Siamo al giro di boa a Venezia 73: la prima settimana si è conclusa con grandi onori e grandi feste ed inizia oggi quella che abbiamo sempre considerato la “seconda fase” del Festival, che in genere presenta meno vip, meno “blockbuster” e meno accreditati.
Rientrando a casa oggi per una giornata di pausa, la prima cosa che mi è stata detta è che qui in terraferma non si è parlato molto del festival e i momenti in cui se n’è parlato di più sono stati per un servizio fin troppo lungo su Belen e per un particolare (e giustificato) interesse per la coppia Fassbender-Vikander.
Dunque, per chi non ci fosse stato ma volesse sapere come sono davvero andate le cose finora al Lido…
Venezia 73 | La prima settimana in 10 punti
1. Quel capolavoro di La La Land
Il Festival anche quest’anno si è aperto alla grande con La La Land. Non abbiamo avuto la fortuna di vederlo alla serata ad invito, ovviamente (meglio così, visto che metà pubblico era con in mano il telefonino… la raffinatezza della gente bene). Ciò nonostante, è stata la prima cosa che abbiamo recuperato il giovedì mattina e, signori, se ne è valsa la pena. Tutti parlavano del film quel giovedì e delle due scene – quella iniziale e, ancor di più, quella finale – letteralmente da antalogia. Ad oggi, ripensare alla conclusione del film ci dà i brividi e commuove: non vi sveleremo nulla riguardo il suo contenuto, ma lasciateci dire che è una delle intuizioni più intime e poetiche degli ultimi anni. Vi incanterà.
2. Ai Caduti della Sala Giardino
E’ provvisoria, si sa. E’ stata costruita in una notte, praticamente (nel senso che fino al giorno prima dell’inizio del Festival tutta la zona Movie Village era praticamente inesistente). Ha coperto il famoso “buco” e non potremmo essergliene più grati. Ma qualche difetto lo presenta e quando leggerete sui giornali che le persone sono letteralmente cadute dalle sedie (o meglio, le sedie sono cadute da sotto le persone) sappiate che non è un’esagerazione scandalistica e che davvero l’uomo del cacciavite elettrico ha fatto su e già fra una fila e l’altra durante i film per avvitare bulloni prima di nuovi temibili crolli. Un’esperienza unica.
NB: un punto a favore della Sala per le luci rosse che hanno illuminato e riempito di atmosfera la presentazione di Dawn of the Dead con presenti il divertentissimo Nicolas Winding Refn che ha dato un Leone D’Oro molto virtuale a Dario Argento.
3. Fassbender/Vikander
Al Lido si è riunito il mondo per vederli: Alicia Vikander e Michael Fassbender. Forse gli attori più attesi dai fan, che erano stazionati al tappeto dalle prime luci dell’alba. Come sono dal vivo? Meglio. No, realmente: chi vi dice che gli attori visti di persona deludono, non ha mai visto un attore di persona. Oltre a questo, sono anche estremamente piacevoli e Michael Fassbender, che abbiamo potuto incontrare a sorpresa il giorno dopo la presentazione del suo film, raggiunge livelli di disponibilità che risultano quasi commuoventi. Uscito da un’intervista, il giorno dopo la conferenza stampa, si è trovato di fronte una piccola folla di fan e con un bel sorriso ha detto che tutti potevano avere o l’autografo o la foto con lui e ha rispettato l’impegno immortalandosi con i vari presenti e causando momenti di frenetica e intensa gioia.
Quante persone felici.
4. Favourite word anyone?
Lo Strano Mondo delle Conferenze Stampa
Ebbene sì, le conferenze stampa sono luoghi particolari. La prima volta che entrerete nella sala sarete abbastanza spaventati: come devo comportarmi? Che atteggiamento adottare? Avrete l’impressione, inizialmente, di essere in un luogo sacro, circondati da persone super professionali, che sanno sempre cosa fare e non hanno paura di chiedere… mai.
Poi assisterete all’attacco-piranha di molti giornalisti che nel secondo esatto in cui si chiude l’ultima domanda si lanciano – fisicamente – dalla loro sedia al tavolo dove si svolgono le conferenze, buttando sugli attori libretti da firmare, macchine fotografiche, penne, reggiseni (no, quelli no. Credo). La prima volta che l’ho visto mi sono spaventata: la velocità con cui le persone raggiungono i vip farebbe invidia a Bolt e la stessa Amy Adams è questa volta intervenuta per placcare incidenti.
