I fan sono meravigliosi, non smetterò mai di ripeterlo. Sono meravigliosi perché l’emozione pulsante che trasmettono rispetto a ciò che amano è qualcosa di unico, un’energia pura che non guarda in faccia all’età, alla geografia, alla razza, al sesso… è bella e rende la persona che vive e trasmette quell’energia più luminosa.

Quando poi questa passione viene riconosciuta, messa a frutto e applicata in qualcosa di concreto, rende possibile in una certa misura anche agli altri (a chi lo desidera almeno) di attingervi.

È il caso di chi scrive, disegna, compone… e di chi studia. I ricercatori sono dei fan talmente accaniti da decidere di dedicare la loro vita a studiarne il perché, per conoscere meglio sé stessi ma anche per permettere a molti altri di scoprire quella cosa meravigliosa e forse di arrivare ad amarla almeno un pochino.

Per questo quando con Fanheart3 incontriamo uno di questi fan, che lavorano “dietro le quinte”, se così si può dire, vogliamo avere la possibilità di conoscerli meglio e di farli conoscere meglio anche a voi.

Sara Ferrari è una sociologa che si è laureata da poco con una interessantissima tesi in cui analizza come le fan della serie tv Supernatural, partendo dalla base offerta dallo show e attraverso le fanfiction, rielaborino quella che è l’idea tradizionale di mascolinità. Ho avuto modo di incontrarla al Coffe Box di Padova (ormai meta stabile per gli incontri di Fanheart3!) per un’intervista sulla sua ricerca, che si è trasformata (come spesso accade in questi casi) in una lunghissima chiacchierata sul fandom e le fanfiction, ma anche sulla sociologia, il rapporto con il mondo accademico, la dimensione femminile, la politica e il non sempre facile rapporto con i media e le produzioni. Tanta carne al fuoco per quello che è risultato essere un lungo viaggio, che per comodità vi ho suddiviso in macro-argomenti.


Fan Culture e Sociologia

Attraverso sguardi femminili, mascolinità alternative nelle fanfiction di Supernatural, per capire meglio questo titolo iniziamo con il parlare un po’ di te. Qual è il tuo percorso di studi e cosa ti ha portato a scegliere di trattare un argomento così particolare?

Sara: Intanto grazie per avermi chiesto di partecipare, sono contentissima! Il mio avvicinamento al fandom è una cosa che ormai risale a quindici anni fa, partendo dai manga e in particolare da Sayiuki, e poi da lì è stata una strada in salita… o in discesa. Inizialmente mi ero iscritta a Psicologia, poi in realtà ho fatto una settimana di Psicologia e sono scappata a Sociologia… (ride) sono rimasta felicissima, ho capito che era quello che faceva per me e non mi sono più staccata!

Durante il percorso universitario, sono diventata sempre più appassionata di fandom, seguivo Supernatural da qualche anno e avevo un blog su Tumblr. Ricordo che dicevo spesso “mi piacerebbe che ci fossero più studi accademici su Fandom e Fanfiction!”, avrei voluto che fosse stata una cosa più comune. Da un certo punto di vista, in certi ambienti accademici è considerata ancora una cosa controversa, un argomento tabù.

Poi è arrivato il momento di fare la tesi e ho capito che quella persona potevo essere io! Ho avuto un’illuminazione.

Il primo naturale trasporto è quello di abbracciarla. Il cuore del lavoro di Fanheart3 è proprio quello di studiare e parlare dell’attività dei fan e di come questa sia arrivata negli anni a influenzare sempre di più le produzioni cinematografiche, televisive e non solo. Questa però è solo la punta di un iceberg fatto di dinamiche sociali, psicologiche ed economiche, che rendono la Fan Culture uno dei terreni di ricerca più affascinanti di quest’epoca. È indubbio che per un sociologo dovrebbe essere un campo di studi piuttosto interessante e prolifico.

Sara: Decisamente anche perché è un ambiente… da molti punti di vista è un gruppo chiuso, quindi hai la possibilità di farci uno studio sopra in modo metodico. Poi c’è il fatto, adesso ne parleremo, che è un ambiente prevalentemente femminile quindi ha delle caratteristiche molto specifiche che molto spesso non ritrovi al di fuori di quella dimensione. Ti da l’occasione di parlare delle donne, un argomento molto spesso tralasciato dalla sociologia (ride)… anche la sociologia risente della tendenza di studiare solo cose che interessano gli uomini ma soprattutto di farlo solo dal punto di vista proprio degli uomini. Quindi è assolutamente un’occasione!

Lavorando anche a contatto con sociologi mi sono trovata a scontrarmi, proprio parlando di Fan Culture, con l’obiezione “sì ok, interessante che ci siano studiosi di sociologica che conoscendo o facendo parte di quella dimensione decidano di studiarla, ma normalmente questo tipo di dinamiche vengono affrontate da un ricercatore esterno all’ambiente osservato”. Nel caso della Fan Culture viene anche sollevata spesso questa obiezione, “voi siete parte di quella realtà quindi non avete uno sguardo neutrale sull’argomento”.

Sara: Intanto c’è da dire che per quanto vero, chi studia un fenomeno… non esiste veramente una neutralità, non mi stupisce che tu abbia sentito questa cosa. È anche vero che il primo giorno di sociologia, al primo corso hanno detto “se state in questo corso sappiate che la neutralità non esiste!”.

Secondo me la cosa importante, fondamentale, è rendere sempre chiaro che lo studio è fatto da una persona che ha una posizione di un certo tipo, esplicitando la propria opinione, la propria parzialità riguardo all’argomento. Fintanto che si ha chiara la posizione di che scrive, chi legge può farsi un’idea e prendere una decisione autonoma. Di essere d’accordo, in disaccordo… l’importante è mettere in chiaro la propria posizione rispetto a quanto si analizza.

Attraverso sguardi femminili ”… era già un’idea definita in partenza oppure si è strutturata nel corso delle tue ricerche?

Sara: Sapevo che volevo fare qualcosa che avesse a che fare con fandom e rappresentazione mediatica. Avevo anche pensato di dedicarmi a esempi di modi di condurre la propria sessualità non convenzionali nei telefilm. Poi dato che sono particolarmente appassionata alle fanfiction, vagliando un po’ le ipotesi, sono andata su quello.


