così, signora mia, la comunicazione!) ed ecco che “toc toc” si apre la magia… benvenuti ad Hogwarts!

Il muro dei decreti della Umbridge (foto di Elisabetta)

Immancabile, per qualche piccino fortunato, l’incontro col cappello parlante e relativo smistamento nelle quattro Case. Gli adulti assistono divertiti e poi tutti, abili e arruolati, si procede nei pressi della mitica locomotiva dell’Hogwarts Express, scintillante come da copione, e poi, di filata nella Sala Comune.

La Signora Grassa ci attende in tutto il suo splendore (una delle cose più famigliari ritrovate perché è esattamente come te la ricordi dal grande schermo), anche se senza parola d’ordine (un po’ ci si sperava).

Siamo a Casa

Le ambientazioni tratte dai film, costumi e oggetti di scena autentici, si
susseguono, di lì in poi, in ampie sale, accuratamente riproposti davanti agli occhi del visitatore.

C’è una parte del dormitorio con i letti di Harry Potter e Ron Weasley che ti vien troppa voglia di saltarci sopra per vedere l’effetto che fa con tanto di coperta, divisa scolastica, occhiali e bacchetta di Harry, e leggendario maglione alla Weasley.

Carina l’idea di allestire le aule di Hogwarts, Pozioni, Divinazione e, naturalmente, Difesa contro le Arti Oscure.

I vestiti dei professori di Hogwarts (foto di Elisabetta)

Un grande moto d’affetto per gli abiti di Lupin e l’allestimento di ciò che lo caratterizza; subito ti torna alla memoria la sua lezione su come affrontare le paure (quando gli insegnanti sono bravi e gli insegnamenti potenti).

Un colpo al cuore per Alastor Moody (lo ammetto, uno dei miei personaggi preferiti nell’Ordine) e per il libro di Pozioni del Principe Mezzosangue (se solo lo si potesse portare a casa, avrà pensato un fan su due).

Il libro del Principe Mezzosangue (foto di Elisabetta)

Riguardo l’abito di Piton e penso: “Alan Rickman ha indossato questa tunica nera ma Rickman non lo potremo più rivedere, non solo nelle vesti di professore a Howgarts…” Pare così ingiusto…

Ahimè, c’è anche l’ufficio rosa della Umbridge e la pergamena sulla quale Harry trascriveva con dolore una becera frase (“I must not tell lies”) durante una delle tante punizioni ricevute dall’arpia.
A tal proposito, davvero significativa la ricostruzione della parete con affissi tutti decreti dell’Inquisitrice Suprema.

Le sensazioni sprigionate da certi oggetti e azioni si perpetrano nel tempo e nello spazio e travalicano il confine tra finzione e realtà. Fa riflettere.

Senz’altro una delle ricostruzioni più azzeccate è quella della serra di Erbologia, dove si può estrarre una radice di mandragola urlante. La coda per foto e selfie è da ovvio contorno; il pubblico apprezza unanime.

Le Mandragole nella Serra di Erbologia (foto di Elisabetta)

Accontentati anche i tifosi perché, anche se di lanciarsi in volo sulla scopa non se ne parla (mannaggia, qualcosina di realtà virtuale la si poteva anche pensare), nello spazio Quidditch appena più avanti possono lanciare le pluffe negli anelli, ammirare le divise delle squadre e la mitica Nimbus 2000.

Con mio enorme rammarico da campeggiatrice inside non è ricostruita per
davvero la mitica tenda nella quale il Trio e gli Weasley soggiornano durante il Campionato mondiale di Quidditch. Quanto ci ho fantasticato! Vorrei esistesse e vorrei acquistarla, a costo di svaligiare la Gringott!

Mi consolo in fretta: l’atmosfera si fa più cupa, ci avviciniamo alla Foresta Proibita, Fierobecco ci precede nella Capanna di Hagrid.
Mi correggo: questa è Casa, penso! Da Hagrid si sta proprio a casa.
Fuori dalla capanna si fanno subito strada l’Oscurità e la Magia Nera. Bellissime le creature più malvagie, specialmente i dissennatori il cui mantello svolazza minaccioso su sfondo temporalesco per una nota di dark in più.

Degna di menzione per la Saga, ed emozionante, la vetrina con tutti gli Horcrux: facile vederli tutti raccolti uno accanto all’altro.
L’ultimo grande ambiente è la Sala Grande di Hogwarts: ammiriamo gli abiti indossati dai ragazzi al Ballo del Ceppo, ma anche i costumi di Albus Silente e della professoressa McGranitt, i Doni della Morte e, ovviamente, il mitico Dobby (molto apprezzato tanto da far formare spontaneamente una fila per fotografarlo).

I dolci di Mielandia (foto di Elisabetta)

Varcata l’uscita, per coccolarsi con un ultimo tocco di magia, c’è ovviamente un gift shop: davvero grazioso, con la ricostruzione di molti negozi magici tanto cari ai fan. I prezzi, ahinoi, sono un pò meno magici. Per poco potete portarvi a casa delle caramelle tutti i gusti più uno o delle cioccorane ma, a onor del vero, non pare che, nonostante l’inflazione babbana, gli acquisti ne risentano. Più di una persona fa incetta di gadget. In fondo, per Harry&co, pensa il fan, ne vale la
pena…anche di sborsare qualche galeone in più!

Conclusioni

Dato l’alto numero di visitatori emergono anche i non avvezzi a mostre e si è raccolta, davanti alle vetrine, più di una lamentela per il troppo buio che “farà anche atmosfera ma così non vengono le foto, uffi” con buona pace di anni di studi di allestimenti museali e di luci da parte degli esperti.

L’atmosfera era preservata e le luci, a nostro avviso, assolutamente corrette per le location che richiamavano.

La mostra è piacevole, tappa doverosa anche solo per senso di completezza per un potteriano doc. L’esperienza non è interamente immersiva o dinamica, quindi sta al fan che è in voi rivestire, poi, gli oggetti esposti di emozioni e ricordi.

 

di Elisabetta