La seconda cosa che vi lascerà un po’ basiti è che le domande non sempre sono profonde riflessioni sul senso del film o sugli espedienti tecnici. Lungi da noi criticarle (molte fra le domande più “particolari”, d’altronde, soddisfano curiosità che abbiamo, anche se non sono strettamente inerenti al film), ma ammettiamo che un sorriso ci è sfuggito alla richiesta, fatta a Jeremy Renner, nel corso della conferenza stampa per Arrival, di indicare la sua parola preferita. Ma saremo eternamente grate alla persona che l’ha chiesto perchè, dopo qualche battuta e dopo aver detto, con ironia, “love”, Jeremy ha concluso la sua risposta con un “That’s enough for you, mama?”, con voce da sexy-cowboy che turberà le nostre notti per anni a venire.
Scene a cui vale la pena assistere almeno una volta, decisamente.
5. Di trame e docce
Nocturnal Animals è ad oggi una delle pellicole più belle di questo Festival. Tom Ford, già regista di A Single Man, fa un lavoro egregio con le scene, a partire dagli affascinanti titoli di testa, fino a rendere arte e fotografia anche le scene più crudeli. La parte iniziale di Jake Gyllenhaal in viaggio con moglie e figlia diventa una delle cose più angoscianti su cui abbia posato occhio ma tutto il film nasconde un significato che si comprende meglio solo dopo un’accurata elaborazione e fa venire voglia di alzarsi ed applaudire l’autore.
Affrontata la parte seria, arriviamo al dunque:
E’ ovviamente valsa la pena recarsi alla conferenza stampa e informiamo chi l’ha finora ignorato o non ha preso sufficientemente consapevolezza della cosa che Aaron Taylor-Johnson è non solo un bellissimo ragazzo, ma anche e soprattutto un attore di gran qualità che in questo film si è incerti se odiare o trovare inquietantemente sensuale. Anche quando è seduto nudo su un water.
6. Jesus VR
In questi primi giorni una frase che capitava spesso di sentire e dire era “Vado a vedere Gesù”.Il Gesù in questione però era un Gesù virtuale perchè la Mostra del Cinema quest’anno ha ospitato l’anteprima di spezzoni del primo film interamente costruito in realtà virtuale ovvero Jesus VR.
Indossata maschera visiva e cuffie per il suono, via a ruotare sulla sedia girevole per vedere cosa succede attorno a noi nel film e spaventarci perchè, mentre guardiamo il bambinello nella paglia e Maria che se lo spupazza un suono alle nostre spalle ci fa voltare bruscamente e trovarci faccia a faccia con il bue della capanna.
Il tutto mentre lo staff, che ovviamente non indossa la maschera di virtual reality, può ridersela dei nostri comportamenti ridicoli mentre ci osserva guardare il film.
O futuro do cinema? Primeiro filme em VR. #jesusVR #Venezia73 pic.twitter.com/JpOoKYpGGp
— Anna Beatriz (@biasiqueira7) September 2, 2016
Affascinante.
7. Onore al Re del Belgio!
Pensavate che il miglior film di Venezia fosse in concorso? Ebbene no! Perchè forse la cosa più bella offerta da questo Festival finora è Kings of the Belgians, diretto da Peter Brosens e Jessica Woodworth, film della sezione Orizzonti presentato in anteprima il 3 settembre. Divertente (si è guadagnato più di un applauso spontaneo nel corso della proiezione), un po’ assurdo, malinconico ed entusiasmante, contiene alcuni fra i significati più belli visti a questa mostra e una delle interpretazioni migliori, quella del suo protagonista Peter Van den Begin che si è dimostrato, oltre che un egregio attore, un uomo meraviglioso che ha passato quindici minuti dopo il film a farsi foto con tutti, a ringraziare commosso e scherzare con chiunque del pubblico si rivolgesse a lui. Oltre a presentarsi, insieme al resto del cast, anche fuori dalle proiezioni successive del film per poter salutare il resto degli spettatori.
E’ felice, senza “se” (cit. Duncan Lloyd)
8. Frantz
Che un film di quasi due ore, in francese e tedesco, girato in bianco e nero e con al centro una storia d’amore ambientata dopo la Prima Guerra Mondiale potesse diventare uno dei nostri film preferiti alla Mostra non l’avrebbe detto nessuno… eppure è successo. Quasi non ci riconosciamo più. Dove sono i tempi in cui pensavamo solo agli zombie?