Fanfiction: dove tutto è possibile

Si dice che il primo bacio non si scorda mai ma, e chi scrive vi assicuro lo sa bene, nemmeno la prima fanfiction si scorda tanto facilmente.

Come sei entrata in contatto con le fanfiction? Ti ricordi la prima volta che ne hai letta una? Sapevi già di cosa si trattava oppure è stata una sorpresa?

Sara: Ci sono capitata per caso, sempre con mia sorella, la prima che ho letto era di Sayuki… credo paring (coppia) Sanzo e Goku…

Lancio al volo a Sara uno sguardo d’intesa “sia messo a verbale in data odierna che sono pienamente d’accordo con quanto dichiarato dalla signorina Sara!” e iniziamo a ridere.

Erano ancora quei gloriosi anni in cui le autrici inserivano commenti nelle storie (sotto forma di nota tra parentesi! n.d. Susanna), ridiamo ancora un po’ e Sara rimarca “non ricordo il titolo ma non la dimenticherò mai!”. Bei tempi.

Racconto di come era stato sconvolgente per me, a circa tredici anni, scoprire per caso che c’erano persone che scrivevano e pubblicavano online “racconti in cui Harry Potter baciava Ginny prima che lo dicesse la Rowling!” (e a prescindere dal fatto che io la trovassi già allora una cosa orribile).

Sara: Io ricordo di essermici subito buttata dentro, probabilmente cercavo qualcosa che nella letteratura tradizionale e in tv non trovavo, quindi mi ci sono subito buttata a delfino e ho cominciato a divorarne.

Quella delle fanfiction è forse una delle forme letterarie che più si è evoluta negli ultimi anni, raffinandosi e raccogliendo anche adesioni da un pubblico più maturo rispetto a quello delle origini (di internet almeno).

Qual è la cosa che ti ha colpito maggiormente della realtà delle fanfiction all’inizio e cosa invece ti è rimasto di più, o quali aspetti per te sono risaltati maggiormente, negli ultimi anni?

Sara: Inizialmente la cosa che mi ha colpito di più era vedere queste relazioni, delle dinamiche tra uomini soprattutto, che era un qualcosa che io cercavo disperatamente perché ai miei occhi rappresentavano qualcosa di così paritario che… in un certo senso, è come se a undici anni pur non conoscendo la parola e il significato di “eteronormatività” già fossi stanca di vedermela attorno ovunque. Quindi anche senza sapere a cosa facevo riferimento, io cercavo qualcosa di diverso. Era una cosa di cui avevo bisogno anche proprio emotivamente.

Andando avanti nel tempo, mi sono resa conto che la situazione non è proprio così idilliaca… nel senso che di fanfiction ce ne sono di tutti i tipi. Trovi davvero narrative di ogni genere, più tradizionali, più progressiste… c’è un cambiamento in particolare che mi è rimasto negli anni e cioè un’evoluzione di tipo qualitativo, una presa di consapevolezza prima nel fandom e poi nelle fanfiction di alcuni trope utilizzati molto nelle fanfiction (di cosa significano effettivamente certe pratiche, come si svolgono ecc). Vedo anche molte più critiche costruttive, persone che si aiutano concretamente per migliorare i lavori e i contenuti delle storie.

C’è stato anche un miglioramento concreto nello stile di scrittura. Una volta era molto più facile trovare la così detta “ficcyna brutta” oggi invece il modo di scrivere è molto più raffinato e strutturato e ci sono molti più scrittori.


Fanfiction: una rivoluzione al femminile

Science Fiction Culture (Camille Bacon-Smith)

Uno dei tratti distintivi della dimensione letteraria delle fanfiction è che la maggior parte degli autori (o delle autrici in questo caso) sono donne.

Nella tesi fai particolare riferimento agli studi di Bacon-Smith, che rispetto all’attività del fandom di Star Trek negli anni Settanta e Ottanta; rileva che già allora più del 90% degli autori di fanfiction era donna. Si tratterà di dati validi oggi come allora?

Sara: Nel caso del fandom di Supernatural sembrerebbe di sì, ho citato anche nella mia tesi un sondaggio che è stato fatto che testimonia questa presenza spropositata di donne nel fandom e tra gli autori di fanfiction di Supernatural e, nel caso specifico di questo fandom anche di persone gender-queer (appartenenti alla comunità LGBT). Nella mia esperienza personale questo è vero anche di molti altri fandom, che si occupano di telefilm, film e videogiochi… mi viene in mente anche il telefilm di Hannibal ad esempio.

Proprio in relazione a questo fandom mi viene in mente un episodio avvenuto a una convention di Hannibal a Londra: era fine convention, c’erano tutti gli attori ed eravamo in questa grande stanza, senza palco, non c’erano divisori ne niente… e uno di loro, non ricordo chi, fa un battuta che poteva essere presa come innuendo e si sentono delle risatine in sala delle ragazze che erano lì. Questo attore prende il microfono e, in modo assolutamente scherzoso e affettuoso, dice alle ragazze “comportatevi bene!” e si sente una ragazza che urla “MAI!” e tutti si mettono a ridere. Ora, non sono io la prima a fare questo discorso ma lo condivido in pieno: il fandom è un posto in cui le donne possono “non comportarsi bene”, ovvero possono non rispettare tutte quelle regole, tutte quelle pressioni sociali a cui normalmente sono sottoposte.

Stai zitta, sii carina, rispettosa, sorridi sempre… imbarazzati se qualcuno parla di sesso perché, non si può fare!” queste ti guardano e dicono “sì ma io voglio parlare di Dean in lingerie! Voglio parlarti dei miei kink e te li descrivo in modo grafico, parlo quanto voglio!”, è un posto in cui le donne non possono essere controllate, soprattutto dagli uomini. Se osservi, una delle prime reazioni naturali alle fanfiction è quella della paura e dell’imbarazzo, paura di queste donne che di colpo si esprimono, fanno quello che vogliono, usano la propria voce.. corrono in giro! Senti proprio un certo timore verso questa massa di persone che non rispondono a quelli che sono i segnali comuni. Questa cosa si riversa anche molto nelle fanfiction, è un luogo in cui puoi parlare sia di cose più tradizionalmente di ambito femminile, quindi amore, famiglia, maternità; sia di cose tradizionalmente di ambito maschile come avventura, macchine, rock! Senza essere giudicata, puoi essere esplicita e al contempo esprimere i tuoi timori, sul sesso ad esempio che è un ambito molto toccato e, per estensione, il tuo entusiasmo. E puoi veramente se vuoi “uscire dalla scatola” e penso che questa sia una cosa che attira molto le donne che nella vita sono sottoposte a una pressione notevole esterna.

