Un piccolo, ma speriamo utile, vademecum per stare all’erta e riconoscere a colpo d’occhio le convention che potrebbero rivelarsi poco professionali e non mantenere quanto promesso.
Negli ultimi anni troppe convention che millantavano la presenza di cast stellari si sono rivelate disorganizzate e poco professionali, nei peggiori casi approfittando dell’amore dei fan per i loro beniamini (di questo avevamo già parlato qui nel 2015).
Si sa, in eventi come questi i contrattempi sono all’ordine del giorno, soprattutto in convention con ospiti di un certo spessore, e spesso non attribuibili allo staff organizzativo. Ciononostante, alcuni eventi hanno chiaramente dimostrato una pressoché completa mancanza di coordinazione, di serietà e di competenza.
Un esempio al contrario (ma non l’unico in Italia) simbolo per anni di eccellenza nella professionalità e competenza dello staff, è la Jus in Bello (a.k.a Jib) , celebre convention di Supernatural (e ora non solo, grazie alla costola Jibland) che si svolge a Roma dal 2013 (vedi i nostri articoli sulle edizioni JIB7, JIB6).
Se le convention fossero tutte come la Jib, questo articolo non avrebbe ragione di esistere.
Non ci interessa elencare qui la lista delle convention che si sono rivelate disastrose. Altrove sul web si è parlato fino allo sfinimento delle pecche di questo o quell’evento. Focalizziamoci, invece su come prevenire, sui campanelli di allarme che ci possono far capire che l’evento che ci interessa ha qualcosa che non va.
Ne abbiamo parlato con Monica Micio, che, come noi, è una fan, e che nella vita babbana lavora per un notaio. Non si occupa legalmente di questi aspetti, ma ha acconsentito volentieri a contribuire a stilare un piccolo vademecum per riconoscere a colpo d’occhio le convention da evitare.
Partiamo dall’inizio. Quali sono i primi dettagli a cui dobbiamo prestare attenzione?
Per prima cosa, occorre aver presente che partecipare a una convention organizzata da una associazione culturale non è la stessa cosa che comprare un biglietto del cinema o per un concerto. In questo secondo caso si sta comprando un prodotto o un servizio da una società, mentre nel primo caso, si sta aderendo (come associati, sostenitori o donatori) a una associazione che ha come scopo la promozione culturale del mondo fandomico e la realizzazione di eventi ad esso legati. In realtà gli introiti non figurano specificatamente per la partecipazione a un determinato evento, ma a sostenere economicamente l’associazione. Pertanto le regole che si possono applicare all’acquisto di un biglietto per un concerto di Ligabue non si applicano agli eventi promossi dall’associazione. E’ una differenza sottile, spesso non messa in evidenza dai promotori ma di solito evidenziata in modo ben chiaro nei TOS (Terms of service, condizioni di servizio).
Quali sono i primi dettagli da controllare con attenzione?
La prima cosa a cui prestare attenzione sono proprio i TOS: se chi organizza l’evento si presenta come associazione culturale ma non mette in evidenza questo punto, di solito è per indurre chi paga per partecipare a un evento a credere che si tratti di qualcosa di diverso.
Giustissimo. Anche fanheart3 è un’associazione culturale e il contributo che chiediamo relativamente agli eventi come la ficsIT proviene dai soci o dalle nostre tasche e viene utilizzato per l’evento stesso o reinvestito nel miglioramento dell’associazione stessa. Questo lo scriviamo a chiare lettere appunto perché per noi è fondamentale che il socio capisca bene cosa sta finanziando e sia consapevole dell’uso che facciamo del denaro che sceglie di donarci, fosse anche solo un euro.
Benissimo. Un altro aspetto da tenere in considerazione è che l’organizzione di una convention non è cosa da poco. Per piccola che sia, occorre avere uno spazio espositivo, prendere contatti con i produttori della serie/film/libro per immagini promozionali ufficiali ed eventualmente la presenza del cast, ecc… oltre a costare denaro, questo richiede una notevole capacità organizzativa e comunicativa e una certa esperienza, per operare a determinati livelli.
E’ vero che ogni associazione alla nascita è partita da zero e non era conosciuta, ma una associazione seria inizia sicuramente con piccoli eventi e raduni, vede e pondera se essi possono attirare i fan in primo luogo, e solo in un secondo momento, quando si è fatta conoscere, coinvolge i produttori ufficiali.
Pertanto, se compare dal nulla una associazione creata l’altro ieri che vi promette di portare in Italia l’intero cast degli Avengers alla prima convention che organizza… ecco, questo è sicuramente un campanello d’allarme riguardo alla loro serietà.
Una ricerca su Internet e un confronto con altri fan che hanno già avuto esperienze è sicuramente utile in tal senso.
Guarda, ti dico solo che anche una “semplice” convention sulle fanfiction come la nostra FicsIT, nasconde un’organizzazione non da poco, soprattutto se lo staff è ridotto e ha anche una vita e un lavoro full time che lo impegna… Molti sottovalutano la complessità del gestire un evento, se le risorse che hai sono limitate.
Altri campanelli di allarme?
