IVIPRO – Italian Videogame Program è un progetto italiano volto alla valorizzazione del nostro territorio attraverso i videogiochi. Abbiamo parlato con i suoi ideatori del ruolo culturale del settore videoludico oggi. Ecco cosa ci hanno raccontato.


E’ marzo 2019 quando a fanheart3 veniamo a conoscenza di uno dei progetti italiani più interessanti in cui negli ultimi anni ci siamo imbattute.

La passione – noi fan lo sappiamo bene – è uno dei motori fondamentali per la creazione di “grandi cose” e IVIPRO – Italian Videogame Program nasce proprio da questa e dall’amore che Andrea Dresseno, suo presidente, e i colleghi/amici hanno per la realtà dei videogiochi: “una formidabile macchina dell’immaginario”, come loro stessi li definiscono.

Il progetto IVIPRO ha scopi ampi e affascinanti: da un lato far conoscere il territorio italiano attraverso i videogiochi che ne hanno raccontato i luoghi e le vicende. Dall’altra, arricchire questa mappatura proponendo, attraverso il loro database narrativo, location che per storia, architetture, situazioni urbanistiche possano ispirare nuove produzioni videoludiche.

Ma IVIPRO non si limita alla mappatura e, attraverso un dialogo costante con istituzioni e sviluppatori di games, sostiene lo sviluppo di nuovi percorsi e contenuti… e infine, con conferenze ed eventi, Andrea e colleghi portano la loro passione al mondo e fanno di IVIPRO anche luogo di incontro per quanti amano questo settore e vogliono ricordare che il suo valore va ben oltre l’ambito economico e tocca da vicino quello culturale.

“In un contesto globale in cui il videogioco assume una rilevanza sempre maggiore non solo dal punto di vista economico ma anche da quello culturale, diventa quanto mai importante cogliere e sviluppare quelle potenzialità del medium ancora inespresse o sottovalutate”

Dal sito di IVIPRO

Insomma, fra amore per i videogiochi (qui i nostri – ancora pochi, ahimè! – articolo in merito), l’attenzione al rapporto che questi hanno con altre dimensioni ad un occhio inesperto non collegate (avevamo già parlato della cosa nella nostra intervista ad Horizon Psytech – Psicologia dei Videogiochi) e l’entusiasmo che il gruppo di IVIPRO è riuscito ad ispirarci, come non lanciarsi in una nuova intervista per capire meglio da dove nasce il progetto e che cosa ci riserva per il futuro? Abbiamo parlato di tutto ciò con Stefano Caselli, braccio destro di Andrea in IVIPRO.

IVIPRO – Italian Videogame Program: l’intervista

Come nasce IVIPRO? Ricordi un momento preciso in cui l’idea vi è balenata in testa o è stata una riflessione più dilatata nel tempo?

La genesi del progetto risale al 2014: Andrea Dresseno, presidente dell’Associazione, si trovava con un collega a Brisighella, in Romagna. Un borgo incantevole, lo scenario perfetto per un videogioco. Così come esistono le Film Commission, entità che supportano la produzione di film sul territorio, perché non pensare a qualcosa di analogo per i videogiochi? Perché non invitare gli sviluppatori di videogiochi a sfruttare con maggior costanza l’incredibile patrimonio del nostro Paese? Ci sono poi voluti due anni per presentare il progetto ai vari interlocutori e avviarlo ufficialmente nel settembre 2016. 

Sebbene un momento preciso sia quindi identificabile, probabilmente IVIPRO era già nell’aria sin dagli anni Novanta. Dopo aver giocato celebri avventure grafiche come Broken Sword e Gabriel Knight, Andrea si appassionò talmente tanto ai Templari e alla storia medievale da partire con alcuni amici alla volta di Rennes-le-Château, in Linguadoca. Quel viaggio, per certi versi, ha influenzato tutto il gruppo di lavoro.

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Una bellissima fanart a tema Gabriel Knight ad opera di Borbel

Il vostro database narrativo mi ha – scusa l’espressione informale – illuminato d’immenso dal primo momento in cui ne ho sentito parlare. Come funziona la ricerca e l’inserimento dei posti che ne fanno parte? E c’è un luogo fra tutti a cui sei particolarmente legato?