Non molto tempo fa, in occasione dell’intervista fatta a Francesca Bufera per l’uscita del suo romanzo Clover (nato proprio sul portale di fanfiction italiano EFP), ci siamo trovate a parlare del rapporto tra femminile e maschile rispetto alla dimensione delle fanfiction e in particolare del fenomeno di sempre maggior successo della letteratura M/M (storie d’amore tra due uomini scritte da donne). Francesca ha esplicitato allora un punto di vista molto interessante, che poi mi sono ritrovata a condividere e che vi riporto per comodità sotto forma di citazione,

 

Se proprio devo individuare quelli che secondo me sono motori possibili, penso innanzitutto che una situazione tra due uomini aiuti la lettrice donna a uscire da schemi mentali così radicati che a volte vengono dati per scontati.

In Occidente la sessualità ha spesso il corpo femminile come centro gravitazionale; al punto che nel desiderio femminile l’essere desiderate diventa più importante del desiderare. Noto che, invece, una caratteristica in comune a tutte le donne che sono affascinate dalle storie tra uomini è che parlano molto più spesso dell’avvenenza maschile, del corpo maschile, dell’uomo come oggetto del desiderio e non solo come soggetto di cui attirare le attenzioni. Insomma: è come se si trattasse di donne che hanno bisogno di guardare l’uomo con un tipo di sguardo che nella nostra società è (a torto) considerato convenzionalmente maschile. (Francesca Bufera, Clover: Intervista a Francesca Bufera)

L’immagine che emerge è quella di donne non prive di insicurezze, ma sempre meno preoccupate ad apparire. Che non vedono nell’approvazione esterna, sia sul piano comportamentale che estetico, il centro del loro interesse ma che anzi, riversano questo focus sull’uomo, sulle aspettative verso il maschile. Una dinamica che emerge più chiaramente anche attraverso gli studi di Sara.

Sara: Riflessione che si collega anche al fatto che tipicamente nei media mainstream, cinematografici, televisivi, ciò che le donne vogliono passa spesso attraverso un filtro maschile. Tipicamente sono uomini in posizione di potere, da produttori a scrittori… fino anche a un’ampia fetta di spettatori, che creano una narrativa su quello che le donne vogliono nella vita.

Qui sono le donne che prendono l’iniziativa, se ne fregano e raccontano cosa vogliono. Anche per quello “Attraverso sguardi femminili”: è quello il nocciolo della questione.

Come succede a molti tesisti in diversi ambiti, ma forse con qualche difficoltà in più, non è stato facile per Sara riuscire trovare il giusto relatore a cui proporre una tesi su un argomento così controverso e poco in linea con gli interessi canonici dell’accademia. Armata delle giuste idee, una scaletta definita, tanta convinzione ed entusiasmo “mi sembrava surreale l’idea di poter davvero affrontare questo argomento!” non si è data per vinta e alla fine la sua tenacia è stata premiata.


Fan Culture e Università

Journal of Fandom Studies (ed. Intellect)

È stato difficile trovare un relatore interessato all’argomento? O hai incuriosito subito qualcuno? Quanto ha influito nella scelta dell’argomento da trattare?

Sara: (parlando del relatore) è evidente che si tratta di una persona a cui piace pensare un po’ fuori dalla scatola, già quando avevo fatto il suo corso mi era sembrato adatto anche a livello di affinità nell’atteggiamento, piuttosto che di competenza pregressa sull’argomento. E infatti lui è stato subito entusiasta.

Uno dei problemi che si rileva oggi a livello accademico, soprattutto in Italia, è quello del totale disinteresse (a limite del sospetto, se si escludono rari casi) verso tutti quei campi di studio che non rientrano all’interno delle aree di competenza considerate valide a priori. Manca la curiosità e manca il mettersi in gioco, ma si spera che le cose possano migliorare.

Curiosità che apparentemente non manca all’estero, dove l’attenzione rivolta all’attività dei fan e del fandom, nell’ambito dei Cultural Studies, è sempre maggiore. Sono molti oggi i docenti e gli studenti che decidono di dedicarsi alla Fan Culture e alcuni di questi (storico esempio sono le ricercatrici e docenti americane Lynn Zubernis e Katherine Larsen) partono proprio da uno dei fandom che negli anni è riuscito a intrecciare con i produttori un rapporto interessante e inedito; parliamo ovviamente di Supernatural, che anche Sara mette al centro delle sue ricerche.


Supernatural: un fandom unico nel suo genere

Perché, tra tutti, proprio Supernatural? Abbiamo raccontato in più occasioni come l’attività che si è sviluppata negli anni attorno a questo fandom è stata molto intensa, grazie anche al rapporto particolare che si è creato tra la produzione e gli attori della serie e i fan. Qual è il tuo rapporto e la tua esperienza con questo fandom?

Sara: Supernatural ha una storia molto travagliata di rapporto fandom/produttori, soprattutto per quanto riguarda la questione femminile. Quando parlo di fandom di Supernatural lo intendo in senso allargato, comprendo anche attori e produttori, perché mi dà un senso di familiarità che altri fandom non mi danno. C’è un’intensità in questo fandom che porta a degli scontri molto forti… e infine a delle belle riconciliazioni. Si è imparato come comunicare tra fan, attori, produzione… anche se ci sono delle posizioni che non combaciano e non combaceranno mai. Ho avuto la fortuna di vedere questa evoluzione, questa crescita, ho veramente visto il fandom passare da una situazione in cui su certi argomenti non ci si accordava e non si riusciva a parlarne, al punto che ora ogni tanto ci si scontra un po’, ci si scherza ma si è subito amici come prima. Lo scontro è il prezzo per un senso di comunità e di intensità tale; ci sono talmente tante persone che ci mettono talmente tanto di sé dentro, da entrambe le parti, che è inevitabile e ne vale la pena. Ci vedo dei rapporti vivi, delle passioni vive. E qual è un ambito di ricerca migliore se non uno in cui le persone ci buttano dentro così tanto di sé?