Grande merito di ciò, comunque, va non solo al regista François Ozon che firma una delle sue opere migliori, ma soprattutto al cast e in particolare fra gli altri a Paula Beer e Pierre Niney.
La Beer, nella sua bellezza e innocenza, dona un’anima viva e reale al personaggio di Anna; Pierre Niney è intenso e ipnotico come un quadro d’autore: guardarlo è come guardare un’opera d’arte, perfetta nell’imperfezione ed emotivamente spossante.
In tutto questo, vibra sempre la presenza non vista del “protagonista” della storia, il motore di tutti gli eventi, il Frantz del titolo, a cui dà voce e corpo Anton von Lucke, attore tedesco con cui abbiamo avuto modo di scambiare qualche parola al’Excelsior e che si può considerare la nuova fortunata “vittima” dell’Effetto Cumberbatch di cui vi abbiamo più volte reso partecipi.
9. Dalla depravazione all’eroismo.
Brimstone: 0 – Hacksaw Ridge: 1
Dalle stalle alle stelle, qualcuno direbbe. La realtà è che Brimstone di per sè è un ottimo film. Ben girato e, soprattutto, splendidamente recitato. Il suo livello di morbosità però raggiunge, a parere della sottoscritta (ma non di tutto fanheart), il punto di non ritorno già dalla scena delle budella (voi che avete visto capirete) e da lì è un rotolare senza freni verso la psicopatologia profonda.
Laureata offre supporto psicologico gratuito agli autori di #Brimstone che ne hanno evidentemente forte necessità. #Venezia73
— fanheart3 (@fanheart3) September 4, 2016
Molti sono fuggiti dalla sala, altri hanno amato gli elementi orrorifici, Jon Snow è un angelo (non in senso stretto, ma visivamente parlando… beh, capirete guardando) e noi ci chiederemo per sempre come è stata girata quella scena fra Guy Pearce e la giovanissima Ivy George, che ci ha dato gli incubi di notte.
L’ansia da film malato ci ha spinto allora a vedere Hacksaw Ridge il giorno dopo perchè, pur essendo un film di guerra, parlava della storia vera e splendidamente rincuorante del primo obiettore di coscienza che ha partecipato alla Seconda Guerra Mondiale guadagnandosi la medaglia d’onore per aver salvato 75 soldati senza aver toccato un’arma. Un film sulla fede, sull’amore e sulla vera umanità, che non è solo – e, anzi, non è tanto – quella malata e deforme rappresentata dal citato Brimstone, ma ha spesso in sè qualcosa di più grande e quasi miracoloso.
Ringraziamo dunque Mel per avercelo ricordato.
10. El Ciudadano Ilustre
Uno degli ultimi film visti ieri è stato El Ciudadano Ilustre e affermiamo già d’ora che la pellicola ha ottime probabilità di vincere uno dei premi principali del concorso, probabilmente la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile.
Chi era entrato in sala aspettandosi un “paccone” di film, si è ritrovato di fronte ad una storia ironica, un po’ triste a tratti, piena di scene epiche (fra tutte quella del video di presentazione del Premio Nobel ai suoi concittadini di Salas… che neanche i power point che facevo ad otto anni…) e un finale a sorpresa che chiude con un botto e ha suscitato in sala un’onda di applausi che ha tenuto gli attori in piedi a riceverli per minuti infiniti.
A sorpresa questo film conferma una caratteristica di questa Mostra, finora: quella di non essere inevitabilmente dolorosa e tragica come erano state molte edizioni precedenti. C’è un sottofondo di speranza e di… “possibilità” in molti dei film che abbiamo avuto la fortuna di vedere e non possiamo negare che la cosa ristori ben poco, soprattutto in questo periodo storico.
Domani si torna al Lido per passare alla fase 2 fra cannibali innamorati (The Bad Batch), riflessioni sull’infinito e il tempo (Voyage of Time) e registi sudamericani di eccellenza (Pablo Larrain con Jackie e il nostro amato Lorenzo Vigas con il suo documentario sul padre El Vendedor de Orquideas).
Chiudiamo dunque qui, lasciandovi con l’immagine della sorpresa principale in cui sono incappati gli spettatori del Festival quest’anno. Se solo ce ne fossero così più spesso…
By Agnese