Apprezzo molto l’informalità dell’espressione invece! L’individuazione di un luogo che verrà inserito nel database può essere stimolata in diversi modi: in primo luogo, uno dei nostri ricercatori può essere a conoscenza di una storia, una leggenda, un fatto curioso legato a una particolare location del proprio passato, o del passato della propria famiglia o di qualche suo amico, e avere quindi l’idea di partenza per scrivere una scheda del database.

Il luogo può essere un posto in cui è stato in vacanza, di cui ha sentito parlare, di cui ha studiato o visto un servizio al telegiornale – una cosa che abbiamo capito in brevissimo tempo appena iniziato il nostro lavoro di mappatura del territorio in chiave videoludica è che il nostro Paese offre già tutto quello di cui abbiamo bisogno, ed è tutto lì che aspetta soltanto di essere visto, registrato, “raccontato”…

In questo senso l’idea per una scheda nasce fondamentalmente dalla libertà creativa dei nostri ricercatori, assommata di volta in volta a ciò che il patrimonio paesaggistico, storico e culturale italiano offre. Ciò non toglie che talvolta, per alcune schede, lo spunto sia arrivato dalle istituzioni desiderose di entrare a far parte del database (tanto da fornirci materiale bibliografico e iconografico).

Come videogiocatori e appassionati, abbiamo imparato che un videogioco può avere qualsiasi tema, ambientarsi in qualsiasi spazio, raccontare di qualsiasi cosa – basta sapere da che punto osservare: durante la stesura di una scheda di database, quello che facciamo è fondamentalmente individuare, all’interno del luogo in esame, gli elementi che ci rimandano a un immaginario “videoludico”. In questo ha molto peso la sensibilità di ognuno, nonché il suo modo di approcciarsi al mondo dei videogiochi… è la sezione più libera e creativa delle nostre schede.

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Un’immagine da Galeria Antica, una delle location suggerite nel database narrativo di IVIPRO

Una scheda a cui sono particolarmente legato? Una delle prime che ho scritto, dedicata a Galeria Antica, vicino Roma. Una scheda concisa e semplice, che racconta le vicende di questa affascinante cittadina abbandonata tra la vegetazione. Ho visto Galeria di persona qualche anno prima di scrivere la scheda, con un gruppo di amici, ed è stato inevitabile immaginarne i risvolti videoludici. Metterli per iscritto e scoprirne nel dettaglio la storia, approfondendo le varie vicende che potessero adeguarsi a quelle mie ipotesi, è stato emozionante. Tutt’ora, pur non essendo una delle schede più ricche del database, resta quella a cui sono maggiormente attaccato. Anche grazie alla spinta iniziale di Galeria ho capito che una lettura videoludica del patrimonio poteva essere una chiave per riscoprirlo.

A settembre si è svolto un grande evento organizzato da IVIPRO, gli IVIPRO Days 2019. Ci racconti qualcosa su come sono andati?

Gli IVIPRO DAYS sono stati un successo: la risposta del pubblico è stata ben oltre le nostre aspettative, e i feedback degli ospiti ci hanno fatto capire una volta per tutte che stiamo lavorando nella direzione giusta.

Sono stati intensi giorni di scambio, di idee, di divulgazione e anche di approfondimento: la presenza di relatori internazionali legati al mondo accademico, che abbiamo potuto raggiungere anche grazie al sostegno e all’attività di Game Happens (a/n festival internazionale dedicato all’impatto culturale, politico e sociale dei videogiochi) ha dato alla conferenza un taglio inedito.

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Il pubblico degli IVIPRO Days 2019

Gli IVIPRO DAYS hanno rappresentato un momento di incontro e di scambio tra realtà molto distinte, dagli sviluppatori alle istituzioni, dagli universitari ai semplici curiosi: un’occasione a nostro avviso preziosa, che ha messo in luce quanto il connubio tra videogiochi e patrimonio culturale possa spingere le persone a discutere, parlare, cercare nuovi percorsi e validare nuove idee. Siamo convinti che l’atmosfera vibrante e dinamica, prolifica della conferenza sia stata uno dei suoi punti di forza.