Supernatural Fandom: The Movie (documentario sul fandom realizzato con campagna su Indiegogo, info qui)

Non a caso il nome del fandom di Supernatural (nato proprio dalla volontà congiunta di fan e autori) è #Supernaturalfamily. Una grande famiglia dove, come in tutte le famiglie, è concesso “quasi” tutto. Esiste perfino un documentario realizzato tramite crowfounding che racconta la vita di questo bellissimo fandom e di tutto quello che è stato costruito negli anni.

Gli scontri ci sono e si alza la voce, perché in fondo si sa che poi ci perdoneremo a vicenda e che, a prescindere da tutto, dall’altra parte c’è un grande amore per quello che siamo e che stiamo facendo insieme. Una cosa che si riversa, tra i vari aspetti, anche nelle fanfiction.


Supernatural: genere e rappresentazione della mascolinità

Cosa rendono le fanfiction di Supernatural più adatte di altre per parlare di narrativa di genere? E in generale della costruzione e definizione del “maschile”?

Sara: Come ho scritto anche nella tesi, il genere nel fandom di Supernatural è un argomento centrale, è un argomento definente. Ho sempre sostenuto che Supernatural sia una storia che parla di mascolinità in modo protagonista. C’è questo conflitto infinito con queste figure paterne che spesso rappresentano degli stereotipi molto tradizionali e macisti, a partire da John Winchester. Dall’altra parte abbiamo questi “wayword sons”, figli ribelli che decidono di ribellarsi a livello più simbolico, più implicito, a queste nozioni tradizionali, questi ideali tossici, con cui sono cresciuti e che in qualche modo gli hanno distrutto la vita.

Il personaggio di Dean Winchester, il suo complesso rapporto con il padre, con il fratello Sam e con l’universo femminile, è uno degli elementi centrali della tua analisi. Cosa ci puoi dire in merito? Cosa rappresenta Dean rispetto ai rapporti di genere e alla definizione di mascolinità?

Sara: Dean Winchester, uno dei due protagonisti, viene costruito con caratteristiche molto tradizionalmente maschili: modo di vestire, parlare, macchine, rock (fumetti porno che escono dai divani!) ma anche, in senso opposto, molti gusti e interessi tradizionalmente associati all’universo femminile, cosa che in lui crea un conflitto molto forte. Si crea in lui un centro di problematizzazione del genere e della mascolinità, e della ipermascolinità, intesa sul modello americano. Cosa vuol dire essere ipermascolini? Quali conseguenze negative e tossiche porta una cosa del genere? E questo discorso che si accentra intorno a Dean non è stato perso dal fandom che si è concentrato negli anni su questo conflitto e ne ha discusso a fondo e a lungo.

Ci sono moltissimi meta che hanno parlato della cosa, anche con una competenza linguistica e culturale che mi ha lasciato spesso stupita; uno però dei mezzi con cui è stata affrontata in modo più efficace è quella delle fanfiction.


Supernatural e fanfiction: la decostruzione dell’ipermascolino

Sara: Vedere questa problematizzazione dal punto di vista narrativo e reinterpretare la narrativa di Supernatural in modo da cambiarne il risultato. Si ritrovano molto spesso nel Dean delle fanfiction gli stessi problemi che emergono da quello del telefilm, solo che poi effettivamente vengono affrontati, vengono trattati e non solo accennati. In Supernatural poi si finisce sempre su un modello molto conservatore di affrontare il problema, non se ne parla esplicitamente e anzi si va a rafforzare questa visione dell’ipermascolino. Nelle fanfiction invece, in quelle che ho scelto di trattare nella mia tesi, questa ipermascolinità viene completamente decostruita. “Queste sono le regole del gioco, questi sono i parametri, rispettiamoli fino a lì e poi cambiamoli, cambiamo il risultato finale”; è una forma di emancipazione da questa ipermascolinità.

Di solito infatti queste fanfiction si concludono con un Dean più felice sia nel suo lato più tradizionale, che nell’abbracciare quello più “tradizionalmente” femminile.

Molte della creature mostruose che i fratelli Winchester si trovano ad affrontare non sono altro che una metafora, una sublimazione di paure e pulsioni che in questo modo assumono una forma e trovano sfogo. Si creano dinamiche che possono essere lette nel loro primo significato (due giovani uomini con un passato difficile che uccidono mostri) o su un piano più metaforico (un percorso che ci permette di affrontare le nostre paure/pulsioni).

Sara: La fanfiction lancia un messaggio che legittima quelle narrative in modo esplicito, si legittimano cose che in Supernatural, sul piano canonico, vengono considerate tabù. Questo rende anche molto interessante l’utilizzo di Supernatural, perché si parla di un argomento come il genere, politicamente molto sensibile.


Supernatural: Dean Winchester e la definizione di mascolinità

Uno dei fulcri narrativi principali di Supernatural è il rapporto tra i due fratelli protagonisti, Sam e Dean Winchester, che dopo aver perso la mamma da bambini in circostanze misteriose e dai connotati sovrannaturali, vengono trascinati dal padre John nella vita nomade e difficile dei Cacciatori (di mostri ovviamente). Dean è il fratello maggiore, il cui compito è quello di proteggere e aiutare a crescere il piccolo Sam, al punto da assumere nei confronti di quest’ultimo durante l’infanzia un ruolo quasi genitoriale.

Sara: Nei termini della sostituzione delle figure genitoriali di Sam con Dean, c’è un altro discorso complesso. John ha costretto in un certo modo Dean a diventare una figura genitoriale per Sam, ma quello che implicitamente John ha fatto con Dean è quello di fargli prendere, rispetto al fratello, il ruolo di Mary (la madre). Quindi non tanto quello di un padre in senso tradizionale, quanto quello di coprire il ruolo che tradizionalmente sarebbe della madre. Dove John cresceva i figli con un modo più militaresco e anaffettivo, Dean si occupava di più della parte emotiva di Sam, spesso tralasciando la propria. Ovviamente, essendo un bambino non poteva gestire questo ruolo.

Questo sicuramente è parte del conflitto che esiste in Dean. Ricordo un episodio in particolare, Dark side of the moon nella quinta stagione, dove si vede questo Dean bambino, prima di tutte le tragedie che sarebbero successe di lì a poco. Un bambino molto percettivo, molto sensibile, molto aperto anche emotivamente nel rapporto che ha con la madre… anni dopo lo troviamo costretto ad utilizzare delle risorse emotive (quelle legate alla dimensione più tradizionalmente mascolina) che non ha, non si tratta più di qualcosa che sviluppa per una sua indole, ma qualcosa che è costretto a sviluppare.