Direi che questi sono anche i primi dettagli da controllare, in quanto in Italia la normativa delle associazioni senza scopo di lucro (sotto cui ricadono le associazioni culturali) hanno una normativa piuttosto lasca, sotto determinate condizioni non hanno l’obbligo di aprire una Partita Iva e, se offrono servizi rivolti esclusivamente ad associati, sostenitori e donatori, non sono considerate attività commerciali, pertanto non sono soggette ad iscrizione in Camera di Commercio o presso un albo regionale ove è possibile verificare i nominativi dei membri. Un’associazione non riconosciuta non ha nemmeno l’obbligo di essere costituita con un atto scritto, richiedendo solo l’accordo tra i soci!
Quindi, da un punto di vista giuridico, sono soggetti difficilmente tracciabili. Il consiglio è quello di usare il buonsenso: se una associazione esiste da diversi anni e le sue convention si sono svolte regolamente, con la presenza degli ospiti previsti (salvo cause di forza maggiore, ovviamente), c’è un buon margine di sicurezza riguardo alla loro serietà, ma, come dicevo prima, se si tratta di persone alle prime armi ma i loro annunci sono particolarmente roboanti (location esclusive in hotel di lusso, partecipazione di ospiti internazionali), questo dovrebbe renderci diffidenti.
Tieni conto però, anche anche le associazioni serie, come la JIB, hanno scritto molto chiaramente che le donazioni e le quote associative servono per il funzionamento e il mantenimento dell’associazione e della loro attività, pertanto non credo che esista, ad esempio, un “diritto di recesso” come nel caso di acquisto di un biglietto di cinema o teatro.
Invece, quando ci si rende conto di essere stati truffati, o comunque quando non si ottiene quello per cui si aveva pagato, cosa si può fare? A chi ci si può rivolgere e in che modo?
Credo che di truffa si possa parlare solo nel caso in cui non sia stato ben specificato nei TOS che il versamento della quota riguardava l’iscrizione a una associazione culturale e non l’acquisto diretto di un biglietto per un evento, o nel caso in cui le condizioni e i termini di servizio siano stati fraudolentemente occultati o si siano usate parole che abbiano potuto ingenerare un fraintendimento nei consumatori.
Se ci sono gli estremi per una truffa come sopra descritta, che è un reato penale, occorre rivolgersi alle forze dell’ordine. Ma prima di interpellare polizia o carabinieri è meglio rivolgersi a un avvocato per capire se si è veramente stati vittima di un raggiro o di una truffa, o se invece si tratta di un contenzioso civile (che non è un reato) perché ritengo di non aver ottenuto ciò per cui ho pagato.
Capisco bene che sia una considerazione amara, ma nel caso non si configuri un reato di truffa, per il quale si muove autonomamente l’autorità giudiziaria e tu, come parte lesa, devi aspettare l’esito delle indagini, è una causa civile tra due privati cittadini, soggetta ai nostri tempi biblici della giustizia.
In questo caso avrebbe senso cercare altre persone che non hanno ottenuto quello che era stato loro promesso, per una causa civile congiunta?
Potrebbe essere una buona idea anche per dividere i costi oltre ad avere maggiori testimonianze?
Naturalmente, stando attenti anche in questa circostanza che venga fatto tutto a norma e che non saltino fuori spese impreviste e poco chiare…
In realtà il nostro sistema giuridico non conosce una “class action” equiparabile al sistema giuridico statunitense, dove una categoria di persone si muove compatta come un unico soggetto.
Però è sicuramente fattibile per un gruppo di persone, che lamentano lo stesso tipo di danno economico per le medesime cause e contro il medesimo soggetto, rivolgersi collettivamente a un legale.
Un buon professionista durante il primo colloquio mette in chiaro quali sono le spese che si affrontano in sede di causa e, soprattutto, dopo un primo esame della fattispecie, è in grado di fare una stima approssimativa delle probabilità di vincere la causa o avere un rimborso.
Insomma, qualora un professionsta vi dicesse: “Lasciate perdere, non ne vale la pena”, probabilmente è così – ed è anche un bravo professionista che non vi fa spendere centinaia di euro in un causa che durerà anni 😉 –
Anche perché, se i membri di una associazione risultano nullatenenti (non intestatari di immobili, autoveicoli e conti correnti) ma magari detengono solo una Postepay o un conto Paypal con pochi spiccioli, tu puoi anche vincere la causa, ma più di tanto non potrai recuperare.
In quel caso credo che si ottenga di più una pessima recensione o un post pubblico in cui si denuncia quanto successo, stando attenti a non esagerare né prendere a male parole o si passa automaticamente dalla parte del torto e di chi è perseguibile, giusto?
Esatto.
Se ho avuto una esperienza negativa con una associazione o un evento, è mio diritto parlarne ed esporre il mio punto di vista sulla questione, stando però attenta a essere precisa quando riferisco i fatti accaduti: riportare eventi in modo esagerato o distorto potrebbe causare una reazione legale da parte dell’associazione per lesione dell’immagine.
Per non parlare di insulti e minacce, che costituiscono sempre un reato e non devono mai accadere, per quanto uno sia deluso e arrabbiato di aver perso i soldi per una convention che non si è svolta.
Ringraziamo Monica Micio per il prezioso supporto (qui il suo profilo Facebook) e ci auguriamo che questo articolo possa essere utile a chi si appresta a partecipare a qualche convention.
Ricordate: calma e sangue freddo prima di impazzire per la presenza del vostro divo del cuore. Prima di correre a pagare, ponetevi delle domande e, se non trovate le risposte, scavate più a fondo.
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