Questo regala ai racconti videoludici un impatto emotivo che è impossibile sottovalutare, che ovviamente va filtrato e contestualizzato, documentato, e anche con una certa sensibilità. Solo in questo modo lo strumento del videogioco può diventare al tempo stesso veicolo di storie, di emozioni, ma anche mezzo di divulgazione e documentazione su realtà (anche contemporanee) altrimenti troppo distanti da noi.

Tra gli incontri più significativi, per quanto siano stati tutti parimenti importanti e interessanti a mio avviso, citerei forse quello di Florent Maurin di Le Pixel Hunt e quello di Vít Šisler. Il primo è stato una preziosa occasione per sentir parlare una delle menti creative dietro a Bury Me, My Love, videogioco narrativo che racconta del dramma dei profughi siriani, ma anche per riflettere su possibili nuove chiavi di lettura videoludiche del patrimonio culturale (Le Pixel Hunt ha anche lavorato a un progetto ludico per il Mucem di Marsiglia).

Il secondo è invece stato uno sguardo approfondito su come la ricostruzione storica di un periodo drammatico come quello dell’occupazione nazista in Cecoslovacchia possa passare anche attraverso il medium videoludico (Šisler si è occupato del punta-e-clicca investigativo a sfondo storico Attentat 1942, e sta attualmente lavorando al suo seguito spirituale, Svoboda 1945 – entrambi parte di una trilogia sulla storia ancora da concludersi).

Entrambi gli ospiti hanno posto l’accento non solo su precise dinamiche di narrazione e approfondimento, ma anche sull’importanza delle storie personali – pensiamo che il videogioco in questo senso abbia un accesso privilegiato rispetto agli altri media, consentendo al giocatore di vivere “in prima persona” quanto narrato.

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Un momento tratto dagli incontri degli IVIPRO Days 2019

Questo regala ai racconti videoludici un impatto emotivo che è impossibile sottovalutare, che ovviamente va filtrato e contestualizzato, documentato, e anche con una certa sensibilità. Solo in questo modo lo strumento del videogioco può diventare al tempo stesso veicolo di storie, di emozioni, ma anche mezzo di divulgazione e documentazione su realtà (anche contemporanee) altrimenti troppo distanti da noi.

Classica domanda di chiusura: progetti futuri per IVIPRO? 

Si è da pochissimo concluso il primo corso di game design organizzato da IVIPRO, che si è tenuto a Bologna per tre weekend a ottobre e ha avuto per tema l’ideazione di un videogioco basato sul territorio. Sono state delle giornate intensissime, in cui i partecipanti hanno formato dei gruppi e riflettuto, tramite il prezioso aiuto di alcuni docenti attivi nel settore, sulle possibilità del videogioco come strumento di divulgazione e sensibilizzazione. Sarà il primo di una serie di corsi a tema, che intendiamo promuovere anche al di fuori di Bologna (magari proprio a Ferrara!). 

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Corso Game Design per il territorio

Grazie al supporto della Regione Emilia-Romagna, fondamentale anche per gli IVIPRO DAYS 2019, ci stiamo inoltre dedicando all’ampliamento del database narrativo: 70 nuove schede legate alla regione saranno inserite entro fine anno. 

Stiamo inoltre collaborando con uno studio di sviluppo bolognese alla realizzazione di un videogioco, A Painter’s Tale, ambientato a Curon, piccolo borgo dell’Alto Adige dalla storia travagliata, noto ai più per il campanile sommerso che spunta dal lago (anche Netflix sta realizzando una serie su Curon!). C’è anche altro, ma non possiamo ancora parlarne…


Potete rimanere aggiornati sulle attività di IVIPRO seguendo la loro pagina Facebook e i loro articoli sul sito (qui il più recente su WeArePalio). E siamo già pronti a scommettere che alla prossima leggenda – o alle prossime visite a location… particolari – non potrete non immaginarvi come apparirebbero all’interno del vostro videogame preferito.


Agnese

Presidente, autrice. "The only way to be happy is to love. Unless you love, your life will flash by" The Tree of Life, 2011