Un’altra cosa che ho trovato molto interessante nel paragone tra Sam e Dean è che Sam, è molto più simile a John che non Dean in certo senso e questo gli fa vivere con più serenità il rapporto con la propria mascolinità. Dean quando dà un atteggiamento mascolino di sé risulta sempre molto costruito, molto teatrale, dove invece Sam vive con molta più naturalezza tutte quelle sfumature della sua persona che in qualche modo potrebbero essere ricondotte a una dimensione più femminile che maschile. Un esempio è la sua ossessione per il cibo salutare e l’insalata.

In Dean emerge molto chiaramente come, in una dinamica prepotentemente associata alla dimensione femminile (di cui parlavamo sopra), il riscontro esterno rispetto a quello che è il suo modo di comportarsi, risulti fondamentale per rafforzare la sicurezza in sé stesso in quanto uomo.

Sara: E la radice sta proprio nella crescita e nell’educazione che John ha impartito a Dean, che per valere deve essere un soldato. Deve affrontare a salvare il mondo, sempre senza paura e con disinteresse in modo quasi apatico. Dall’altra parte però John ha potuto fare questo facendo leva proprio sull’enorme emotività di Dean che aveva dimostrato fin da subito e che era la sua natura più profonda; John si è attaccato a quell’emotività, a quell’affetto e l’ha utilizzato, instillando però un messaggio completamente opposto.


Supernatural: Castiel, una diversa idea di mascolinità

Un momento molto importante, anche sul piano narrativo, per lo sviluppo della storia di Supernatural è stato l’inizio della quarta stagione e l’arrivo del personaggio di Castiel. Questo momento rappresenta non solo un momento di cambio sostanziale nella struttura narrativa della serie, ma anche la nascita di una delle coppie più popolari (e discusse, nel bene e nel male) nel fandom della serie.

Come si inserisce all’interno di questo quadro la figura di Castiel? Cosa rappresenta nel suo rapporto con il personaggio di Dean? Qual’ è stata l’evoluzione che il suo inserimento e il loro incontro ha portato sia rispetto alla storia, che alla caratterizzazione del personaggio di Dean?

Sara: Dean, come emerge chiaramente fin dalle prime stagioni, ha un bisogno disperato di rapporti omosociali. Non necessariamente omosessuali, ma proprio omosociali, cioè rapporti con altre figure maschili. Ma spesso quando Dean ha rapporti con altri uomini sono o di tipo genitoriale, cioè figure paterne come suo padre, autoritarie. O sono rapporti con i suoi pari ma basati sul machismo, sulla dimostrazione reciproca di virilità. Sono rapporti in cui Dean deve sempre mantenere una sua performance di virilità.

In tutto questo Castiel è un essere alieno, in tutti i sensi, alle strutture e convenzioni umane. Questo involontariamente stravolge tutto quello che Dean ha sempre saputo su come gestire un rapporto con un altro uomo. Castiel tecnicamente non ha genere, ma è chiaro che nel telefilm viene presentato, a partire dal suo aspetto, come un uomo. Nel momento in cui arriva quasi istantaneamente le barriere emotive che Dean ha e che mette tra sé e gli altri, ma soprattutto tra sé e gli altri uomini, cadono e lui inizia a fare cose che non aveva mai fatto prima in relazione ad altri uomini se non con suo fratello.

Nell’episodio On the head of a pin (4×16), sedici episodi dopo l’arrivo di Castiel, che per gli standard di Supernatural significa che si sono appena conosciuti, Dean si trova nel letto di un ospedale e fa in lacrime una confessione a Castiel. Si lascia andare e manifesta debolezza, cosa che fino a quel momento sarebbe stata impensabile con qualsiasi personaggio maschile che non fosse Sam o il resto della sua famiglia… anche con riserve.

On the head of a pin (4×16)

Da quel momento il rapporto si sviluppa sempre molto con questo tipo di dinamica; con Castiel è possibile un’apertura maggiore e una disinvoltura maggiore che con qualsiasi altro uomo della serie, incluso in certi frangenti Sam. Perché poi con Sam scatta sempre un meccanismo di tipo genitoriale e protettivo.

Credo che questo sia uno dei motivi per cui mi è subito piaciuto il rapporto di Dean e Castiel, perché arriva questa figura di cui lui ha bisogno nella sua vita e subito scava in profondità, riuscendo ad accedere a una parte di Dean che lui non ha mai mostrato a nessuno. Misha Collins (l’interprete di Castiel) è sicuramente molto magnetico, ma credo che la ragione dietro la popolarità di questa coppia negli ultimi dieci anni derivi principalmente da questa dinamica.

Come tutti i fan di Supernatural sanno, l’impatto e lo spazio riservato negli anni al personaggio di Castiel è da sempre motivo di discussione, tra schieramenti contrari che preferivano che il focus della storia restasse più sui fratelli e fan accaniti del personaggio e del cambiamento che il suo arrivo (con tutta la mitologia correlata), nel bene e nel male, ha portato nello show.

Resta indubbio che, arrivati alla tredicesima stagione di quello che è lo show sci-fi americano più longevo di sempre, Castiel sia entrato ormai a far parte completamente e integralmente della serie e della storia dei fratelli Winchester.


Fan Culture: gli Uomini del Futuro

Nella tua tesi, in riferimento proprio alla dinamica creatasi tra Dean e Castiel, fai una citazione molto interessante di Penley, presentandoci il concetto di “Uomini del futuro”,

Da questo punto di vista, i Castiel e Dean di un corpo di fanfiction ricordano quegli «uomini del futuro» che Penley (2014) delinea nel suo saggio sullo slash Kirk/Spock: uomini portatori di una mascolinità reimmaginata in senso femminista, nella quale forza e dignità possono convivere con vulnerabilità fisica ed emotiva, momenti di indecisione o confusione, non-eterosessualità. Dean e Castiel sono una versione contemporanea di quel modello, sia nel senso che sono scritti quarant’anni dopo rispetto alle fanfiction a cui fa riferimento Penley, sia nel senso che a differenza di Kirk e Spock sono immaginati non nel futuro ma nel presente delle scrittrici, in qualche modo già accessibili: se non (a sufficienza) nella realtà, almeno nelle fanfiction.

