Ivo Van Hove ci propone “Obsession”, la trasposizione teatrale del’omonimo film di Luchino Visconti. Tra i protagonisti un eccellente Jude Law, il prestigioso Barbican Theatre di Londra e la noia degli spettatori.


Obsession: La ricetta vincente

Prendete Ivo Van Hove: un regista di spicco, vincitore di premi dai nomi altisonanti, tra i quali un Tony Award e un  Laurence Olivier Award. Direttore della casa di produzione Toneelgroep Amsterdam e conosciuto a livello internazionale per opere che Wikipedia definisce quasi minacciosamente “avant garde experimental theatre productions“(= produzioni teatrali sperimentali avant-garde).

Aggiungete Jude Law: un attore che è impossibile non conoscere, tanto famoso quanto bello e soprattutto bravo. Vincitore di una serie infinita di premi tra i quali addirittura un BAFTA nel 2000, e che fino a pochi mesi fa ci ha emozionato con il suo Lenny Belardo aka Papa Pio XIII nella strepitosa serie The Young Pope di Paolo Sorrentino.

Ripescate “Ossessione”: un film dal titolo accattivante, di un regista dal nome esotico (almeno per il pubblico inglese) e dalla giusta misura di notorietà – ovvero quella che assicura da un lato che il nome risulti “familiare” allo spettatore, e dall’altro che solo pochi eletti si ricordino del film specifico a cui si fa riferimento.

Assicuratevi che sul set ci siano almeno un tapis roulant, una bacinella, il motore di una macchina appeso al soffitto, una bistecca cruda, una luce puntata sugli spettatori, un po’ di ortaggi da spargere sul pavimento e, perchè no, anche un paio di schermi su cui si possano proiettare volti e parti del corpo in ordine totalmente casuale. E mi raccomando, togliete le scarpe ai protagonisti.

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Jude Law e Halina Reijn (photo credit)

Inserite qualche scena di sesso qua e là, ma, per renderla più artistica, evitate accuratamente che i protagonisti si tolgano i vestiti. Fateglieli togliere invece nella scena in cui si fanno il bagno nella bacinella, che così fa anche un po’ “The Dreamers” e diventa ancora più “artistico”. Anzi, fate in modo che Jude Law sia seminudo per metà dello spettacolo, senza alcun motivo al mondo.

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Jude Law e Halina Reijn (photo credit)

Il risultato finale

Ormai l’avete capito: sono rimasta delusa da Obsession. Sarà che avevo aspettative molto alte dopo aver visto lo straordinario Don Juan in Soho di Patrick Marber, un altro spettacolo con un protagonista accattivante, o forse ho riposto troppa fiducia nella scelta di Jude Law di interpretare questo ruolo.

In effetti anche la trama mi era sembrata promettente: lo squattrinato affascinante Gino (Jude Law) incontra Giuseppe (interpretato Gijs Scholten van Aschat, famosissimo attore olandese) e sua moglie Hanna (Halina Reijn), molto più giovane del marito e palesemente intrappolata in un matrimonio poco felice. Gino e Hanna sono così innamorati e attratti l’uno dall’altra che si trovano ad avere una relazione mentre complottano di uccidere Giuseppe. Ma il programma del Barbican ci avvisa da subito che sarà proprio questo delitto che porterà alla loro rovina, in quella che viene descritta come una “chilling story where passion can lead only to destruction” (= storia agghiacciante in cui la passione porterà solo alla distruzione).

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Gijs Scholten van Aschat, Halina Reijn, Jude Law e Robert de Hoog (photo credit)

Insomma, il Barbican mi aveva promesso uno spettacolo intelligente, pieno di passione, intrighi, personaggi affascinanti ed emozioni forti. E sicuramente per quanto riguarda i personaggi aveva ragione: dai protagonisti che hanno il volto di Jude Law, Halina Reijn e Gijs Scholten van Aschat fino ai personaggi secondari come Johnny (Robert de Hoog) il compagno di viaggio di Gino, il prete e l’ispettore di polizia (entrambi interpretati dallo strepitoso Chukwudi Iwuji) e alla giovane Anita (Aysha Kala) che appare solo verso la fine dello spettacolo, l’intero cast ci ha mostrato di essere in grado di gestire personaggi complicati con energia e dedizione. Jude Law ha addirittura il compito di “tenere in piedi” in qualche modo l’intero spettacolo, e in effetti è stata proprio la sua straordinaria presenza scenica che mi ha impedito di lasciare il teatro.

E nonostante tutto, la bravura indiscussa di tutti gli attori (per non parlare della loro resistenza fisica!) non è stata sufficiente. Perchè la trama in sè fa acqua (anzi, olio – quello che cola dal famoso motore appeso al soffitto!), e a mancare sono proprio tutte quelle emozioni che mi erano state promesse. Dove sono finite la passione, la suspence, la complicità fra Gino e Hanna? Dov’è quell’emozione che ti fa commuovere, arrabbiare, tirare un sospiro di sollievo e fare il tifo per i protagonisti? Sono bastati pochi (lunghissimi) minuti a mostrare che, nonostante l’opera di Ivo van Hove sia a tratti visivamente accattivante, quello che manca è il coinvolgimento. E il risultato è uno spettacolo freddo, lento e noioso, che trasmette solo un grande desiderio di guardare l’orologio.

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Chukwudi Iwuji e Jude Law (photo credit)

Le belle notizie

Concludo questa mia recensione in un modo un po’ meno negativo, lasciandovi con non una ma ben due belle notizie.

La prima è che, anche se Obsession non è già più nei teatri inglesi, a Londra ci sono invece molti altri spettacoli che vale la pena di vedere! Uno è proprio Don Juan in Soho con David Tennant, che ho citato poco fa, ma le scelte sono davvero innumerevoli. Qui una lista di musical da recuperare.

La seconda è che un motivo per andare a vedere Obsession (al Koninklijk Theater Carré di Amsterdam dall’8 al 18 giugno e poi a Les Théâtres de la Ville de Luxembourg dal 23 al 25 giugno) c’è, ed è Jude Law. Che dopo uno spettacolo così, di coinvolgimento emotivo e contatto umano ne ha proprio bisogno! A Londra è rimasto fuori dalla Stage Door per più di mezz’ora, firmando autografi, scattando selfie e ridendo quando i fan si sono messi a cantargli tutta la canzone “Hey Jude”. Non ci credete? Vi lascio le “prove”! 😉

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fanheart3 Obsession Jude Law

Serena

Autrice. "Sometimes I've believed as many as six impossible things before breakfast" Alice In Wonderland