(Sara Ferrari, Attraverso sguardi femminili, mascolinità alternative nelle fanfiction di Supernatural)

Si tratta di un concetto estremamente interessante, ce ne parleresti?

Sara: Mentre discutevo la tesi una professoressa ha sollevato un’osservazione interessante, mi ha detto “davvero possiamo rivoluzionare il modo in cui pensiamo il genere, se usiamo gli stessi riferimenti del sistema di partenza e lo stesso linguaggio?”. Diceva questo perché io facevo spesso riferimento ai termini “mascolinità più soft” rispetto a “mascolinità più hard” che vengono usate in queste fanfiction, facendo coincidere questo con “mascolinità più femminile”, che è poi quello che fa anche la Penley quando si riferisce a questi Uomini del Futuro. La professoressa diceva che se usiamo questi termini a sproposito, rischiamo di far riferimento a qualcosa che è tradizionalmente femminile (soft) e che quindi per le persone rischierà sempre di restare qualcosa di ambito femminile. Diciamo che gli uomini possono essere femminili, ma non lavoriamo sul problema di fondo e cioè l’associazione di una determinata condizione alla realtà femminile. Ha poi aggiunto, come provocazione, “sai a me va bene anche ruvido, non deve essere soft”! Ho apprezzato moltissimo questa cosa. Penso però che il discorso sia leggermente diverso.

La cosa rivoluzionaria che fanno le fanfiction che ho analizzato; è ridefinire che cosa sia la forza e, di contro, cosa siano la debolezza, la passionalità… Viene supportata la possibilità di esprimere una debolezza, la possibilità di affrontare dei problemi usando la gentilezza, la compassione… ma che questo non escluda assolutamente quello di essere forti. Vulnerabilità può voler dire forza, usare la compassione invece che prepotenza vuol dire forza. Viene ridefinito cosa significa soft/hard, rispetto a femminile/maschile, che è quello che Penley anticipava nel suo saggio. La sua conclusione allora era stata che quelle autrici si immaginavano una situazione del genere nell’Enterprise, nel futuro, perché in quel momento non riuscivano a ricondurla alla loro realtà contingente. Oggi evidentemente riusciamo a immaginare questi uomini anche nella nostra realtà, nel 2018 qualcuno riusciamo anche a vederlo nella sfera mediatica, nella sfera pubblica… (sottovoce) sto pensando a Oscar Isaac…

Se siete giunti fino a qui nella lettura, mi sembra giusto stemperare la serietà del tutto dicendovi che a seguito della sopracitata dichiarazione sono seguiti diversi minuti di, tradizionalmente femminili, squittii tutti per Oscar Isaac. Sono sicura che sarebbe stato molto felice di unirsi a noi per parlare di mascolinità performativa e Dean Winchester.

Sara: li vediamo anche nella sfera pubblica, anche lo stesso Misha Collins, ne troviamo nella dimensione privata e speriamo di trovarne sempre di più… abbiamo tanta voglia di vedere questo tipo di uomini.

La speranza è che questo tipo di caratterizzazione possa essere adottato nel tempo, in modo più efficace e sistematico, anche dalle grandi produzioni rivolte ai più giovani.

Uno dei grandi fallimenti di Supernatural è quello di non essere stato in grado in questo senso di stare al passo con i tempi, pur avendone avute davvero tutte le possibilità, sia narrative che rispetto al target medio del suo pubblico.

Avendo superato da diversi minuti l’ora d’intervista, ci lasciamo andare a molte considerazioni più facete in merito allo show, alla bellezza delle labbra di Jensen Ackles e ad altre cose che è meglio non condividere in questa sede. Sara mi racconta alcuni aneddoti legati alle sue prime Jib (Jus In Bello, popolare convention italiana di Supernatural) e io ricordo a mia volta alcuni dei momenti migliori passati nelle due edizioni a cui ho partecipato negli scorsi anni (potete trovare dei vecchi articoli in proposito qui e qui). L’esperienza delle convention di Supernatural rimane una delle più deliranti (e speciali) delle nostre vite di fangirl, grazie a un cast che ha fatto dello stare sul palco e con i fan un’arte (e parte della sua vita).


Supernatural e fanfiction: la reinvenzione della mascolinità

Su quali elementi ti sei maggiormente soffermata per la scelta dei testi da analizzare? Riesci a individuare degli elementi ricorrenti (al limite del fanon) nella caratterizzazione che viene data ai personaggi all’interno di queste storie?

Sara: Ho voluto evitare, e l’ho specificato nella tesi, di fare un discorso incentrato sugli stereotipi. Ci sono moltissimi tropi ricorrenti nelle fanfiction, ad esempio la questione di Dean che indossa le mutandine rosa (canonico dal telefilm) o di Castiel che fa la maglia (da un aneddoto di Misha Collins), ci sono molte convenzioni che vengono rotte abitualmente e si potrebbe fare una tesi solo su quello, ma ho preferito concentrarmi su altri aspetti. Ho voluto osservare il modo in cui la reinvenzione della mascolinità che viene fatta in queste fanfiction; interagisce con altri marcatori sociali che possono essere la disabilità, la sessualità non convenzionale, il disagio psichico, la malattia fisica.

In una delle storie che ho scelto Castiel è autistico e ho osservato come questa reinvenzione in senso antigerarchico e antipatriarcale dei due personaggi consente a Dean di creare un rapporto paritario e costruttivo con Castiel. L’aspetto fondamentale che è emerso da questa analisi è stata che una tale reinvenzione delle loro mascolinità consentiva un rapporto tra due soggetti, anziché tra un soggetto possessore e un’altra persona che finisce per diventare oggetto, perché, in quanto svantaggiata nei rapporti sociali, finisce per essere qualcuno di cui ci si può facilmente approfittare o qualcuno che si può infantilizzare. Ovviamente quando si infantilizza una persona adulta, la releghiamo nel posto di oggetto dove può essere sfruttata, mentre questa reinvenzione consente di riallineare le due posizioni.

Questo è un esempio della linea di analisi che ho seguito; come la reinvenzione antigerarchica consente di creare un rapporto pari tra due soggetti, sfociando in atteggiamento antipatriarcale anche rispetto a questioni che non sono legate strettamente alla mascolinità e al genere. Sono intersezionali e quindi legate a tutta una serie di marcatori sociali e identitari che possono portare un soggetto a diventare oppresso.

Sono fanfiction che si focalizzano molto di più sull’aspetto emotivo, che poi resta il sotteso anche del telefilm, questo viaggio avventuroso in realtà fa da schermo al viaggio interiore e relazionale dei personaggi. Con la conclusione che i personaggi si aprono emotivamente molto di più rispetto al telefilm, diventano molto più abili a emanciparsi.

Un discorso su cui si ritorna a ciclo continuo: la fanfiction che parte dalla base canonica del telefilm; dove molte cose rimangono su un piano metaforico (i mostri) o di sottotestuale, e fa in modo di rendere questi riferimenti in modo esplicito e testuale.


Supernatural e Fandom

Supernatural come abbiamo detto è la serie che maggiormente è riuscita a coltivare negli anni un rapporto con i fan, al punto che la loro voce e le loro azioni si sono in molti casi sovrapposte a quelle degli autori, creando una sorta di essere unico più o meno riuscito.

Quanto rilevante secondo te, rispetto a quella che è stata l’evoluzione nella caratterizzazione dei personaggi nella serie, è stata l’influenza dell’attività dei fan negli anni?

Sara: Negli anni è cambiato molto questo rapporto, all’inizio era come parlare con un muro. Questa cosa è molto cambiata anche con l’inserimento di nuovi autori sempre più portati a dialogare con i fan. Tra tutti mi viene in mente Robbie Thompson che è sempre stato un paladino della comunicazione tra fan e autori, anche perché lui per primo è un fan e un geek. L’episodio Fanfiction (10×5, il 200 della serie) è il massimo esempio di questo (abbiamo dedicato un articolo all’episodio che potete trovare qui), in cui era evidente che Thompson aveva colto dei desideri che c’erano da tempo nel fandom e, alla maniera di Supernatural, ci ha un po’ giocato. Lo stesso Andrew Dabb (attuale showrunner) è molto più attento all’opinione dei fan. Detto questo c’è poi sempre quell’elemento di conflittualità, incontro/scontro, e rimane una linea dura da parte di Supernatural che accoglie l’input dei fan sempre entro un certo limite. C’è molta conoscenza e influenza, vengono fatti molti riferimenti, anche lo stesso mantenimento di Misha Collins nel cast al punto di essere regular è legato a quella che è una volontà di fondo dei fan. Per altri aspetti, che comprendono l’evoluzione emotiva dei personaggi e la citata Destiel, c’è una presa d’atto della cosa ma che si ferma lì.

Fanfiction (10×5)

Una serie fatta di alti e bassi, ma anche di un continuo cambio di autori che l’ha portata inevitabilmente a variare non solo nella struttura narrativa, ma anche nella rappresentazione e nell’evoluzione dei personaggi. In alcuni degli episodi più recenti sono stati fatti diversi riferimenti al rapporto dei due fratelli con i genitori, anche grazie al ritorno nella dodicesima stagione della madre Mary, che tuttavia restano solo episodi sporadici a cui gli autori non sembrano voler dare più spazio e rilievo.

Sembrano dei primi tentativi, goffi e poco convinti, di allinearsi a quella che è un’esigenza sempre più pressante espressa da parte dei fan e, in senso più ampio, di un target di spettatori che negli anni si è fatto per certi aspetti più esigente e reazionario.


Fandom: genere e mascolinità nei videogiochi della Bioware

In senso più ampio legato alla realtà dei fandom contemporanei, come vedi trattata la dimensione del rapporto tra generi e in particolare della definizione di mascolinità? Quali potrebbero essere, a tuo parere, degli altri fandom interessanti da analizzare e su cui costruire una riflessione in tal senso?

Sara: è indubbio che negli ultimi anni c’è stata una sensibilizzazione verso il concetto di rappresentation, si dà molta più attenzione alla varietà, nella rappresentazione dei personaggi. Siamo in un periodo molto reazionario e come sempre in questi casi, quando si pone attenzione verso qualcosa, aumentano anche le reazioni estreme contrarie, conservatrici. Questo anche perché oggi nei telefilm vediamo personaggi, anche maschili, sempre più vari. Gli Uomini del Futuro sono parte sempre più delle nostre narrative mediatiche.

Pensando alla rappresentazione dei personaggi maschili poco stereotipati, ben scritti e riusciti rispetto a questo concetto, mi viene in mente il videogioco Mass Effect. In generale ha dei personaggi sia maschili che femminili molto belli e per nulla stereotipati, a partire dal/dalla protagonista, Shepard, che mi ha lasciato quasi in lacrime la prima volta che ci ho giocato.

Shepard (Mass Effect)

Kaidan, che è uno dei personaggi maschili principali e una potenziale romance per il/la protagonista, è uno di questi esempi di uomo con una mascolinità molto lontana dal machismo classico. È un personaggio la cui caratterizzazione si gioca tutta sulla forza che deriva dalla compassione verso il prossimo, dalla preoccupazione per il prossimo.

Un altro esempio è Dorian in Dragon Age Inquisition (potete trovare un articolo su questo personaggi qui), che per tanti versi sembra ricoprire uno stereotipo sull’omosessualità e invece scopriamo che ci sono molte altre sfaccettature. Lo stesso Iron Bull sempre in Inquisition (articolo dedicato al personaggio qui) sembra ricoprire lo stereotipo macho del dominatore (con derivazioni BDSM), in realtà si scopre essere un personaggio molto complesso e attento alle questioni di consenso, di rispetto dell’altro, di comprensione e di ascolto. Questo è il tipo di mascolinità che si ritrova anche in queste fanfiction.

Chiunque conosca la Bioware e abbia giocato a uno dei suoi due franchise più famosi, i sopracitati Mass Effect e Dragon Age, sa che uno dei loro elementi di maggior pregio sta proprio nella caratterizzazione dei personaggi. A partire dai protagonisti, che possono essere uomo o donna, a scelta del giocatore, senza che questo influisca minimamente (se non rispetto alle potenziali romance) sulle scelte e le relazioni che il personaggio potrà andare a intrecciare nel corso del gioco. L’opera della Bioware, tra alti e bassi, resta una guida importante all’interno di un panorama videoludico in continua evoluzione e apparentemente più disponibile (rispetto al televisivo/cinematografico) a rispondere alle esigenze di un target di pubblico in continuo ampliamento e sempre più esigente.


Fanfiction: una rivoluzione ma non solo

Concludiamo questo interessantissimo incontro con Sara con un’ultima diretta citazione alla sua tesi,

nel mio elaborato ho difeso l’idea che le fanfiction, oltre che essere veicolo espressivo e ludico, possano realizzare un potenziale oppositivo – con la riserva di applicare questa etichetta con cautela” (Sara FerrariAttraverso sguardi femminili, mascolinità alternative nelle fanfiction di Supernatural)

Quali sono state, in sintesi, le tue conclusioni in merito? Pensi che continuerai ad approfondire la tua ricerca, con l’analisi di nuove opere o l’ampliamento ad altri aspetti di natura sociale?

Sara: La citazione che hai fatto è riferita a una questione di cui io ho accennato nell’introduzione della tesi e cioè il fatto che l’idea che le fanfiction realizzino questo potenziale di “resistenza” è da sempre contestata. Quando Jenkins ha scritto Textual Poachers, c’è stato un momento di grande entusiasmo su questa idea della scrittrice di fanfiction come “guerriera sociale illuminata” che realizza nella fanfiction queste utopia femminista… poi è arrivato qualcuno che giustamente ha detto “facciamo un passo indietro, ricordiamoci che le fanfiction hanno anche altre funzioni, hanno altre forme e scopi”. Non ci buttiamo sempre su nozioni radicali. Per questo io ho voluto fare un’analisi su dei testi e definire alcuni criteri e delle modalità sul perché, quei testi specifici, potessero definirsi “oppositivi”.

Questo si riconduce a quella che è stata la mia conclusione e che in sintesi… (ride) è quello che ci siamo dette fino ad ora. C’è questa voglia di vedere legittimate delle narrative che non seguono il solito punto di vista maschile, che rifiutano l’idea che certi tipi di mascolinità debbano essere inaccettabili, certi modi di vivere la sessualità entro certi schemi, debbano essere dei tabù. Che la mascolinità debba essere universalmente intesa all’interno di questo spettro molto limitato che abbiamo, molto costrittivo. Ed è una nozione molto connotata politicamente.

Anche se è ovvio che le scrittrici non stanno facendo campagna o attivismo politico mainstream, ma che scrivono storie perché ne sentono il bisogno, c’è una connotazione forte politica implicita in quello che scrivono.

È giusto recuperare questa idea di fanfiction come opposizione a certe nozioni tradizionali, sul genere in questo caso; non bisogna fare questa affermazione a cuor leggero in senso generico ma può essere interessante andare a vedere entro quali limiti questo succede. Questo tipo di paradigma è proprio quello che ci dà la possibilità di cogliere quell’aspetto politico implicito, che c’è nello scrivere una fanfiction con una narrativa esplicita del genere.

Doveva essere l’ultima domanda, ma il quesito nasce spontaneo e da questo emergono delle considerazioni molto interessanti.


Chi è il Fan?

Secondo te, qual è il grado di consapevolezza che le autrici di fanfiction e chiunque faccia parte attivamente di un fandom ha di quello che potrebbe essere in potenza il suo apporto sia sul piano sociale, quindi di cambiamento a livello sociale, che a livello di ricerca, di studio rispetto a questa esigenza?

Qual è secondo te il grado di consapevolezza che i fan hanno, banalmente… di sé stessi?

Sara: Oggi c’è un certo grado di consapevolezza, relativo al fatto di essere dei “ribelli” di essere fuori dal controllo o almeno da un certo tipo di controllo. Quello del sentirsi parte attivi di un “potenziale militante” lo sento molto nei fandom. Non credo che sempre ci sia una consapevolezza in chi scrive le fanfiction del potenziale di quello che sta facendo, c’è sicuramente in chi scrive i meta, che è consapevole che quello che fa non è neutrale, che ha delle connotazioni politiche radicali.

Nella fanfiction cambia, perché entrano in campo dei fattori molto meno razionali, le persone sono sviate da parti emotive che non sono immediatamente riconoscibili, entrano in gioco parti più inconsce.

Esiste invece una forte consapevolezza nel rapporto tra fandom ed “esterno”, persone che non sono fandom, gente che poi si spaventa di solito (ride). Lì si ha una forte consapevolezza di essere un gruppo, con certe caratteristiche e potenzialità, che non è neutro.

Questo è un aspetto che mi sarebbe piaciuto approfondire a livello di tesi e che probabilmente farò, quello del “gatekeeping” e di come reagiscono tutte queste fan a queste strategie che vengono deliberatamente messe in piedi per delegittimare quello che queste donne fanno, per ridicolizzarle e ostracizzarle.

Storico esempio in tale senso è stato quello della giornalista che qualche anno fa ha presentato, in occasione di un evento ufficiale dedicato alla serie televisiva Sherlock della BBC, ai due attori protagonisti uno stralcio tratto da una fanfiction slash esplicita da leggere davanti a tutti i fan. Una scelta a dir poco vergognosa, operata da quella che doveva essere una professionista, fatta deliberatamente per ridicolizzare una categoria specifica di fan. Gran peccato che non sia stata la fan a presentare agli attori la fanfiction da leggere e che anzi questo abbia portato l’autrice a ritirarsi per diverso tempo della scrittura.

Se da un lato quindi abbiamo ancora un’opinione pubblica e una stampa pronta a snaturare e farsi beffe dell’operato dei fan a ogni occasione, dall’altro emergono dei dati sempre più concreti e significativi su quella che invece è l’effettiva portata e incidenza del ruolo e dell’attività dei fan tanto sul piano culturale, quanto su quello sociale ed economico (e se non mi credete, date un’occhiata agli ultimi sondaggi relativi al Lucca Comics & Games).

Noi intanto ringraziamo Sara per la bellissima “chiacchierata” e ci auguriamo di poterla risentire presto. La sua strada alla scoperta del fandom sembra davvero iniziata con i migliori auspici e siamo sicure che il futuro le riserverà belle sorprese e grandi soddisfazioni.

A presto e carry on!


Susanna

Autore "In the end, it doesn’t matter what design we choose because it’s what’s inside the machine that’s brilliant" Joe, Halt and Catch Fire